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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - PREVIDENZA - BENVIGNATI (V.PRES.PATRONATO ACLI):"GLI INTERVENTI SETTORIALI NON FAVORISCONO IL CITTADINO"

(2016-05-16)

  "La prima osservazione è: i principi costituzionali dell'equità e dell'uguaglianza si devono fermare al raggiungimento dei trattamenti di quiescenza o, in qualche modo,  devono essere applicati successivamente ad essi e, ovviamente, al momento in cui vengono determinati questi trattamenti ?
E' l'interrogativo con il quale il vice Presidente del Patronato ACLI, Fabrizio Benvignati, ha aperto il suo intervento alle Giornate Nazionali della Previdenza, giunte alla IV edizione di una sempre più affollata iniziativa, a Napoli, dedicata al lavoro ed alla previdenza, con un focus nell'edizione di quest'anno orientato al rapporto giovani anziani.

"Il sistema contributivo ovviamente di per sé tende a designare uno status quo, cioè a realizzare successivamente alla quiescenza ciò che è avvenuto nella "vita lavorativa, nelle capacità della persona. Elementi  che - come sappiamo - sono sempre legate ai principi di partenza, di opportunità, di situazione socioeconomica in cui si opera.  Quindi, è chiaro che il trattamento contributivo, in termini generali, è un trattamento che non applica i principi di equità e di eguaglianza successivamente e al momento della determinazione dei trattamenti di quiescenza.

Questo, però, è - secondo il V.Presidente del patronato ACLI -  un primo problema sistemico, un meccanismo molto più stabilizzante relativamente ai saldi, che lascia comunque aperta una questione su cui ovviamente i legislatori e i governanti si devono interrogare. Infatti - ha proseguito Benvignati - molti degli argomenti che la Coordinatrice del CEPA Morena Piccinini ha affrontato, fuori di prospettiva,  sono la conseguenza di questa logica". Ma, "io non credo che uno Stato non possa non disattendere a questi principi costituzionali anche  riguardo al terzo periodo della vita delle persone."
Certo - ha fatto presente l'esponente delle ACLI - sappiamo che ci sono trattamenti di natura assistenziale che poi provvedono ai casi più conclamati, ma come al solito riguardano i livelli più colpiti, quelli più toccati ovvero quelli medio bassi.

Il secondo argomento è anch'esso sistemico e può fare la differenza per il futuro. Dice Benvignati "Sappiamo che l'Italia ha una spesa pensionistica, trattamenti economici,  molto elevata  ma, con un termine molto generico, i diversi servizi che insistono sulla solidarietà sono invece molto precari". Fatte le dovute somme, per Benvignati è chiaro che è il risultato della realtà italiana: l'aver puntato sui trattamenti economici. Ed è chiaro che hanno anche una valenza, una spesa politica  molto superiore rispetto ad altre situazioni, che invece hanno bisogno di tempi, competenze, investimenti,onestà,  per essere messi in campo." 

E' comunque, per l'esponente del Patronato ACLI, un problema che si pone in quanto è nel rapporto del welfare tra il sistema contributivo, la precarietà del lavoro di oggi, che  significherà precarietà dei trattamenti, come lo Stato si voglia organizzare rispetto a questi cittadini. È un ragionamento da fare, se i trattamenti economici si abbassano significa che almeno sui servizi bisogna lavorare, perchè non è possibile uscire da un modello che puntava tutto su una risposta individuale senza tener conto che questa risposta individuale necessariamente deve essere in parte sostituita da una risposta collettiva  rispetto ai bisogni della terza età.

L'ultimo elemento sistemico è la previdenza in termini sostanziali. "Questa è la cosa che mi è più cara perché secondo me è venuta meno, cioè questi meccanismi che sono stati creati sono meccanismi sostanziali di previdenza. E' nell'etimologia stessa della parola !" ha dichiarato Benvignati -.
Tutti sappiamo  che le proiezioni per classi di lavoratori precari a bassa restituzione avranno conseguenze estremamente insostenibili dal punto di vista del consenso nel futuro. Ma a me sembra "insensato" un meccanismo che trova anche delle soluzioni ragionevoli  per il presente ma rinvia nel trovarle anche in futuro perchè sostanzialmente le persone saranno povere. Ed è così un approccio molto settoriale per persone che saranno comunque a carico della solidarietà.
A questo punto: con una carenza di servizi e di soluzioni previdenziali che assicurino una sostenibilità di vita a questi soggetti mi sembra che siamo ancora molto assenti da un concreto dibattito."

Un problema di calcoli:"partiamo da calcoli estremamente ottimistici (incremento PIL - ndr.)  a calcoli, invece,i estremamente pessimistici, come quelli sull'aspettativa di vita. Ma anche su questo dovrebbe esserci una quadratura del cerchio, perlomeno una omogeneità, perchè non è un buon servizio di informazione previdenziale in modo tale che il cittadini possa discernere e comprendere, anche per orientare il proprio voto all'occasione in modo informato, oggettivo."  Non vorrei che ci fosse un'autorità che certifica i dati di tutti gli enti che insistono sulla materia, però è chiaro che c'è la necessità che qualcuno verifichi che si diano delle ipotesi per il futuro "sensate".

  Infine, la logica sulla flessibilità in uscita: "prima andavamo a piedi , adesso - con una battura - un'APE  ce l'hanno data (APE piccolo motoveicolo di trasporto a tre ruote per piccoli trasporti. ndr.), ma non è apprezzabile la logica della stratificazione degli interventi sulla flessibilità in uscita" ed è per il vice Presidente del Patronato ACLI, "confliggente con altre normative che esistono sulla stessa questione".
Per Benvignati "è assurdo che non ci sia qualcuno che cerchi di coordinare gli interventi " ed afferma "Noi possiamo anche essere favoriti da una logica di questo genere perchè il cittadino finisce per avere esigenze molto specialistiche."
Ma al di là di questo Benvignati ha ribadito, in chiusura, che gli interventi settoriali presi di volta in volta dal Governo non favoriscono il cittadino."(16/05/2016-ITL/ITNET) 

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