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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - PREVIDENZA FRA SERVIZI E TUTELE - PICCININI (INCA /CEPA):"LA PREVIDENZA DI DOMANI SI COSTRUISCE OGGI: DIALOGO E SINERGIE. ATTENDIAMO DA MESI..."

Gran parte della politica italiana pensa che quel che si doveva fare in termini di sicurezza sociale è stato gia' fatto...

(2016-05-11)

  Che lo iato esistente, talvolta,  fra processi decisionali/legislativi e la loro concreta attuazione, dia luogo a situazioni palesemente paradossali, è un dato di fatto sul quale ciascun cittadino potrebbe avere qualcosa da dire, soprattutto nell’ambito delle politiche di sicurezza sociale ed, in specie, di quelle previdenziali.  Di certo non facilita la vita nè dei cittadini, nè  delle imprese, nè tanto meno di quegli organismi che a vario titolo ed in rappresentanza dei cittadini quotidianamente si confrontano con la realtà del nostro Paese.

Se poi si aggiungono variabili determinanti come la crisi economica con la conseguente penuria - ormai endemica - di fondi, la costante fibrillazione politica nazionale ed internazionale e, perchè no, anche la crisi dei valori che presiedono alla gestione della cosa pubblica, le difficoltà si moltiplicano e ne derivano fatti ed avvenimenti sui quali potremmo tutti soffermarci. Anche il  "caso"  Patronati è fra i testimoni piu' eclatanti di questa discrasia, che, al netto di polemiche, campagne mediatiche ecc.., incide negativamente sui cittadini.

  Ad evidenziarlo, nel corso di un'intervista con Italialavorotv/Italiannetwork, che prelude alla imminente Giornata Nazionale della Previdenza, la presidente del Patronato INCA CGIL, Morena Piccinini, coordinatrice pro tempore del CEPA, composto dai maggiori patronati Italiani - ACLI, INAS CISL, INCA CGIL e ITAL UIL.
  Una lunga video-intervista – ma come si fa a riassumere in 14 caratteri, o giu' di lì,  dinamiche cosi' complesse e che toccano l'esistenza delle persone - nella quale, accanto ad avvenimenti e questioni più o meno contingenti,  sono emersi paradossi, assenze, complessità di un "sistema" con il quale è difficile dialogare, mentre occorrerebbe ampie sinergie, perchè i Patronati possano operare efficacemente nei servizi che la stessa pubblica amministrazione richiede e nell'interesse dei cittadini in Italia ed all'estero. 

  Ed è, appunto, sullo stato del dialogo con i Ministeri degli Esteri - CGIE e, soprattutto con il Ministero del lavoro che ha preso avvio l'intervista.

La presidente dell'INCA, dopo aver salutato positivamente l'insediamento del nuovo CGIE - Consiglio Generale degli Italiani all'Estero - si è augurata che il Comitato di Presidenza possa avere una più puntuale attività - considerata la scarsa agibilità dell'Assemblea - e che ci sia un interesse a riaffermare l'importanza del dialogo con i Patronati, come affermato nelle dichiarazioni iniziali. Un tema che verra' ripreso anche più tardi nel corso dell'intervista.

Quanto al rapporto con il Ministero del lavoro, Piccinini non ha nascosto l'esistenza di "qualche problema", in particolare per quanto riguarda l'attuazione dei decreti (applicativi delle riforme dettate dalla Finanziaria 2015-ndr. vedi:  http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=31210 e http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=34905).

"Ormai da novembre non c'è stata alcuna ulteriore precisazione interpretativa e applicativa dei decreti" precisa la Presidente dell'INCA CGIL. “Da parte nostra, come Patronati del CEPA - lavoriamo molto bene insieme da tanti mesi - stiamo approfondendo l'interpretazione di questi decreti, e dallo scorso febbraio abbiamo inviato al Ministero del lavoro una  richiesta di chiarimento su alcuni punti, a nostro parere, molto importanti, per dare, poi, applicazione ai decreti. Non avendo, però, avuto alcuna risposta fino ad ora, abbiamo predisposto un'ipotesi di possibile convenzione per verificare se potrà essere questa interpretazione pertinente, e quindi accolta, rispetto alla indicazione della legislazione in atto"

"Ebbene, commenta l'esponente dei Patronati del CEPA, è proprio questo il paradosso: in un momento di così profondo cambiamento nel quale sarebbe importante avere una continuità di rapporti, per svolgere ognuno di noi al meglio le proprie funzioni, in realtà non abbiamo convocazioni da tanto tempo."

Poi aggiunge "Ho visto che ci sono patronati che parlano di rapporti fluidi con il ministero. io non mi sento di dare questa definizione. Voglio usare altri aggettivi !

Ma certamente il fatto che da maggio 2015 non ci sia stata nessuna occasione di incontro sui cambiamenti in atto con la Direzione generale del Ministero del lavoro deputata alle questioni dei patronati, ovviamente a noi qualche problema lo pone".

ITL/ITNET : Denunciate le difficoltà nelle quali sarebbero incorsi i patronati per gli ulteriori tagli imposti dalla Finanziaria 2016, nel concreto quali sono stati gli effetti della diminuzione degli importi arrivati nelle casse dei Patronati ?
.
PICCININI "Grandi sacrifici, come INCA, ma ho visto anche gli altri patronati, per mantenere la stessa dimensione  della tutela Eppure,  paradossalmente,  ancora una volta sono state ridotte le risorse e contemporaneamente ci sono stati attribuiti nuovi incarichi. Da ultimo, quanto riguarda le procedure delle dimissioni on line !
La legge dice esplicitamente che le persone si possono rivolgere ai patronati e ci fa
piacere se si rivolgono a noi perché significa che si mettono in mani sicure dal punto
di vista della professionalità che noi sappiamo di avere, però contemporaneamente il
ministero ha fatto un'operazione per la quale scarica sul cittadino gli oneri e dice al
patronato mettiti a disposizione, senza alcuna compensazione.  Da un lato c'è il taglio di risorse, dall'altro lato nuove responsabilità. Questo è il segno di questi tempi !

Noi stiamo reggendo con tanta fatica ma stiamo facendo dell'esercizio della tutela  l'affermazione della civiltà di questo paese.  Non ci arrendiamo. E non ci arrendiamo al tentativo di mercatizzare la tutela;  di ridurre, attraverso l'indebolimento dei patronati, anche le condizioni di difesa dei diritti delle persone che lavorano, che sono in pensione,  che chiedono prestazioni sociali.

Certo sarebbe necessario riuscire ad avere una condizione di relazione con il governo un po' diversa, che non si limiti semplicemente al riconoscimento del fatto che i patronati sono importanti  ma  che possa accompagnare un processo di riorganizzazione e di riforma vera. Cosa che oggi non è all'ordine del giorno.

Ecco, in relazione a tutto questo non vorrei che, siccome noi come patronati stiamo dicendo che cerchiamo di reggere, cerchiamo di non privare i cittadini  della tutela, questo possa significare per il decisore pubblico che ci sia spazio per ridurre ulteriormente le risorse, perchè tanto loro ce la fanno. Non è così . Stiamo facendo grandi sacrifici, ed è una corda che è tirata fino all'estremo. Oltre questo decisamente non si può andare. Dovrebbe diventare una consapevolezza !”

ITL/ITNET: Quanto alle sedi all'estero, dove i cittadini italiani rappresentano la parte piu' debole del sistema, considerate le “aperture avanzate dal Sottosegretario Amendola, avete avanzato delle richieste. Richieste di apertura, ad esempio, di uno specifico tavolo di lavoro ?

PICCININI: “Noi lo auspichiamo, però fino ad ora non abbiamo avuto nessun segnale ! Reiteriamo continuamente la richiesta, ogni volta che ci sono avvicendamenti e segnali !. Il punto vero è che la richiesta di tutela all'estero cresce. Aumenta perché cambiano i bisogni, cambiano le persone che vanno a qualsiasi titolo all'estero, e davvero ci sarebbe bisogno di costruire sinergie tra i diversi soggetti che interagiscono all'estero.
Le competenze pubbliche devono espletate nella loro dimensione pubblica -  ci rammarichiamo, infatti,  ogni volta che viene chiuso un consolato e che viene ridotta l'efficacia dell'azione rivolta al pubblico- ma sarebbe importante proprio in relazione a questo di riuscire a ragionare pacatamente, di come mettere a frutto le forze di ognuno, per potere intercettare i nuovi bisogni e anche le diverse nuove aspettative delle persone che si rivolgono all'estero.
Certo, fino ad ora ci è stato chiesto in modo più o meno ufficiale, di farci carico di disservizi altrui, salvo poi negarne il valore quando si trattava di valorizzare anche,  semmai, economicamente queste attività.
È un po' il parallelo di quello che dicevo prima per l'Italia, si allargano le competenze però nulla si dice di come per i nuovi compiti ci siano nuove risorse messe a disposizione. Questo non è un buon costume, se noi avessimo modo di discutere e ragionare pacatamente con il Ministero degli esteri, del lavoro, anche di
questi aspetti, perchè noi siamo in grado anche di fornire proposte tali da  ottimizzare le risorse di ognuno.”

ITL/ITNET: Quali ipotesi ? E' possibile accennare a qualcuna di queste proposte ?

PICCININI: “Quando avremo un tavolo di confronto le rappresenteremo per l'efficacia del lavoro di tutti !”

ITL/ITNET:  Come patronati del CEPA parteciperete alla Giornata Nazionale della Previdenza ed interverrete su lavoro e pensioni nell'ambito di un dialogo fra vecchie e nuove  generazioni. Oggi non solo i giovani ma anche gli anziani scappano all'estero....

PICCININI: “E' particolarmente importante dal punto di vista politico, culturale, sociale ed anche economico riaffermare il cosiddetto principio a ripartizione, solidaristico, che ci deve essere all'interno di qualsiasi sistema previdenziale. Deve essere consapevolezza delle generazioni più anziane che le pensioni che stanno riscuotendo sono pagate da giovani, spesso precari, o da immigrati, che lavorano, pagano i contributi, le tasse, stanno pagando di più di quello che loro ricevono ora, ma che avranno diritto al pagamento della loro pensione quando matureranno i requisiti, e noi rivendichiamo che abbiano questo diritto a maturare i requisiti. Però ci deve essere consapevolezza e certezza, in questo senso, anche per le giovani generazioni che i contributi che stanno pagando servono non solo a pagare le vecchie pensioni, ma anche a costruire le vere e certe aspettative per il loro futuro.

Quello che è successo in questi anni ha profondamente incrinato questo legame, dal punto di vista politico, sociale, e culturale, troppo spesso il giovani si stanno chiedendo a che serve la contribuzione che sto versando ? Serve solo per pagare altre pensioni o serve anche per me stesso ?  E non aiuta l'atteggiamento,  come è stato rappresentato anche dai media, di chi dice stai attento perché avrai la pensione a 75 anni e non sarà più attualizzata all'oggi in 700 euro. Bisogna costruire degli strumenti per evitare che ciò accada ! E gli strumenti sono la certezza sul lavoro, una equità e certezza  retributiva, una contribuzione che non venga intaccata ad ogni minuto da fattori esterni. La certezza dell'oggi per costruire anche le certezze del futuro.

E poi bisogna rivedere quegli automatismi che sono stati messi in campo e che sono automatismi a prescindere, perché ci è stato detto fino ad oggi che l'aumento dell'età pensionabile derivava dall'aumento dell'aspettativa di vita. Ahinoi, perchè c'è di nuovo l'aumento dell'età pensionabile programmata da qua al 2050, però registriamo una diminuzione dell'aspettativa di vita. Allora siamo noi che chiediamo coerenza, perché da un lato c'è una tabella che ci spara tutti sempre più in alto con l'età pensionabile e sempre più in basso come rendimento della contribuzione versata, per effetto dell'aspettativa di vita, però contemporaneamente i dati reali dicono un'altra cosa.  Ecco io penso che questo capitolo pensioni decisamente vada riaperto, con un po' più di serenità rispetto a come è stato affrontato fino ad ora da parte soprattutto della politica, che da un lato ha rincorso l'emergenza. Vedi gli esodati: una  rincorsa continua se guardiamo all'ennesima salvaguardia, e ancora non hanno soddisfatto tutto il bisogno che era già stato rappresentato.  Ma, dall'altro lato, non ha ancora iniziato ad aprire, a verificare il capitolo previdenza per tutte le interconnessioni che ci sono tra una cosa e l'altra.

Purtroppo,  è un sistema molto delicato, con il quale se tocchi un aspetto devi sapere che ci sono conseguenze anche su tanti altri  aspetti, il problema dell'equilibrio tra giovani e anziani si è sempre posto nel tempo e che si pone ancora più oggi, sono stati realizzati tanti risparmi e gli unici veri risparmi che sono stati realizzati in questo paese e presentati in Europa, sono stati quelli sul versante previdenziale.
A suo tempo ci era stato detto che sarebbero stati utilizzati questi risparmi per costruire e salvaguardare le  pensioni dei giovani, i fatti si sono incaricati di  diimostrare che non è vero, sono stati tagli che sono serviti per ripianare il bilancio dello stato o per ridurne il disavanzo, ma nulla hanno dato ai giovani, anzi potenzialmente gli hanno tolto ancora di più di quanto non abbiano tolto ai più anziani, seppure con l'operazione del blocco  delle rivalutazioni anche gli anziani già pensionati hanno pagato il loro prezzo. 
Ma questo non è un barile che si può trattare continuamente perché tanto ce n'è
ancora!  Non ce n'è più di disponibilità, soprattutto se si parla di  equilibrio e solidarietà interna al sistema. Solidarietà è una parola pesante, ha bisogno di avere na sua rappresentazione  percepita.  Ed oggi non è percepita ! Ma questo è un bel problema del quale dobbiamo farci carico tutti, anche il Governo.!

ITL/ITNET: Lei è intervenuta in termini critici sulla “busta arancione”.

PICCININI: “Siccome è un tema serio, non vorremmo venisse banalizzato con una operazione mediatica, di immagine !
Se ripensiamo alla legge 335, la grande riforma che c'è stata in materia pensionistica, già diceva che  nel sistema contributivo era particolarmente importante mantenere la comunicazione periodica nei confronti degli iscritti, degli assicurati, circa la contribuzioni per essi versata e il montante  maturato. In venti anni non abbiamo mai visto niente di tutto ciò, nonostante tanti annunci. Quindi, oggi, da un lato potremmo dire questo paese è in ritardo venti anni nel dire alle persone cosa è stato per loro versato effettivamente e qual'è la loro posizione contributiva aggiornata. E non mi risulta che questo sia effettivamente con precisione rappresentato nella busta arancione attuale. Dall'altro lato, il fare previsioni sul futuro ha sempre in sè un gran margine di rischio. Tanto basta che molti paesi hanno scelto di fare previsioni sul futuro solo rispetto ad una scadenza molto breve, non scadenze lunghissime, perché sappiamo che ci sono tanti elementi che possono variare: elementi di carattere soggettivo, ma anche esterni che prescindono dalla persona, compreso questo frenetico cambiamento delle leggi che c'è nel nostro paese ,  a differenza di quanto avviene in altri paesi. Per questo motivo, quando si fanno le proiezioni, bisogna stare attenti a come si fanno, perché se non si prevede  un tasso di crescita molto ottimistico, si può indurre le persone a pensare che hanno una aspettativa previdenziale molto più alta rispetto a quella che in realtà non potrà effettivamente verificarsi. E questo determina anche delle conseguenze  sulla condizione di scelta individuale, ma al contempo se si assume il tema della precarietà come elemento della stabilizzazione della medesima senza mai la possibilità di recuperarla, è evidente che a quel punto si da una immagine talmente negativa per la quale si rischia che questa persona si chieda a che serve versare la contribuzione.

Con questo non voglio esprimere critiche su chi ha lavorato a questa cosa. Mi rendo conto che è molto difficile, ma dico 'attenzione', perché da un lato c'è il diritto delle persone ad avere con precisione e tempestività tutti gli atti di ciò che è stato per loro
versato, per potersi anche, nella prescrizione breve, organizzare, in caso abbiano bisogno di recuperare contributi non versati. Contemporaneamente, è particolarmente importante una proiezione per chi è vicino alla pensione, da usare con molta cautela e prudenza il tema proiezione a lungo periodo.
E, soprattutto,  bisogna che da tutto questo si tragga che se non siamo in condizione di creare condizioni di lavoro più stabili e sicure e remunerate in modo decente, si rischia di avere in futuro una pensione indecente. Bisogna lavorare sulle certezze dell'oggi per costruire anche le certezze del domani !

Su questo punto, vorrei aprire un'ultima parentesi:  non è che la precarietà e la discontinuità sia solo un tema dell'oggi,  che siano solo queste generazioni che lo stanno vivendo, non a caso vediamo come nelle pensioni in essere, il delta uomo donna, anche la grande povertà  spesso femminile nelle pensioni di vecchia data come di quelle recenti, derivano anche dal fatto che c'è stata sempre una grande discontinuità nel lavoro.

La differenza rispetto al passato quale è, che in passato pur con tanta fatica, si erano cercati  degli ammortizzatori anche di carattere previdenziale, di sostegno al reddito e di sostegno alla contribuzione attraverso la contribuzione figurativa.
Oggi però, purtroppo, registriamo  che gli ammortizzatori diminuiscono e la contribuzione figurativa ad essi collegata è sottoposta addirittura a un massimale. Quindi,  paradossalmente, in un momento nel quale abbiamo più bisogno di  valorizzare ogni singolo contributo versato,  nel momento abbiamo più bisogno di rafforzare anche le carriere fragili,  perché nel sistema contributivo rischiano di pagare un prezzo alto, proprio in questo momento si costruiscono operazioni per le quali il sostegno, anche in termini di aiuto esterno, viene meno nella proiezione del futuro.
Allora. Ci vuole un po' di coerenza rispetto alla differenza tra ciò che si predica e ciò che si fa realmente e se vogliamo parlare delle giovani generazioni dobbiamo dargli degli strumenti che oggi non gli diamo!..

ITL/ ITNET: Da 1 a 10 a che punto inserirebbe la tutela dei cittadini italiani in questo momento ?

PICCININI : “ La tutela dei diritti di carattere sociale e previdenziale ?  Ritengo che una grande parte della politica italiana pensi che quello che si doveva costruire sostanzialmente si è già fatto e che adesso ci si può dedicare alle emergenze ed alle marginalità. Non a caso stiamo parlando di una proposta di legge, per quanto riguarda l'intervento sulla povertà, dove si parla giustamente tanto delle esigenze di un intervento sulla povertà. Poco si parla, invece, del bisogno di intervenire anche sulla condizione di disagio che non è ancora diventato povertà conclamata per impedire che,  a sua volta, diventi povertà conclamata, perché si pensa che quella sia un'area già più protetta. Ma, purtroppo non è vero ! Ecco allora che la nostra visione, quale patronato, è che le persone stanno invece percependo una riduzione dei loro diritti. Una riduzione delle loro possibilità di accesso ai diritti.

In ambito sanitario è del tutto evidente ! In ambito sociale si sta riducendo la possibilità di avere sostegno pubblico,  si sta percependo che sempre di più si dice al cittadino arrangiati,  con l'assicurazione, la mutualità, la contrattazione, comunque con mezzi diversi !  Ed il cittadino percepisce un pubblico che progressivamente si ritrae e che lo lascia esposto!  Chi è in grado di organizzarsi, che ha le risorse economiche, che ha la capacità e la forza anche organizzata per farlo lo sente un po' meno e un po' più in ritardo questo contraccolpo; chi, invece, non è in grado di organizzarsi,  lo sente pesantemente. Ecco, nei nostri uffici stiamo vedendo una percezione di insicurezza sull'esercizio dei diritti e di sfarinamento di quello che abbiamo costruito nel tempo sul lavoro ed anche nella condizione sociale.

In sintesi, c'eravamo conquistati delle buone leggi, tante ancora mancavano, ora progressivamente sentiamo che queste si stanno corrodendo a fronte di una politica che pensa, magari, che abbiamo avuto  più di quello che non fosse possibile in periodi di crisi”.(11/05/2016-M.F.-ITL/ITNET)

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