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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - RIFORME PREVIDENZA - COLOMBINI(PREVIDENZA INCA CGIL):" MANCANZA POLITICHE LUNGIMIRANTI E COERENTI. PROVVEDIMENTI CONTINGENTI CREANO DANNI PER IL FUTURO"

(2015-02-25)

  Sicurezza Sociale, previdenza e pensioni in particolare: in Italia c'è sempre qualche novità in proposito, spesso non positiva per i pensionati e pensionandi italiani i cui diritti acquisiti vengono talvolta bypassati - se non stravolti - da nuove norme. Alcune decisamente opinabili, come la vicenda degli esodati drammaticamente continua a registrare, pur non essendo l'unica, sebbene sia forse la piu' eclatante.
Ed, allora, qual'è ad oggi il quadro generale della Previdenza in questo nostro, spesso contraddittorio,  Paese ?  Italialavorotv/Italiannetwork lo ha chiesto a Fulvia Colombini, esponente del Collegio di Presidenza del Patronato INCA CGIL e Responsabile dell'Area Previdenza e Assistenza. 
    In questa sede diamo conto di una prima parte dell'intervista in cui il "sistema" previdenziale appare in tutta la sua complessita' e disorganicita' effetto di una densa stratificazione di norme talvolta in aperta contraddizione a  confronto con un il vasto pluralismo di fattispecie che coesistono nel contesto italiano.

"Si, il quadro generale ormai da molti anni è in continua evoluzione! afferma la sindacalista dell'INCA. Ed, "in particolare, spiega, " l'evoluzione si è susseguita in modo molto negativo dal 2011 in poi, ovvero dalla riforma Fornero. Perchè lì è stato rotto il patto sociale che dovrebbe essere alla base del rapporto tra il cittadino e lo Stato. Un cittadino che può ragionevolmente contare, nel breve termine e negli anni successivi, sulla possibilità di utilizzare il suo diritto alla previdenza. E  lo Stato si impegna a corrispondere a tale diritto.  Anche modificando le norme, certamente, ma con gradualità.
Nel 2011 questo, però, non è avvenuto ! Di punto in bianco la vita di migliaia di persone è cambiata ! Sono cambiate le prospettive lavorative con un forte allungamento. Si sono prodotti una serie di danni, lo vediamo con il tema degli esodati,  di cui potremo parlare in seguito, ma che ad oggi, ovvero a più di 4 anni di distanza, non sono ancora del tutto sanati."

Eppure, aggiunge Fulvia Colombini,  la legislazione continua a cambiare, tant'è che anche quest'anno la legge di stabilità ha introdotto delle modifiche rispetto a quello che era stato stabilito negli anni precedenti. Alcune modifiche possono avere un aspetto positivo, altre invece sono negative. Riassumendo, nel nostro paese c'è una legislazione previdenziale molto complessa, dove le norme cambiano spesso, dove ci sono miriadi di norme a volte anche in contraddizione tra di loro. E la nostra attività,  come patronato INCA, sta quindi nell'aiutare i cittadini a far valere i loro diritti : a far la domanda di pensione, che si sta trasformando, però,  in un'attività consulenziale preventiva rispetto all'impegno relativo all'invio della domanda di pensione all'INPS. Un'attività di consulenza su quali siano per il lavoratore, il cittadino, la donna che ha pagato  e che magari è passato da un regime all'altro, da un fondo all'altro,  le modalità migliori per poter andare in pensione."

Ebbene, prosegue l'esponente del Patronato INCA, tutto questo  sta rendendo il nostro lavoro sempre più difficoltoso e sempre più impegnativo, perchè si ha la responsabilità di consigliare una persona nella sua scelta di vita, nel cambiamento di prospettiva per il futuro. Le persone hanno bisogno di un sostegno perchè devono riorganizzarsi, ripensarsi. Mentre si trovano davanti ad una legislazione non fondata su alcuni principi generali  con norme coordinate tra di loro, ma costruita nel tempo su riforme alterne, che hanno  finito con il determinare  trattamenti diversi tra di loro, e che si fa sempre più fatica a capire."

  "Anche la legge di stabilità, appena varata, ha introdotto alcune modifiche.

La prima "sicuramente positiva"  è l'eliminazione delle penalizzazioni, introdotte dalla legge Fornero, cioè le penalizzazioni per chi nei prossimi 3 anni, fino al 2017, raggiunga il requisito per andare in pensione dal punto di vista contributivo cioè 41 anni e sei mesi per le donne, 42 anni e sei mesi  per gli uomini, a cui dal 2016 verranno aggiunti altri 4 mesi per l'aumentata aspettativa di vita.
Costoro - spiega la sindacalista  della CGIL - potranno andare in pensione senza essere pernalizzati anche se non hanno raggiunto i requisiti dell'età (62 anni), ecc...  Una buona modifica, ma vale per 3 anni. Chi ce la farà in questi 3 anni potrà andare in pensione;  chi non ce la farà dal 2018 tornerà ad avere delle penalizzazioni. E si creeranno ancora una volta disparità di trattamento"

  La seconda modifica importante che è stata introdotta  - stigmatizza ancora Fulvia Colombini - riguarda il fatto che la legge Fornero ha determinato sostanzialmente uno squilibrio riguardo a coloro che lavorano fino a tarda età, 70 anni. Parliamo dei magistrati,  dei professori universitari, dei professionisti e così via, che hanno un'alta retribuzione e negli ultimi anni di vita  e rispondono al regime misto contributivo, perchè la riforma Fornero ha stabilito che dopo il 2011 ognuno degli anni successivi sarà calcolato secondo il  regime contributivo. Solo che si sono accorti dopo, che in tal modo queste categorie arrivano al pensionamento con una pensione superiore alla retribuzione.
Si è introdotta, allora una modifica ma risulta poco chiara: non va diritta al punto e, quindi, occorre trovare una modalità che corregga questa cosa, cioè che non si possa andare in pensione con più del 100% della retribuzione. Ed invece, si introduce una modifica secondo la quale: per coloro che hanno il regime misto, dopo il 2011, si fa il doppio conteggio, su quanto avrebbero percepito prima della legge Fornero, quanto percepirebbero con la riforma Fornero. Cosicchè dall'INPS venga erogato il trattamento inferiore".

  " Un vero e proprio pasticcio"  così lo definisce eufemisticamente la sindacalista dell'INCA, che rileva come "non ci sia  coraggio di modificare la legislazione introducendo quelle modifiche che servano a ridurre queste  storture ma anche qui il legislatore sembra non avere le idee chiare. Oppure - avanza Colombini -  sembra avere le idee fin troppo chiare e cioè  introduce le modifiche per cercare di raccogliere un po' di soldi. di grattare fino in fondo al barile, visto che siamo in tema di spending review, di bassa crescita ....".


In questo senso, l' innovazione che vorrebbe introdurre il neo Presidente dell'INPS Tito Boeri non sembra  tranquillizzare  i sindacati, stando alle prime battute...

"No, effettivamente !  E, d'altra parte, noi sappiamo che  il nuovo presidente Boeri da sempre pensa che il regime sia più sostenibile se si  calcolano le pensioni esclusivamente con il regime contributivo" afferma l'esponente del Collegio di Presidenza dell'INCA, che sostiene "Certo, in linea teorica può essere vero. Cioè la tua pensione è la rendita di quanti contributi tu hai versato:  questo regime di fatto è già in vigore nel nostro paese, perchè la riforma fatta nel 1995 ha cambiato moltissimo però ha salvaguardato coloro  che già da 18 anni versavano i contributi con un sistema di tipo retributivo. Da quella data in poi c'è il regime contributivo, e sono vent'anni che è in vigore questa riforma. Ora quelle persone che avevano 18 anni di contribuzione stanno arrivando ai 38, 39, 40 anni di contributi, e sono prossimi alle pensioni. Introdurre una cosa di questo tipo vuol dire proprio ammazzare tutti i diritti acquisiti.

Ma  i problemi poi sono molti altri, perchè nel regime contributivo, la rendita dei contributi non è solo legata al montante dei contributi stessi,  ma viene calcolata - per esempio - in rapporto all'andamento del PIL. Ebbene, se consideriamo che in questi ultimi anni il PIL italiano è stato di segno negativo, calcolando le pensioni in regime contributivo si  finisce per togliere bei soldi non tanto alla rendita ma al montante, su cui si calcola la rendita delle pensioni. E mi domando se possa essere giusto tutto questo?  Non credo, e sicuramente siamo tutti preoccupati per la sostenibilità del sistema, e non solo previdenziale, ma del sistema del welfare. Sappiamo che ci sono i cambiamenti demografici, cambia l'aspettativa di vita, ecc.. . Parlavo prima di un patto sociale e questo patto non si può rompere continuamente, perchè poi, alla fine, questo ingenera una completa sfiducia nelle istituzioni, nello Stato, nel legislatore e produce fenomeni di deriva, di estraneità sociale,  che possono essere molto pericolosi."

Al centro dell'attenzione anche la questione dell'anticipazione del TFR in busta paga  e l'evaporazione del principio fortemente sostenuto in passato della previdenza complementare ad integrazione della pensione....

"Dopo 20 anni che abbiamo introdotto nel nostro paese la previdenza complementare, che doveva servire proprio a questo, soprattutto in vista del ricambio generazionale, per cui tutti coloro che nel '95 non avevano 18 anni di contribuzione e sarebbero passati al sistema contributivo, che avrebbe ridotto il rendimento della pensione, il secondo pilastro avrebbe assicurato una pensione complementare. Tant'è che c'è una legislazione di maggior favore dal punto di vista fiscale sulle somme del  TFR -  somme del datore di lavoro  che possono essere contrattate all'interno dell'azienda - e destinate a previdenza complementare, godendo di agevolazioni fiscali.
In questo modo - precisa la responsabile dell'Area Previdenza e assistenza del Patronato INCA CGIL - si consente alle persone di costruire una quota di pensione complementare e quindi avere alla fine della propria vita lavorativa un'aspettativa circa il proprio standard di vita. Anche se sappiamo che questo poi è difficile perchè le pensioni si rivalutano meno delle retribuzioni e quindi sostenerla nel tempo non è facile.

Oggi, però,  si fa un'operazione esattamente contraria, dando la possibilità di avere il TFR  in busta paga. Ma questo non risponde al pensiero di  lungo termine del legislatore. No ! Piuttosto risponde al fatto che la crisi ha ridotto gli stipendi, le persone non consumano,  c'è bisogno di rimettere in moto l'economia e allora si prende il TFR e lo si mette in busta paga.
Noi stiamo portando avanti una campagna d'informazione perchè le persone devono sapere che: il TFR in busta paga viene tassato come la retribuzione, e quindi il beneficio fiscale che si ha con il TFR a fine carriera - attraverso una fiscalità non progressiva che non tiene conto degli accantonamenti - oppure se lo si mette nella previdenza complementare con una tassazione ancora più favorevole, non c'è più . Certo si ha a disposizione un po' di soldi in più al mese  però ci si ipoteca il futuro"

Ebbene per la sindacalista del Patronato INCA "Non sono queste politiche lungimiranti, né coerenti. Quello che noi vediamo è una mancanza di un progetto generale, che deve essere sostenuto, che deve dare alle persone una visione di come vogliamo far evolvere anche lo stato sociale in questo paese. Tutto questo non c'è, si piega la legge alle necessità del momento, purtroppo penso che questo creerà gravi danni negli anni futuri".


Esodati, altro capitolo dolente del sistema previdenziale post riforma Fornero...

" E' stata varata a dicembre la sesta salvaguardia degli esodati" Vorrei sottolineare che " avere una legge che ha bisogno di sei salvaguardie non ha bisogno di grossi commenti" afferma Fulvia Colombini. Ed il cammino è ancora lungo:
"Oggi  siamo arrivati a un numero, diciamo "teorico" di 175.000 persone,  ricomprese in queste 6 salvaguardie e che varata la sesta salvaguardia, il Governo ha affermato di aver chiuso. Ma non è vero ! . Lo stesso Istituto di Previdenza, l'INPS, stima che ci siano almeno 60 – 70.000 persone ancora da salvaguardare. Si tratta di  persone che avevano fatto i conti con le regole del pensionamento in vigore fino al 2011 e che si sono viste allungare di 3, 4, 5, 7 anni la possibilità di andare in pensione."

Quindi non  è chiusa la questione degli esodati, ce ne sono ancora !  Abbiamo chiesto, d'altra parte - ma  non si è mai voluto riprendere in mano la legge Fornero -  di fare una norma transitoria che salvaguardasse tutti coloro che erano in queste condizioni. Invece si è proceduto per salvaguardie successive che prevedevano  sia  contingenti che risorse limitate, accantonate appositamente. In buona sostanza, si risolvono i problemi un pezzettino alla volta perchè non si vuole mettere mano alla legge, i soldi non ci sono, ed un anno dopo l'altro comunque realizzo un risparmio. Questo è il l concetto di fondo ! E non è il massimo della trasparenza e della possibilità di risolvere i problemi.  Abbiamo comunque chiuso da poco la 6a salvaguardia.

Ogni volta, però,  la normativa è molto complessa e le persone devono venire continuamente da noi per capire se possono rientrare o meno. Abbiamo avuto un caso in cui  rientravano anche lavoratori occupati con contratto a termine che avevano  cessato il rapporto di lavoro e sono state fatte moltissime domande, tra cui quelle dei lavoratori agricoli. E' intervenuto successivamente il ministero, dicendo che erano esclusi i lavoratori agricoli, i quali nel frattempo avevano fatto già domanda e molti di essi avevano pure avuto parere positivo. Anche su questo punto stiamo aprendo il contenzioso perchè  non si può prima far balenare a una persona il fatto che possa  rientrare nella salvaguardia, avendo quindi una certezza di andare in pensione, con le direzioni territoriali del lavoro  che  hanno verificato  i requisiti e poi invece emettere un ulteriore provvedimento che ritira il primo provvedimento."

Afferma Colombini "Siamo all'assurdo ! Quando dicevo che si va a raschiare il barile  questi sono gli effetti !

Noi continuiamo a chiedere una modifica della normativa che risolva il problema per tutti. Mi sembra che su questa strada  non ci siamo incamminati. Almeno ci auguriamo che ci possano essere ulteriori salvaguardie in modo che con gradualità si possa riuscire a far rientrare i lavoratori che sono esclusi in una certezza di diritto perchè possano andare in pensione". (25/02/2015-m.f.-ITL/ITNET)

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