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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - STATI UNITI - A SANTA MONICA OPERE DI FRANCO MARROCCO DIRETTORE DELL'ACCADEMIA DI BRERA

(2014-03-10)

  Building Bridges Art Foundation (BBAF), Bice Bugatti Club and The Italian Cultural Institute (IIC) presentano le opere di Franco Marrocco, attuale direttore dell'Accademia di Brera, al BERGAMOT STATION ART CENTER SMMOA di Santa Monica (fino al 7 aprile).

Marrocco ? un figlio del Sud: nasce a Caserta nel 1956 a Rocca d'Evandro e compie i suoi studi presso il Liceo Artistico di Cassino e poi all'Accademia di Belle Arti di Frosinone.

  Le sue prime opere - spiega la sua biografia ufficiale, sono caratterizzate da un realismo carico di umori esistenziali e di marcature espressionistiche, risalgono alla fine degli anni Settanta, periodo in cui Marrocco inizia ad esporre i suoi lavori in mostre personali - come quella al Centro Servizi Culturali di Cassino (1978) - e collettive, come in occasione del Premio Mazzacurati di Teramo (1979).

A partire da quel momento la sua pittura, che si ? fatta pi? matura, pi? personale, piega verso modi caratterizzati da una iconografia nella quale la figurazione si anima grazie ad un colore intensamente espressivo e ad una impaginazione dello spazio claustrofobia, nella quale i personaggi sembrano aggirarsi su un palcoscenico, come protagonisti di una ?commedia umana? in cui, straniati, si limitano a recitare un ruolo che quasi non comprendono. Evidente, in questi lavori, l'influenza di Francis Bacon dalle cui atmosfere Marrocco sembra essere suggestionato, almeno fino ai primi anni ottanta, tempi in cui realizza i cicli degli Schermi e della Poesia contorta. ? il momento in cui si fa pi? intensa anche la sua attivit? espositiva: l'artista, che partecipa a numerose collettive in spazi pubblici e privati, allestisce anche alcune mostre personali, tra cui quelle alla Galleria Gonnelli di Firenze, cat. A.B. Del Guercio, al Centro di Sarro a Roma e al Museo Archeologico di Sezze (Latina).

Nelle sue opere, gradualmente, lungo il corso di quel decennio, la figura umana, che campeggiava - per lo pi? solitaria - nello spazio pittorico, si trasforma, subisce una metamorfosi, sciogliendosi, forse traducendosi nella sua stessa essenza, e viene come inghiottita da un tormentato e convulso arrotarsi di segni cromatici di densa materia pittorica che ne prendono il posto.
In questi dipinti il dramma umano - sociale, esistenziale e psichico - non viene pi? rappresentato, ma evocato, strappato ai meandri della memoria personale e collettiva, attraverso un dipingere che vede assurgere il colore al ruolo di protagonista dell'opera, al punto da farsi - di li a poco - responsabile anche della definizione della spazialit? della tela, la quale ancora spesso gioca con una sorta di mise en abyme dell'elemento onirico, dell'accadimento sopito nei recessi dell'interiorit?.

Sul finire del decennio la pittura di Marrocco evolve verso una figurazione che non soltanto ? sempre pi? libera da esigenze di mimesi della figura umana ma che, abbandonando ogni residuo descrittivo, risolve lo spessore psicologico del dipingere nei termini di una ?emotivit? onirica?, reimpostando in modo inedito anche il problema dello spazio che non ? pi? quello, quasi teatrale, delle opere precedenti, ma si risolve nei termini di una sintesi formale fondata sul dialogo libero tra dense pennellate di materia cromatica che, attraverso bagliori di luce, definiscono il rapporto figura/sfondo. Come scriveva Massimo Bignardi (catalogo della mostra, Chambre de Commerce Italienne, Parigi, 1989) ?il colore ha in parte depurato lo spazio da qualsiasi riferimento ad una realt? fenomenica: ? energia pura libera di scattare?.

Sono queste le opere che l'artista espone in occasione delle mostre personali che si susseguono, numerose, tra le fine degli anni ottanta e l'inizio del decennio successivo. Nel 1989 alla Chambre de Commerce Italienne pour la France di Parigi, al Castello Saraceno di Acropoli (Salerno) cat. E. Crispolti, M. Bignardi, A. Negri; Chiesa di Santa Maria ad Nives di Rimini cat. E. Crispolti; nel 1990 Annexe Monaco OCDE, Parigi cat. F. Tedeschi....

Dalla met? degli anni Novanta, pur nella sostanziale coerenza di fondo, la ricerca di Marrocco giunge a nuove soluzioni espressive. La sua pittura, che si esprime attraverso il lessico dell'astrazione, si fa pi? decantata, sottilmente poetica: in essa lo spazio sembra dilatarsi fino ad essere assorbito ?entro le maglie del tempo?, come scriveva Elena di Raddo (catalogo della mostra, Chiostro di Voltorre, Gavirate, 1999), per essere restituito sulla tela da un susseguirsi di velature, da un sovrapporsi di sfumature che traducono in un concerto di cromatismi armonici e tonali la dialettica tra le forme morbide, di matrice organica.

In questi ultimi anni Marrocco allestisce numerose personali: nel 1998 alla Sala Polivalente del Parlamento Europeo a Bruxelles, al Museo Butti di Viggi? (Varese) e al Palazzetto dell'Arte di Foggia, cat. G. Accame; nel 1999 al Chiostro di Voltorre a Gavirate (Varese), cat. L.Caramel, E. Di Raddo e D. Ferrar... (10/03/2014-ITL/ITNET)

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