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PENSIONATI ITALIANI NEL MONDO - INSEGNANTI- ANIEF: "ITALIA: IL PAESE DOVE LA QUALITA' DELLA VITA PEGGIORA CON IL TEMPO: I DOCENTI DI OGGI ANDRANNO IN PENSIONE CON 825 EURO AL MESE CONTRO I 1500 DI CHI LASCIA IL SERVIZIO OGGI"

(2016-01-05)

"Non è giunto alcun correttivo alla riforma Fornero e la flessibilità in uscita rimane una chimera: si dovrà lavorare per un periodo di tempo ancora più lungo, rappresentato da 4 mesi in più, a causa adeguamento dell'indice dell'aspettativa di vita. E le prospettive non sono migliori, se è dato certo che dal 2019 sarà previsto un ulteriore scatto che attualmente, secondo lo scenario demografico dell'Istat, sarà di nuovo pari a 4 o 5 mesi. Non va meglio per la pensione di vecchiaia: gli uomini, dipendenti o lavoratori autonomi, dovranno raggiungere i 66 anni e 7 mesi di età". E' quanto si legge in una nota dell'Anief, che prosegue.

"Intanto, l’ufficio studi Anief ha stimato che gli insegnanti immessi in ruolo quest’anno attraverso la Buona Scuola, rispetto a chi lascia il servizio oggi, andranno a percepire un assegno a dir poco decurtato: se un docente che oggi lascia a 65 anni percepisce una pensione media di 1.500 euro, chi è stato immesso in ruolo nel 2015 andrà in pensione a 70 anni con 825 euro.

Il  nuovo anno per i pensionati italiani sarà una vera e propria strada ad ostacoli. Il 2016 avrebbe dovuto porre la parola fine alla telenovela riguardante la riforma delle pensioni, ma il governo Renzi ha introdotto alcune novità attraverso le disposizioni contenute nella legge di Stabilità.

La prima di queste è rappresentata dall’anticipo al 2016 dell’innalzamento a 8mila euro della no TAX area per gli over 75, vale a dire la soglia di reddito entro la quale non verrà corrisposto il pagamento dell’Irpef, della proroga (previa disponibilità delle risorse) dell’opzione donna che consente alle lavoratrici il collocamento a riposo con 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per le libere professioniste) optando per il calcolo del trattamento pensionistico in modo totalmente contributivo.

In ordine alla rivalutazione delle pensioni dell’anno prossimo, si faranno ancora sentire gli effetti della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco triennale introdotto nel 2012-2013 per gli assegni superiori a tre volte il minimo. Continuerà ad essere adottato il sistema di restituzione adottato illegittimamente dal governo Renzi.

La novità principale risulta essere rappresentata  dalla  flessibilità in uscita; infatti dal prossimo anno si dovrà lavorare per un periodo di tempo più lungo, nella realtà rappresentato da ben 4 mesi in più, causa adeguamento dell’indice dell'aspettativa di vita. Ma le prospettive non sono migliori se è dato certo che dal  2019 sarà previsto un ulteriore scatto che attualmente, secondo lo scenario demografico dell'Istat, sarà di nuovo pari a 4 o 5 mesi.

Riportiamo sinteticamente le attuali regole valide per il conseguimento del tanto atteso trattamento pensionistico.
P. Anticipata. Attualmente, i requisiti contributivi per il conseguimento del diritto alla pensione anticipata salgono a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi di contributi per donne pari. Importante risulta sottolineare che viene sospeso sino al 2017 il sistema delle penalizzazioni (legge 190/2014)  per coloro che indipendentemente dall'età anagrafica raggiungono tale requisito.

Vecchiaia. Per la pensione di vecchiaia, inalterato rimane il raggiungimento della soglia contributiva di anni 20 anni di contributi. Gli uomini, dipendenti o lavoratori autonomi, dovranno raggiungere i 66 anni e 7 mesi di età. Lo stesso requisito è stabilito per le donne del pubblico impiego. Per le lavoratrici del settore privato l'aumento sarà più elevato in quanto l'effetto della speranza di vita si cumula con il graduale innalzamento dell'età per la vecchiaia che, entro il 2018, dovrà assicurare la totale parificazione con i requisiti vigenti per gli uomini. Per le dipendenti del settore privato serviranno quindi 65 anni e 7 mesi (contro i 63 anni e 9 mesi attuali), per le autonome 66 anni e un mese (contro i 64 anni e 9 mesi attuali)".(05/01/2015-ITL/ITNET)

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