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ITALIANI. ITALIANI ALL'ESTERO - MEZZOGIORNO E FEDERALISMO FISCALE - BIANCHI (SVIMEZ): IN DIREZIONE OPPOSTA ALL'IDEA DELLA NUOVA EUROPA "LA COESIONE AIUTA LA CRESCITA"

(2022-11-28)

  "Il cantiere sull’autonomia differenziata è stato formalmente riaperto dal Ministro per gli Affari Regionali Calderoli. L’impressione è che si stia andando velocemente verso un’attuazione “integrale” delle proposte di autonomia: una legge di attuazione; la possibilità di chiedere il decentramento di tutte le materie, compresa l’istruzione; l’inemendabilità da parte del Parlamento delle intese Stato-Regione; il finanziamento delle nuove competenze regionali sulla base della spesa storica. Si tornerebbe, in sintesi, a quattro anni fa, rimuovendo i cambiamenti intervenuti da allora, sia nel contesto economico e sociale del Paese (Pandemia, PNRR e ora gli effetti della guerra in Ucraina), sia negli approfondimenti tecnici sulle precedenti proposte di riforma."  ha sottolineato il Direttore della SVimez Luca Bianchi, facendo presente che:

"Il Paese è stato colpito da shock globali ai quali è velletario pensare di rispondere con politiche pubbliche frammentate a livello territoriale. La pandemia ha fatto vacillare il mito dell’efficienza dei sistemi sanitari delle regioni del Nord, facendo emergere l’esigenza, soprattutto nella campagna vaccinale, di strategie nazionali. Una richiesta così estesa di competenze da parte delle Regioni del Nord, dall’energia ai trasporti, dalla politica industriale alla ricerca, appare oggi incompatibile con il grande piano di ammodernamento del Paese previsto dal PNRR.

Nel merito, quanto emerso dalla bozza di legge di attuazione sembra riportare la discussione al punto di partenza, riproponendo aspetti respinti da puntuali osservazioni di organismi tecnici nazionali, quali il Dipartimento Affari Legislativi della Presidenza del Consiglio (DAGL) e l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB).

La stessa Commissione istituita dalla Ministra Gelmini presieduta dal compianto prof. Beniamino Caravita aveva chiaramente sostenuto che la devoluzione di tutte le competenze richieste avrebbe determinato non autonomie differenziate, ma vere proprie nuove Regioni “speciali”.

Nonostante tutto questo, ora si ripropone addirittura la possibile concessione di competenze nel campo dell’istruzione, correndo il rischio di avviare un vero e proprio processo separatista: programmi diversi a livello regionale, sistemi di reclutamento territoriale e meccanismi di finanziamento differenziati. Non dimentichiamo che l’istruzione è anche la voce più rilevante dal punto di vista finanziario: circa 5 miliardi di euro in Lombardia e poco meno di 3 miliardi in Veneto, una quota compresa tra il 15 e il 18% dei rispettivi bilanci regionali; migliaia di docenti che transiterebbero nei ruoli regionali con effetti sulla contrattazione nazionale e possibili differenziazioni salariali territoriali (nuove gabbie salariali).

Si ripropone, in sostanza, il vecchio modello dell’autonomia “per chi se la può permettere”, basato sulla spesa storica. Un modello in aperto contrasto con l’attuazione ordinata del federalismo fiscale del quale avrebbe bisogno il Paese. Il modello previsto dalla Legge 42/2019 che, in un curioso paradosso, porta la firma del Ministro Calderoli che ora dovrebbe firmare le intese.

Si rimanderebbe ulteriormente il superamento della spesa storica. Un criterio che danneggia i cittadini governati da amministratori inefficienti o che meno hanno speso per i servizi a causa di una sperequata distribuzione territoriale delle risorse. Un punto debole dell’autonomia differenziata è proprio quello di assumere quel criterio a base del finanziamento delle funzioni da decentrare, ritardando la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni: l’architrave di un nuovo sistema di distribuzione delle risorse che realmente valorizzerebbe la responsabilità contemplando gli obiettivi di efficienza e giustizia sociale. L’autonomia differenziata, invece, cristallizzerebbe i divari di cittadinanza tra territori, rinunciando all’obiettivo di un Paese più giusto.

Riprendere un’attuazione ordinata del federalismo fiscale, come previsto dal PNRR, dovrebbe essere l’obiettivo condiviso. Nell’interesse nazionale, degli amministratori locali e dei cittadini, del Nord e del Sud. Procedere su questa strada, senza scorciatoie o altri strappi, priverebbe la classe dirigente, in primis quella meridionale, dell’alibi del centralismo avaro, utile per rivendicare più risorse e nascondere le inefficienze, che creano più danni dove i bisogni sono maggiori; un alibi che resisterebbe in un sistema di autonomie asimmetriche, a trazione nordista, incardinato nel nostro federalismo incompiuto. E il federalismo, quello vero, metterebbe davvero i cittadini, soprattutto quelli meridionali, nelle condizioni di valutare la qualità delle classi dirigenti locali.

La “nuova” Europa, che solo temporaneamente ha accantonato l’austerità, ha fatto sua l’idea che le disuguaglianze vanno ridotte non solo per motivi di equità ma perché la coesione aiuta la crescita. Con l’autonomia differenziata il Paese, invece, andrebbe in direzione opposta, cristallizzando i divari tra cittadini e territori, senza sanare quella frattura che ha reso il Paese più debole."(28/11/2022-ITL/ITNET)

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