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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - INIZIATIVA PATRONATO INCA A TUTELA SALUTE DEI CITTADINI DA CONTAMINAZIONI INQUINANTI IN SARDEGNA

(2013-07-10)

    L?Inca di Cagliari avvia le domande per ottenere le prestazioni in favore dei cittadini affetti da patologie correlate all?esposizione di particelle inquinanti provenienti dai poligoni di tiro.  Un approfondimento della questione che vede al centro un migliaio di cittadini per quanto riguarda la Sardegna viene pubblicato dal Patronato INCA CGIL in un articolo a firma di Sonia Cappelli dell'Ufficio Comunicazione e Informazione del Patronato sul periodico "Esperienze".

"Ci si ammala ancora e, purtroppo si muore ancora per l?esposizione a particelle inquinanti provenienti dai poligoni militari. Dai dati dell?Osservatorio epidemiologico della difesa ? emerso che dal 1991 al 21 febbraio 2012 i casi di malattia e decessi collegati a patologie neoplastiche dei militari sono state 3.761; 3.063 hanno riguardato persone che non sono mai andate in missione all?estero. Tra i civili sono un centinaio i decessi e circa 170 quelli che si sono ammalati di tumore  per l?esposizione o l?ingerimento dei ?contaminanti?  attraverso il cibo e/o l?acqua. 
Anche se l?ultima inchiesta parlamentare, conclusa nel gennaio del 2013, ha affermato che non ci sono certezze sul collegamento causa-effetto tra l?uranio impoverito e le malattie sviluppate tra militari e civili, ha tuttavia ammesso di non poter escludere che ?una concomitante e interagente azione di fattori potenzialmente nocivi possa essere alla base delle patologie e dei decessi osservati?, ribadendo ?l?esigenza di procedere celermente alle bonifiche dei siti inquinati?.
Stiamo parlando non solo delle missioni di pace all?estero, che evidentemente riguardano un esiguo numero di addetti, ma del pi? grande poligono militare, quello di Salto di Quirra, creato nel lontano 1956, con un?estensione di 12.700 ettari che  ? utilizzato come centro di sperimentazione missili, distruzioni delle armi deteriorate, addestramento militare dei paesi della Nato e dell?Est. Una destinazione d?uso che condivide con altri due grandi poligoni militari, quelli di Capo Teulada e Capo Frasca, rappresentando delle vere e proprie ?mine vaganti? per la salute di chi vi lavora e di chi abita nelle vicinanze.
Le patologie tumorali  che si verificano ben oltre la media percentuale nazionale, le morti premature, nonch? la nascita di animali con gravi malformazioni sono testimonianze di un dramma silenzioso che si ripete ormai da troppo tempo.

  ?In questo contesto, abbiamo avviato subito alcune iniziative pubbliche ? spiega Luigi Polastri, coordinatore regionale dell?Inca in Sardegna -  per informare e rendere esigibili i diritti dei lavoratori, soprattutto militari, e dei cittadini. Un modo incisivo per riaffermare anche il ruolo e l?azione di tutela svolto dal patronato della Cgil in un contesto sociale di particolare gravit?. Sono state realizzate diverse assemblee nei centri abitati di Villaputzu e Teulada vincendo non poche resistenze da parte della popolazione. ?Dopo una iniziale diffidenza ? riferisce Polastri ? agli incontri hanno partecipato moltissimi cittadini  che, anche se colpiti in prima persona, erano disinformati sulle possibilit? di ottenere gli indennizzi in caso di riconoscimento delle patologie correlate all?esposizione all?uranio impoverito?.

L?ultimo provvedimento legislativo in ordine di tempo ? il Dpr n. 37 del 3.3.2009, che prevede  un indennizzo per i militari, per il personale civile operante all?estero e in Italia, per i genitori delle vittime, nonch? per tutti i cittadini che risiedono vicino ai poligoni di tiro presenti in varie regioni del nostro Paese.
A difesa dei diritti dei cittadini ? intervenuta anche la magistratura: in particolare le sentenze del Tribunale Civile di Roma del 28.5.2004, del Tribunale di Firenze, Sez. II Civile del 17.12.2008, del Tribunale di Roma, Sex. XII Civile del 1.12.2009.
L?ultima, quella del Tribunale regionale della Campania, n.17232/2010 (di cui abbiamo dato notizia nel  n. 1/2011 di Esperienze)  ha condannato il ministero della Difesa a risarcire anche il danno biologico, in aggiunta all?equo indennizzo gi? liquidato in occasione del riconoscimento della causa di servizio,  ad un militare affetto da tumore alla tiroide, dopo essere stato esposto alle radiazioni ionizzanti dell?uranio impoverito, stabilendo quindi di fatto le responsabilit? del ministero/datore di lavoro per non aver adottato le misure necessarie a tutelare l?integrit? psicofisica e la personalit? morale dei prestatori di lavoro.
Dunque, le ?armi amiche?, per restituire i diritti negati o non conosciuti dai cittadini, ci sono, ma occorre diffondere una informazione capillare, continua e costante in quelle realt? che vivono questa tragedia quotidiana. Di questo ne ? consapevole l?Inca che svolge da tempo un ruolo di ?informatore sociale? su questa delicatissima materia anche con azioni concrete. Infatti, il patronato della Cgil di Cagliari ha gi? avviato un gran numero di domande, per la maggior parte riferite a civili, per ottenere le prestazioni in favore dei cittadini affetti da patologie correlate all?esposizione di queste sostanze. ?Anche se alcune  richieste ? avverte Polastri - sono state respinte dal Ministero  della Difesa perch? a suo parere le persone ammalate non risiedevano nella fascia di territorio circostante il perimetro delle basi militari (1,5 km), per tutte le altre domande, non ci diamo per vinti. Infatti, dopo un?attenta valutazione medico legale, abbiamo avviato le azioni legali per ottenere le prestazioni a cui i cittadini hanno diritto. Noi sindacalisti della tutela individuale, non ci arrendiamo!?.
A Villaputzu, Muravera, San Vito, Perdasdefogu si ? sempre parlato, anche se in maniera sommessa,  della sindrome dei Balcani perch? nell?ambiente, dopo anni e anni di attivit? militare continua e costante, si sono sedimentate sostanze nocive che sono la principale causa dell?insorgenza di patologie tumorali e mutazioni genetiche. Si parla di uranio impoverito, uno dei materiali di scarto derivante dalla raffinazione dell?uranio naturale che viene impiegato per scopi militari all?interno di bombe nucleari o civili e come combustibile per alcuni tipi di reattori nucleari; si parla di Torio che viene nebulizzato nell?aria ogni volta che viene lanciato il missile di fabbricazione francese ?Milan? e che se inalato ? sei volte pi? pericoloso dell?uranio.
Fino al 2004, nel poligono Salto di Quirra sono stati lanciati ben 1.200 missili di questo tipo; si parla di nano particelle che sono state trovate nei tessuti esaminati e che, essendo di dimensioni nanometriche sono in grado di superare le barriere naturali dei polmoni e penetrare all?interno dell?organismo, insediandosi in diversi organi come fegato, reni, milza e cervello.
A poco sono serviti i richiami disperati  dei vari comitati di cittadini e di familiari di militari deceduti in conseguenza dell?esposizione all?uranio impoverito e/o altri contaminanti affinch? emergesse la verit? e venisse fatta giustizia.
A poco ? servita l?indagine ambientale,  del 2010, svolta da due veterinari della Asl di Lanusei e Cagliari, secondo la quale ?il 65% delle persone impegnate negli allevamenti di animali ubicati entro il raggio di 2,7 chilometri dalla base militare di Capo San Lorenzo a Quirra, risulta colpito da gravi malattie tumorali (leucemie linfatiche, linfomi di Hodgkin e non Hodgkin e tumori solidi) e problematiche genetiche (malformazione) negli animali?. Ciononostante, nulla ? cambiato.
Da queste parti ci si deve scontrare con alcune resistenze della popolazione nel prendere coscienza della tragedia perch?, purtroppo, i poligoni rappresentano una realt? industriale significativa che d? lavoro a centinaia di persone. Ci sono militari, ma anche operai; ci sono i tecnici della Vitrosicet, l?azienda collegata all?aeronautica, specializzati in sistemi elettronici impiegati nel poligono.
In una zona, gi? arida di lavoro, ? pi? facile che si radichi la convinzione che ? meglio rinunciare a un po? di salute pur di difendere il posto di lavoro. In questo contesto giocano un ruolo determinante anche grandi interessi economici. Basti pensare, infatti, che  l?affitto del poligono costa 50.000 euro l?ora e quando nel centro operano pi? soggetti (contingenti stranieri e industrie che producono  armamenti) la cifra arriva a toccare il milione di euro; a tanto ammonta ci? che incassa il ministero della Difesa.
Tuttavia ? ancora forte la voglia di reagire. Il capo della procura di Lanusei, Fiordalisi, (ora trasferito alla Procura della Repubblica di Tempio Pausania) ha avviato un procedimento d?ufficio per indagare sulla vicenda, indicando una serie di reati che vanno dall? ?omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri? al ?falso ideologico per aver cercato di nascondere il disastro ambientale?. Il magistrato ha messo sotto accusa colonnelli, tecnici, ricercatori, medici, sindaci.  Spetta adesso al Gup, nell?udienza fissata per il prossimo 17 luglio, decidere se mandare a processo gli accusati e scardinare cos? un sistema di diffusa omert? a difesa di interessi economici privati e non,  riaffermando con maggior vigore il principio dettato dall?art. 32 della Costituzione sulla tutela della salute come fondamentale diritto dell?individuo e interesse della collettivit?.
Intanto al processo - conclude l'esponente dell'INCA - sono 62 le parti civili che si sono costituite contro il ministero della difesa: oltre ai parenti delle vittime, i pastori sfrattati dal Poligono di Salto di Quirra, associazioni ambientaliste, la Provincia di Cagliari, i Comuni di Villaputzu, Ulassai, Tertenia e Villagrande e persino una decina di abitanti che, pur non lamentando danni diretti, rivendicano il danno da esposizione."(10/07/2013-ITL/ITNET)

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