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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ITALIA/ARGENTINA - M.MUTI RICEVE PREMIO SIA:"AL TEATRO COLON HO SENTITO FORTE LA PRESENZA DELL'ITALIA. CIO' CHE LA PAROLA NON PUO' FARE LA MUSICA CREA"

(2014-03-05)

  "Lei maestro ha detto che noi italiani abbiamo dimenticato che la musica non ? solo intrattenimento, ma necessit? dello spirito, ed ha aggiunto che questo ? grave perch? significa spezzare delle radici importanti nella nostra storia. E io penso che questo le venga dal cuore di italiano appassionato al suo paese. Lo so, c'? tutta la nostra responsabilit? non solo nel preservare la cultura ma per ergerla in alto, dove tutti la possano vedere, tutti la possano toccare, e tutti possano trasfigurarsi mediante essa"  Cos? il Sottosegretario agli Affari Esteri Mario Giro rivolgendosi al M.Riccardo Muti alla cerimonia di premiazione della "Medaglia d?oro alla cultura italiana", assegnata al Maestro d'orchestra italiano dalla Societ? Italia Argentina?SIA, presieduta da Victor Uckmar e da Giorgio De Lorenzi, "per aver diffuso in Argentina personalmente e con l'opera sua tutta, l'eccellenza culturale italiana contribuendo al miglioramento delle relazioni tra i due popoli e nazioni".

Parole non di circostanza, quelle del M.Muti, alla sede dell'Istituto Italo/latino/Americano, presenti gli Ambasciatori di Argentina e Messico, che ha sottolineato il suo amore per l'America latina "cos? fortemente vicina tanto da sentirsi, andando in quei paesi, a casa propria sia attraverso la lingua che per il temperamento del suo popolo molto vicino al temperamento latino e quindi anche al temperamento italiano" sottolineando come pi? volte abbia visitato l'Argentina. "La prima volta quando ero direttore dell'orchestra di Filadelfia e sono stato in Argentina per alcuni concerti. Ho visitato anche le altre nazioni, il Venezuela, il Brasile, ma con l'Argentina ho avuto una maggiore frequenza. Sono tornato con l'orchestra della Scala pi? volte, e nell'agosto dell'anno scorso con "i due figaro" di Mercadante.

"Opera sconosciuta, ha spiegato il M.Muti, portata al festival di Salisburgo ed in altri teatri e che ha avuto un grandissimo successo al Teatro Colon di Buenos Aires, tant'? vero che la critica argentina ha dato il premio a questa produzione come miglior spettacolo dell'anno." Un fatto quanto mai importante per Muti giacch? ? stata premiata "non un'opera di repertorio, fatta bene o meno bene, ma di un autore come Mercadante (ndr.poco ascoltato in Italia), autore importantissimo  nella storia della musica.  Senza Mercadante molte cose non si sarebbero verificate, lo stesso Verdi sarebbe stato diverso. Mercadante - spiega Muti - era di Altamura e il primo maestro di Verdi era un certo La Vigna, molto stimato da Verdi, anche lui di Altamura. Ebbene io sto nominando Paesi, luoghi, autori,  che sono stati fondamentali nella storia della musica del mondo ma  che sono completamente scomparsi".

Ed il Maestro Muti non ha esitato a sottolineare le responsabilit? della situazione culturale del Paese. "Abbiamo detto tante volte che abbiamo abusato della parola cultura, fino al punto che oggi tutti parlano di cultura e tutti se ne fregano della cultura,  e la cultura si ? svuotata del suo significato. Che cos'? la cultura ? Io non lo so pi?.  E' tutta la vita che cerco di capirlo ! So che l'Italia ? un paese basato sulla cultura !. Pi? del 60% dei beni culturali nel mondo sono in Italia, e questo ? stato il motivo per cui io ho sempre avuto un orgoglio tenace di essere italiano".

"Io sono figlio della scuola italiana, non sono lo studente della Royal Academy of London, di Vienna o di Berlino ecc.
Di alcune di queste grandi accademie sono diventato membro onorario, ma io sono figlio della scuola italiana,  di Napoli e di Milano. E gli studi classici li ho iniziati a Molfetta, sono, infatti,  per met? pugliese,  nel famoso liceo dove fu allievo Gaetano Salvemini. Quindi vengo da una scuola molto dura ed in giro per il mondo io sottolineo sempre che l'Italia non ? fatta di quegli stereotipi folkloristici, che spesso si riflettono nell'ascolto della musica. Si, perch? quando si ascolta Wagner, Mozart o Strauss vi ? un atteggiamento di grande riverenza e di rispetto, mentre  quando si ascolta Verdi, Bellini, Puccini,  c'? sempre quell'atmosfera un po' cos?, vaga, superficiale, dell'intrattenimento.
Ebbene , "quando si tocca il repertorio italiano e lo si liquida in maniera un po' superficiale,  io che vengo dal sud dell'Italia sento il sangue che sale improvvisamente e pericolosamente verso la testa".

Poi " Noi dobbiamo metterci in testa che ? vero, siamo i fustigatori di noi stessi, abbiamo la facilit? di inginocchiarci allo straniero, ma noi siamo l'Italia. Per?, il teatro Colon di Buenos Aires ? fiero della sua italianit?, perch? la sua storia ? stata portata avanti dagli artisti italiani".  Ed ancora "la prima volta che sono stato l?, vedendo sui muri  i nomi italiani dei direttori d'orchestra e dei cantanti italiani  io improvvisamente ho sentito forte la presenza del mio paese".

E  Muti non esita ad invitare tutti a " fare molto" perch? "Diciamo sempre che la cultura unisce i popoli, ma  mica ? vero ! La musica si che lo fa ! Quando porto l'orchestra ed il coro italiani in un altro paese e invito i musicisti dell'altro paese ad unirsi a noi, musicisti che parlano lingue diverse, appartengono a religioni diverse,  hanno colore della pelle diverso, si siedono vicino ai nostri musicisti e respirano improvvisamente lo stesso sentimento. Ci? che la parola non pu? fare la musica crea".

Eppure, "siamo diventati dei tronfi signori sbandati. Tronfi perch? ci abbandoniamo alla soddisfazione che questa situazione di apprezzamento della nostra cultura ci crea, e non facciamo niente...ma la colpa di questa ignoranza non ? del popolo, ? di chi ci governa,  non questi di oggi.  E' un lungo cammino, nel quale abbiamo abbandonato la cultura, perch? noi siamo (ndr. italian), punto! cullandoci sul nostro passato"  Una condizione che il Maestro riporta alla musica

" la storia della musica, la storia della musica italiana non ? solamente Verdi, Puccini e Mascagni, ma ? la storia  di un paese che ha creato il teatro dell'opera, ha inventato un sacco di forme musicali, il concerto grosso di Arcangelo Corelli, poi Palestrina, Monteverdi. Noi abbiamo una storia dove ci sono giganti come Palestrina e Monteverdi, Alessandro Scarlatti,  Leonardo Leo"  E racconta "quando Wagner va a Napoli e sente la musica di Leo rimane impressionato da tanta grandezza, ma nessuno lo lo conosce.!  Eppure l'Italia ha fatto gli strumenti musicali. Guido D'Arezzo ha dato il nome alle note, e gli strumenti di Stradivari, Amati, Guarnieri, Guadagnini, che tutto il mondo ci invidia e paga milioni di euro per averne uno. Abbiamo fatto tutto questo e ci siamo scordati di tutto questo."

  Si perch? ? cruda e senza remore l'analisi che emerge dalla riflessione di uno dei pi? grandi maestri d'orchestra nel mondo, anche nei confronti dei media, televisione in primo piano.! "Con tutto il rispetto per le altre espressioni musicali ma tante volte io vedo in televisione che si afferma ": questi sono i personaggi che rappresentano nel mondo la musica italiana....sorvoliamo!.  Allora se vogliamo recuperare tutto questo, abbiamo bisogno di una guida importante..." 

Infine, stigmatizza " i rapporti culturali sono fondamentali e  ci? che le parole non possono dire, lo fa la musica. L'arte non ha problemi,  va direttamente al cuore". (05/03/2014-ITL/ITNET)

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