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LAVORO - AUTONOMI - CAMUSSO(SEGR.GEN.CGIL):"NON C'E' ANTAGONISMO NEI CONFRONTI LAVORATORI AUTONOMI. LAVORO DEVE AVERE DIRITTI E TUTELE UNIVERSALI". LO STATUTO

(2015-04-16)

    "  "Si fa fatica a collocare le varie tipologie di lavoro dentro un'idea di ricomposizione di una società qual' è quella attuale. Ma per smentire chi  pensa che c'è una cultura non attrezzata ad affrontare il tema del lavoro autonomo e professionale, credo che sia necessario prendere atto che la discussione, per le sue articolazioni,  risulta un po' più complicata". Ad entrare nel merito della questione per rispondere ai dubbi spesso avanzati nel confronto fra rappresentanze professisonali degli autonomi e sindacati è la stessa Susanna Camusso, segretario Generale della CGIL intervenendo all'incontro promosso dalla Consulta del Lavoro della CGIL con le rappresentanze delle professioni autonome.

Per la leader della CGIL, pur partendo dal dato di fatto che  "L'organizzazione collettiva dei lavoratori. il sindacato confederale, è tradizionalmente organizzatore del lavoro dipendente, questo non vuol dire che è contrapposto al resto del lavoro" e spiega "  Fino a prova contraria le nostre controparti sono le associazioni d'impresa, non abbiamo una contrapposizione con i lavoratori che scelgono modalità differenti di stare nel mercato del lavoro. Questa fase è superata da un bel po' non è che la stiamo superando in queste ore"

  Dunque nessun problema.  "E no, è complicatissimo !" sostiene il Segretario Generale della CGIL e  ne spiega il perchè "lo è non in ragione delle volontà soggettive dei contraenti, ma in ragione del fatto che tutto ciò che è stato determinato nel mercato del lavoro, è stato determinato  da una costruzione di conflitto tra  soggetti "  Ovvero "se si risce a fare qualcosa sulla  previdenza da cui vengono gli autonomi questi penseranno che è colpa del lavoratore dipendente, il lavoratore dipendente non vorrà vedere il lavoratore autonomo, quello che ci ha la casse di settore dirà  ciò avviene perchè non sto nella cassa generale.

  Come se ne esce?  Per Camusso occorre prendere in considerazione la relazione esistente sul piano retributivo laddove chi fa un lavoro professionale e cognitivo si sente al di sotto della sfera del lavoratore dipendente  in quanto talvolta viene pagato meno di quello che riconoscono i contratti di lavoro per retribuzioni analoghe. Tuttavia, per la sindacalista  questa è solo una parte del problema e probabilmente non attiene solo al fattore "recupero" retributivo, c'è anche la necessità di identificare una "modalità  collettiva di misurazione" perchè "la contrattazione nazionale e la contrattazione aziendale sono un punto di riferimento anche per gli autonomi".

E giustamente dicono vogliamo essere i soggetti non l'oggetto. Anche questa mi pare una cosa straordinariamente interessante perchè è la prova che i processi possono essere analizzati solo per individualizzazione successive. A questo proposito, per la leader della CGIL, c'è, una volontà  dimostrata anche dai tassi di associazionismo (forme associative volontarie, o identitarie delle singole professioni)"  Ordunque  non c'è una dimensione tutta antagonista  tra soggetti, ragion per cui  la prospettiva che bisognerebbe immaginarsi  - per lo meno la CGIL se lo propone -  che il lavoro debba avere dei diritti e delle tutele universali." 

Qualcuno dice che è stato fatto - ha affermato Camusso - ma "è stato fatto nel senso che si è deciso di togliere un po' di diritti e .... credo che invece sia tempo che tutti abbiamo universalità e principi.

Altro elemento affrontato dal Segretario Generale della CGIL " una cosa colpisce, non c'è più la relazione tra reddito e persona rappresentata, proviamo a pensarci: gli 80 euro sono un sintomo di questa cosa, perchè non si è deciso di intervenire a ridurre la pressione fiscale su quella fascia di reddito, si è deciso do intervenire per una quota di lavoratori di quella fascia, contemporaneamente considerando diversi gli altri lavoratori, considerando diversi i pensionati,  e quindi rompendo quella che è una dinamica di relazione tra reddito, pressione fiscale e tassazione. Forse il tema che bisogna riproporsi è "un sistema universale nella tassazione delle persone fisiche collegato alla riduzione del carico fiscale sulla base del lavoro che viene eseguito. Il che implica una diversa progressione rispetto alla crescita delle ricchezze." Poichè Renzi,  dice che avremo la riforma fiscale, forse sarà bene che ci mettiamo tutti a discutere per avere a settembre la riforma fiscale".

Secondo tema affrontato da Susanna Camusso: contribuzione. La ricerca dice una cosa precisa, ci deve essere una relazione tra i contributi che si pagano e le prestazioni che si hanno.  Ma quello che scompare è l'idea che il sistema previdenziale, oltre ad essere un sistema assicurativo individuale, è anche un sistema sociale di assicurazione. E quindi si da per scontato che tu puoi discutere della tua contribuzione in relazione alla quota prestazione, come dato individuale tra la tua contribuzione e ciò che versi, Ma senza una dimensione sociale del sistema non funziona.

Non funziona per la previdenza, non funziona per gli ammortizzatori, né per nessuno degli istituti sociali. Allora il tema forse è che anche il sistema previdenziale o il sistema delle prestazioni, che deriva dalla contribuzione, va ripensato in termini non di differenziazione tra le singole modalità lavorative, ma in relazione a quello che è il minimo sindacale necessario per costruire un sistema di provvidenze che risponda alle persone.  Ma  ci sarà bisogno di erogazioni differenti, ha aggiunto la sindacalista della CGIL -  perchè così come noi continueremo a parlare di cassa integrazione e indennità di disoccupazione, parlando di lavoro autonomo dovremo considerare la questione della continuità rispetto alle possibili curve del lavoro"

Ma per il Segretario generale della CGIL occorre affrontare tutto ciò nell'ambito di una dimensione sociale che non riguarda solo il lavoro dipendente, ma l'insieme del lavoro,  il lato universalistico delle tutele e dei diritti. In sintesi occorre affrontare le condizioni per uno statuto che affronti anche il tema delle forme di rappresentanza.  Ad oggi - prosegue  Camusso - l'interlocuzione che abbiamo con le tante associazioni è la negazione di uno dei fondamenti della divisione. Perchè la divisione è stata costruita sull'idea dei singoli che contrattano per sé ed i cui risultati divengono un valore collettivo. Siamo di fronte al fatto che si rivendica il fatto di poter contrattare e rappresentare le proprie condizioni ma  si affida al collettivo la definizione delle soluzioni. Come sempre - ha concluso la leader della CGIL -  i luoghi collettivi possono essere anche luoghi di conflitto, ma in essi si ricostruisce l'idea che collettiva è la normazione e collettiva anche la contrattualizzazione che  può dare delle risposte. Il che  mi pare esattamente l'opposto dell'idea della contrattazione individuale. "(16/04/2015-ITL/ITNET)

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