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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - RIORGANIZZAZIONE PATRONATI ? - PICCININI(PRES.INCA):"SI ANCHE ALL'ESTERO. MA NELLA L.STABILITA' CRITICITA' RAPPORTO CON CITTADINO IN CONDIZIONI DI DISAGIO. MINISTERO CHIARISCA!".

(2015-01-22)

Il serrato confronto con il Governo sul taglio dei Fondo Patronati nel contesto della Legge  di stabilità 2015  è terminato da poco meno di un mese ma il lascito per i Patronati italiani - sebbene inferiore a quanto previsto inizialmente dal Governo (di 35 milioni di euro sui 150 iniziali) - impone comunque misure di riorganizzazione, oltre che un'approfondita riflessione sulle modifiche avviate dal Governo con lo stesso provvedimento. 

Quali, dunque, le scelte imporrà la riorganizzazione annunciata dagli stessi Patronati ? Ed, inoltre, pur nel ridotto lasso di tempo dall'approvazione della finanziaria c'è già stato un confronto con il Ministero del Lavoro ?

  Italialavorotv/Italiannetwork lo ha chiesto alla Presidente del Patronato INCA CGIL, Morena Piccinini, (http://www.italiannetwork.it/video.aspx?id=1930) che innanzitutto tiene a ringraziare "tutte le persone - oltre un milione di persone -  che  hanno sostenuto, anche attraverso il web, il valore del patronato e dell'assistenza gratuita che offriamo sia in Italia che presso  le comunità italiane all'estero.  E questo ci ha aiutato, e molto, ad  ottenere il risultato della riduzione del  taglio del fondo da 150 a 35 milioni.

Taglio che  richiede, però, in ogni caso una riorganizzazione all'interno dei patronati. Almeno, noi dell'INCA ce lo siamo posti nel nome dell'efficientamento interno, con tanti sacrifici, sia dal punto di vista retributivo che dal punto di vista occupazionale,  con una profonda revisione delle modalità del rapporto fra decentramento territoriale ( che da  una risposta diffusa sul territorio, di cui siamo fieri), presenze e razionalizzazione dei tempi a disposizione nel processo sul territorio, utilizzando al meglio ed al massimo tutti gli strumenti offerti dalla tecnologia. In questo senso, aggiunge la Presidente del Patronato INCA CGIL, stiamo facendo anche grossi investimenti per quanto riguarda la strumentazione informatica.
Inoltre, fa presente la sindacalista della CGIL, abbiamo bisogno di lavorare molto sugli aspetti dell'accoglienza, sui delegati, con le persone che sono sui luoghi di lavoro  e possono costituire elementi di filtro, preparazione e accoglienza, nel rapporto di pre consulenza di carattere generale in modo tale che le persone che vengono al patronato siano già preparate su ciò che a loro serve ed anche sulle caratteristiche del loro bisogno. Un'operazione che permetta di fare tesoro del tempo che abbiamo a disposizione  per fare in modo che nella riforma le modalità e gli adempimenti, ai quali  è chiamato lo stesso ministero del lavoro, arrivino a Patronato già pronto e riorganizzato."

La presidente dell'INCA stigmatizza, d'altra parte, come nella legge di stabilità siano presenti criticità proprio in capo alla riorganizzazione del patronato e spiega "se da un lato noi pensiamo ai criteri identificati riguardo ai requisiti in possesso del patronato per essere riconosciuto, che dimostrano l'intenzione di  non voler riconoscere strutture troppo fragili, è però vero che alla luce del percorso finora fatto nella specifica commissione al Ministero del Lavoro, sulla necessità di criteri di qualità oltre che di quantità, questo obiettivo dovrebbe essere rilanciato. È, infatti, soprattutto la qualità che dovrà determinare le condizioni per la riconoscibilità e la sicurezza nei rapporti con le persone".

Ma la Presidente dell'INCA affronta anche un elemento determinante per i patronati del futuro. "La cosa che preoccupa maggiormente - afferma ad Italialavorotv/Italiannetwok, è il messaggio che viene dato nella legge di stabilità circa il fatto che nel 2016 ci sarà l'esigenza di rivedere i criteri di finanziamento anche alla luce dei nuovi spazi di finanziamento che vengono previsti per i patronati. In buona sostanza si tratta della modifica sostanziale dell'articolo 10 della legge 152.  Un aspetto sul quale vorrei essere molto precisa:

-  se da un lato vengono previste e confermate attività sulle quali è possibile sviluppare convenzioni con il privato o con il pubblico, cosa positiva perchè il pubblico e il privato si avvale sempre di più del lavoro dei patronati, questo processo risponde ad un processo di riorganizzazione  della pubblica amministrazione. Ma una pubblica amministrazione che si riorganizza così  prepotentemente, e che chiede l'aiuto dei patronati, credo che debba essere disponibile  a costituire e a realizzare con i patronati delle convenzioni anche onerose per far si che i patronati possano assumere questo ulteriore onere. E noi siamo pronti !

- la carta più problematica invece è quella dove si identifica la possibilità di chiedere un contributo economico, in termini di compartecipazione ai costi, da parte degli utenti. Questa la vediamo come molto negativa, perchè se, come dicevo prima, non abbiamo nessun problema a lavorare in termini di convenzionamento con gli enti, pubblici o privati, o anche con i fondi pensione, per offrire un servizio alle persone, di qualità e maggiormente efficiente, in un ambito economico che non li vede interessati alla partecipazione ai costi, quando invece si parla di prestazioni,  magari oggi previste gratuitamente, ma per le quali si preveda una possibilità di compartecipazione ai costi da parte dell'utenza, pensiamo sia molto pericoloso per il futuro dei patronati e per la loro stessa natura giuridica. Ma soprattutto - aggiunge la Presidente del Patronato INCA - rischia di essere ingiusto per le persone.

Faccio un esempio: che non riguarda i patronati ma riguarda i CAAF, che hanno avuto grande difficoltà a ragionare con l'INPS per l'aggiornamento della convenzione sull'ISEE,  il cui contesto normativo nel quale si prevede la compilazione dell'ISEE comporta il doppio del tempo rispetto al passato. Da quel che risulta il Ministero del Lavoro  l'INPS affermano  che non si discosta dai costi precedenti, e dunque dall'importo precedente di convenzionamento, ma questo significa che i CAAF dovrebbero lavorare in perdita, perchè se lavori per un tempo doppio e continui a percepire lo stesso compenso lavori in perdita.  La soluzione che viene prospettata è quella di una possibile tariffazione dell'utente, ma c'è solo un problema: l'ISEE è una dichiarazione sostanziale di povertà, che certifica il bisogno ad un sostegno agevolato nell'accesso ai servizi.
Ebbene, pensare che per difficoltà nell'aggiornamento della convenzione quel prezzo si faccia pagare ai cittadini, e in questo caso al cittadino povero, rischia di diventare la stessa condizione che viene prevista per i patronati. E questo è un grosso problema, che non attiene solo a come i patronati sopravviveranno, ma attiene soprattutto ad un problema di giustizia sociale, perchè spesso queste soluzioni sono inversamente proporzionali ai bisogni."
E la Presidente del Patronato INCA esplicita: "se qualcuno dovesse pensare che si possano applicare tariffazioni sulla disoccupazione - cosa che si è già sentita aleggiare più volte -  significherebbe applicarla su chi ha perso il lavoro e vive in una condizione di disagio".

Pertanto, "Ecco perchè io penso che in questa parte della L. di stabilità ,  il Ministero del Lavoro debba far presto a chiarirla,  a fugare ogni dubbio e a svolgere un ruolo positivo che non sia soltanto quello del come fare, del  come  costituire le condizioni perchè il taglio dei 35 milioni possa diventare più alto. Ma farsi carico, in quanto Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di un'idea di socialità, della protezione dei cittadini  attraverso i patronati e non pensare invece come caricare i cittadini nel rapporto sia con lo Stato che con i Patronati.

In buona sostanza, stigmatizza Morena Piccinini,  "non si tratta, dunque, per noi Patronati, di ragionare pro domo mea sul come far sopravvivere il patronato. Il punto è che impatto c'è sul cittadino".

E la presidente dell'INCA afferma con chiarezza  "noi difenderemo fino all'ultimo minuto il principio della gratuità, della universalità dell'insieme dei servizi. Ma  è chiaro che se ci si chiede di fare un servizio aggiuntivo sulla quale ci possa essere una compartecipazione non succede niente. Il punto vero è, invece, che sia salvaguardata la base dei servizi dei diritti di cittadinanza e dei diritti sociali. E questo è un tema ancora tutto aperto.

Quanto al Ministero del Lavoro: non ci ha ancora chiamato. Dunque, non abbiamo idea di cosa sarà intenzionato a fare ! Aspettiamo che al più presto venga aperto un confronto, uno spazio di confronto e di trattativa che ci permetta di  capire quali sono dietro alle parole del legislatore le reali intenzioni del legislatore medesimo e del Governo".

  Da parte dei Patronati sarà avanzata qualche proposta in merito ?.
Chiarisce la Presidente del Patronato INCA: "Non abbiamo ancora fatto un confronto con il CEPA (patronati ACLI, INAS CISL; INCA CGIL, ITAL UIL) ma intanto vorremmo che chi ha steso quella norma ci spieghi cosa intendeva e sveli le proprie intenzioni".  Ed aggiunge "Sappiamo per certo che oltre all'efficientamento interno debbano esserci criteri di qualità  nel rapporto tra patronati e ci debba essere uno spazio di apertura per ulteriori attività aggiuntive, ma anche un grande bisogno di protezione dei cittadini più deboli per quanto riguarda l'accesso a diritti costituzionalmente garantiti".

Presidente proseguirà il clima di grande coesione  raggiunta all'interno del CEPA dai quattro maggiori patronati italiani ?

"Penso di si, gli interessi sono comuni. Dopo la chiusura della legge di stabilità, dobbiamo continuare il percorso insieme con la franchezza reciproca che ci contraddistingue. Il punto però è che i patronati sono tanti ! Nella battaglia per la riduzione del taglio del fondo Patronati, il CEPA ha fatto una grande azione della quale  se ne avvantaggiano tutt. Quindi non è tanto quanto il CEPA riuscirà ad essere unito, ma che anche l'insieme degli altri patronati dovrebbe davvero realizzare che il problema è comune, di tutti, e che non ci si può affidare ad un raggruppamento nella battaglia per ridurre i tagli, e magari dare delle disponibilità al Ministero del Lavoro per raggiungere condizioni che sono esattamente contrarie all'idea di tutela delle persone. Perchè - fa presente Piccinini - la riduzione del taglio era funzionale non alla sopravvivenza dei patronati, ma era funzionale all'idea di tutela dei diritti dei cittadini. Dunque, non si può dire sopravviviamo noi adesso e poi apriamo un tavolo nel quale diciamo che sono i cittadini che devono pagare".
In buona sostanza " il problema non è tanto all'interno del CEPA quanto il bisogno di ritrovare una sintonia comune sull'idea di tutela tra tutti i patronati nel rapporto con il Ministero del Lavoro".

Presidente, ci saranno iniziative di sostegno al dialogo ?
"intanto il dialogo va ripreso fra i raggruppamenti perchè bisogna riflettere  e cercare di lavorare insieme. Ma non credo che servano sovrastrutture".

La riorganizzazione interesserà anche le sedi estere del Patronato ?

"Il processo di riorganizzazione dovrà esserci anche nelle sedi estere, sapendo che è ancora più delicato, perchè se in Italia si lavora su una gamma di attività molto vasta e anche gli spazi per il convenzionamento possono essere altrettanto vasti, per quanto riguarda l'estero,invece, il punto di riferimento in termini trasparenti può essere solo uno". E la Presidente del Patronato INCA chiarisce:  "posto che già ora stiamo facendo una importante azione di surroga rispetto ai Consolati che si ritirano; posto che già ora i Consolati stanno appaltando all'esterno tantissime attività, a costi decisamente rilevanti, per le attività per le quali  i cittadini vengono comunque ai patronati, forse sarebbe utile mettere in chiaro quale rapporto ci sia  tra le sedi consolari, le istituzioni italiane all'estero, i patronati e il rapporto con i cittadini,  in modo tale che la vita che già facciamo venga pienamente riconosciuta. Magari anche ampliata!

"Noi - afferma la sindacalista - non abbiamo problemi rispetto all'ampliamento ma va riconosciuto perchè ogni tanto prendono il telefono e chiedono. Ebbene, sarebbe bene che ci venisse riconosciuta una legittimazione, una titolazione. Certamente una rendicontazione da parte nostra ma di conseguenza anche una remunerazione di quel servizio.

Il vero rischio che si corre è che ci siano delle attività esternalizzate a terzi, a privati, ed è una esternalizzazione costosa sul piano economico, per la gestione di servizi per i quali in realtà poi i cittadini si rivolgono gratuitamente ai patronati. Sarebbe bene fare un po' di chiarezza rispetto a tutto questo !".

Nel corso del dibattito con il Governo sulla Legge di stabilità, gli istituti previdenziali hanno sostenuto le richieste dei Patronati, nei fatti....

"Io credo che gli istituti previdenziali abbiano misurato con grande preoccupazione che se i patronati non fossero stati più in grado di svolgere il ruolo che stiamo svolgendo qualche problema lo avrebbero avuto anche loro.

Ad un certo punto del percorso noi abbiamo pure ipotizzato e l'abbiamo fatto sapere agli istituti previdenziali, che saremmo passati all'invio telematico  attraverso posta certificata, bè non ho visto sguardi molto sereni,  anzi li ho visti molto preoccupati, perchè le modalità di lavoro comune che si sono sviluppate in questi anni, sono attività che hanno aiutato molto la riorganizzazione interna agli enti previdenziali. Dunque, se noi ci mettessimo sul serio di traverso forse avrebbero dei problemi in più. Anche gli enti previdenziali, d'altra parte, continuano ad essere parecchio taglieggiati, quindi diciamo che siamo in una sorta di solidarietà reciproca, perchè sono profondamente convinta che un ente previdenziale come l'INPS rischi di essere messo nelle condizioni di far fatica a svolgere le proprie funzioni al suo interno, al pari di come noi abbiamo rischiato di essere messi nella impossibilità di svolgere il nostro ruolo di patronato.
Questo rischio lo corrono anche gli enti previdenziali, sia per le risorse che tutti gli anni gli vengono tagliate, sia per le imposizioni che vengono di volta in volta attribuite.

Nel fare di più nella gestione interna, io credo che questo paese dovrebbe  cominciare ad affrontare un argomento importante:  ormai abbiamo due grandi enti previdenziali nazionali: l'INPS per quanto riguarda tutta la previdenza pubblica, e l'INAIL per quanto riguarda tutti i danni da lavoro. Ora, il tema della autonomia organizzativa finanziaria e decisionale di questi enti si pone totalmente.
Non sto dicendo che debbano essere enti al di fuori del controllo pubblico. Anzi, proprio perchè sono dentro il controllo pubblico, che il pubblico eserciti il controllo e basta,  non li si faccia diventare enti eterodiretti, al di là delle titolarità interne, ma eterodiretti dalla politica  piuttosto che dal governo di turno, piuttosto che dal ministero del lavoro.
E lo dico non tanto per i rapporti con il patronato, ma proprio per il rapporto che questi enti devono avere con i cittadini, e lo stesso rapporto che devono e dovrebbero avere con lo Stato. Ebbene, penso che negli ultimi anni questa relazione sia profondamente degenerata.
Quella verso i cittadini non è esplosa perchè filtrata dai patronati. Quella verso il decisore pubblico appare profondamente viziata. L'annuncio costante poi,  della modifica della governance, che continua ormai da 6-7 anni,  al quale non fa mai seguito un'azione conseguente. Se non disegni di legge presentati dall'uno o dall'altro parlamentare o gruppo politico, non aiuta. Come non aiuta l'alternarsi di commissari, presidenti, senza chiarezza rispetto alla mission, agli spazi di autonomia, di governo interno, e ruoli precisi. Possono esserci le migliori persone di questo mondo ma nella non chiarezza rischiano di non poter dare il meglio di sé. Quindi non ne faccio un problema di persone, ne faccio un problema di governance e questo andrebbe risolto !".

C'è un nuovo Presidente al vertice dell'INPS, l'economista Tito Boeri...

  "Tanti auguri.!" afferma la sindacalista con una punta di ironia con lo sguardo rivolto alle sfide impossibili che lo attendono nell'attuale governance dell'Istituto.

Presidente Piccinini, il 2015 segna la data del rinnovo o meno della convenzione con Citibank, l'istituto bancario multinazionale che si è aggiudicato il pagamento delle pensioni italiane all'estero. Un compito complesso e caratterizzato da difficoltà anche in passato con altri gruppi bancari, anche se con Citibank molte questioni sembrano essere state affinate e migliorate. Da parte dei patronati ci sarà qualche suggerimento nel merito ? 

"Naturalmente non ci compete, l'INCA  mai potrebbe pretendere o pensare di suggerire quale possa essere  il soggetto con il quale l'INPS, nell'ambito della gara d'appalto, possa convenzionarsi per la gestione dei pagamenti delle pensioni all'estero ! Diciamo, però, che dopo l'esperienza disastrosa dei primi anni, riguardante la certificazione dell'esistenza in vita, progressivamente si sono affinati anche i problemi che ci sono stati nel tempo e nella modalità con la quale si è lavorato. Quindi oggi i problemi sono relativamente minori rispetto al passato" "Ma - aggiunge - siamo ancora in un ambito di scarsa chiarezza di sistema e  lo dimostra il fatto che quasi tutti i pensionati si rivolgono ai patronati, o chiedono un aiuto per l'espletamento della dimostrazione dell'esistenza in vita. Un'attività - aggiunge la Presidente del Patronato INCA - che continua a non essere riconosciuta, pur essendo richiesta e sollecitata ! Ora, non  ne faccio un problema di punteggio, ma ne faccio un problema di titolarità e di pulizia delle relazioni.

Abbiamo una convocazione a breve, rispetto alle modalità per il 2015 e per noi è importante poter interloquire rispetto all'esperienza che abbiamo fatto, ai punti di crisi che abbiamo evidenziato, per andare progressivamente verso un processo di migliramento.

Certo - aggiunge, infine, la sindacalista della CGIL - che se i rapporti con gli istituti bancari nella gestione della determinazione dell'appalto, perchè di ciò si tratta,  nella gestione del bando, sono rivolti solamente a come fare a risparmiare, e non invece al come ottimizzare il servizio, qualche problema rischiamo di averlo ! Perchè è evidente che nelle relazioni si è sentito che c'è un principio anche di economicità che il governo impone al  sistema. Più ancora dell'efficentamento del sistema". conclude Morena Piccinini.(22/01/2015-M.F.-ITL/ITNET)

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