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GIOVANI ITALIANI ALL'ESTERO - AUSTRALIA - ON.FEDI(PD/ESTERO) :"I VISTI VACANZA LAVORO NON SONO UN LASCIAPASSARE PER L'EMIGRAZIONE"

(2013-09-27)

  L'on. Marco Fedi, deputato eletto nelle file del PD nella circoscrizione Estero Australia, Oceania, Africa e Asia ha inviato alla Commissione Continentale dei Paesi anglofoni extra-Europei del CGIE, riunita in questi giorni negli USA, una nota, non potendo partecipare per gli impegni parlamentari in corso in questi giorni.

Fra i temi al centro della riflessione dell'esponente della Circoscrizione Estero, uno dedicato ai giovani che decidono di fare un'esperienza di lavoro in Australia .

Dice Fedi: "Il numero di italiani entrati in Australia con il visto da lavoratore qualificato tra luglio del 2011 e giugno del 2012 ? stato di 130. Nello stesso periodo, sono arrivati 64.406 italiani in Australia, con vari tipi di visto temporaneo di breve o lunga durata come il Temporary Resident Visa, lo Student Visa o il Working Holiday Visa

Quest?ultimo, il visto vacanza lavoro, ? il visto che permette alle persone sotto i trent?anni di lavorare e vivere in Australia per un anno, fino a due anni se un periodo di lavoro lo si trascorre in aree regionali interne.

Tra luglio del 2010 e giugno del 2011, il numero di visti vacanza lavoro concesso a giovani italiani ha subito un incremento del 17%. Il Sole 24 Ore riporta il costo economico di questa perdita. Basandosi sul presupposto che il numero di italiani che hanno trasferito la propria residenza all?estero tramite l?anagrafe AIRE ? di gran lunga inferiore a quanti giovani sono in realt?  emigrati, Il Sole 24 Ore riporta una stima di perdita di capitale umano pari a quasi sei miliardi di dollari. Non si tratta solo di una perdita economica per il paese ma anche di ricadute importanti a livello sociale e culturale, che potrebbero essere meno immediate nel manifestarsi e pi? difficili da quantificare, ma non di meno negative per il nostro Paese.

La prima precauzione, nell'applicazione pratica degli accordi working holiday, ? di chiarire le ragioni per cui si richiede il visto: si tratta di un?opportunit? formativa, di conoscenza e approfondimento e di studio/lavoro ma non di un lasciapassare per l'emigrazione. Questa, infatti, deve seguire canali pi? strutturati per evitare che da un lato i giovani italiani siano sfruttati e dall'altro s?indeboliscano gli effetti positivi di questa esperienza.

La seconda precauzione ? di fissare criteri precisi e di farli rispettare. L'esperienza dimostra che pochi sottoscrivono una polizza sanitaria, invece obbligatoria, e che pochi hanno un conto corrente con il controvalore di 5000 dollari australiani depositati.
Anche in paesi convenzionati con l'Italia in materia di copertura sanitaria, generalmente le norme prevedono coperture solo per 6 mesi e sono escluse patologie croniche. Credo che nella stipula di questi accordi debbano essere chiariti questi aspetti e debba esserci un monitoraggio preciso della loro applicazione pratica.(27/09/2013-ITL/ITNET)

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