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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ARCHEOLOGIA - "COLORI DEI ROMANI": ALLA CENTRALE MONTEMARTINI I MOSAICI DALLE COLLEZIONI CAPITOLINE
(2021-04-27)
Si è aperta oggi 27 aprile la mostra "Colori dei Romani. Mosaici dalle Collezioni capitoline", promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, che presenta al pubblico un’ampia selezione di mosaici, capolavori delle collezioni capitoline poco conosciuti al grande pubblico: un evento importante per raccontare, attraverso la trama colorata di queste opere, brani di storia della citta? di Roma, illustrando nel modo più completo i contesti originari di rinvenimento. La mostra è a cura di Claudio Parisi Presicce, Nadia Agnoli e Serena Gugliemi. La progettazione e la direzione dei lavori di allestimento sono a cura degli architetti della Sovrintendenza Roberta De Marco e Monica Zelinotti, con la collaborazione di Maria Cucchi e Simonetta De Cubellis. La guida breve alla mostra è pubblicata da Campisano Editore. Accanto ai mosaici sono esposti anche gli affreschi e le sculture che insieme a essi costituivano l’arredo degli edifici di provenienza; questa presentazione d’insieme consente di interpretare le scelte iconografiche, i motivi decorativi, l’aspetto formale delle opere come espressione del gusto e delle esigenze dei committenti, offrendo cosi? un significativo spaccato della società romana in un ampio periodo compreso tra il I secolo a.C. e il IV d.C. La ricca e preziosa documentazione d’archivio, messa a corredo delle opere esposte, illustra i rinvenimenti con foto storiche, acquarelli e disegni, testimonianze che aiutano a raccontare il clima e le circostanze che determinarono queste scoperte: le trasformazioni urbanistiche e il fervore edilizio che caratterizzarono la storia di Roma tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi decenni del secolo scorso, quando, parallelamente al progressivo ampliamento della città per far fronte alla sua nuova funzione di capitale d’Italia, fu scritta una delle più “fortunate” pagine dell’archeologia romana.
Alcuni dei mosaici esposti alla Centrale Montemartini sono stati presentati nel 2019 in una mostra di grande successo allestita in tre sedi dell’area geografica balcanica: la prima e la seconda dal titolo “Visioni colorate dell’antica Roma. Mosaici dai Musei Capitolini” nel National Archaeological Institute with Museum at the Bulgarian Academy of Sciences a Sofia (16 maggio-3 agosto 2019) e nella Galleria Nazionale dell’Armenia a Jerevan (9 agosto-29 settembre 2019), la terza dal titolo “Antica Roma a colori. Mosaici dai Musei Capitolini” nel Museo della Georgia Simon Janashia di Tbilisi (10 ottobre-10 dicembre 2019).
L’esposizione si articola in quattro sezioni tematiche, all’interno delle quali il percorso segue un ordine cronologico.
1. L’arte del mosaico presso i romani. La storia e la tecnica
La prima sezione introduce alla storia dell’arte del mosaico. Le opere scelte rappresentano tutte le tipologie dei pavimenti e delle decorazioni musive parietali, consentendo di illustrare attraverso le tecniche, i materiali, i colori, i motivi decorativi, l’evoluzione stilistica e la trasformazione dell’arte musiva nel corso del tempo. Dal più semplice decoro alla più complessa narrazione, i mosaici esposti sono l’espressione più alta e raffinata di capacità tecnica e di ispirazione artistica.
2. Vivere e abitare a Roma tra la fine dell’età repubblicana e l’età tardo-antica: le dimore di lusso e i contesti domestici
La seconda sezione, contraddistinta dal colore verde, presenta i mosaici provenienti dalle dimore di lusso, che a partire dall’età repubblicana caratterizzavano alcuni settori della città antica. Il percorso segue un criterio cronologico, passando dagli esemplari più antichi – come il grande mosaico policromo a cassettoni, scoperto presso la Villa Casali al Celio – a quelli via via più recenti, fino ad arrivare al IV secolo d.C., epoca alla quale appartiene il mosaico con busto di stagione, forse parte dell’ornamento pavimentale di un edificio che ricadeva nella proprietà dell’imperatore Gallieno.
Fa da quinta scenografica a questa sezione lo straordinario mosaico parietale con la scena della partenza di una nave dal porto, preziosissimo ornamento della domus di Claudius Claudianus, una ricca dimora che sorgeva sul Quirinale nella seconda metà del II secolo d.C. La ricchezza della casa era ostentata con preziose sculture e sontuosi oggetti di arredo, che sono stati per la prima volta presentati in questa mostra a testimonianza del prestigio sociale, del gusto abitativo e dell’esigenza di autorappresentazione del proprietario.
Tra il 1875 e il 1901, nel corso dei lavori per l’apertura di Via Nazionale, nel giardino di Palazzo Rospigliosi Pallavicini, furono scoperti alcuni ambienti di una ricca dimora aristocratica che occupava le pendici sud del collis Mucialis, una delle alture del Quirinale.
Gli ambienti, tra i quali un grandioso ninfeo da cui furono distaccati i tre preziosi mosaici parietali esposti in mostra, sono stati ritenuti di proprietà dei Claudii Claudiani, gens di rango senatorio, la cui presenza nella zona è attestata dalla scoperta di alcuni segmenti di conduttura idrica iscritti.
Da scavi non meglio documentati, ma sempre ascrivibili alla stessa area del Quirinale, proviene un architrave con un’iscrizione che ricorda il Balineum Claudianum, terme private pertinenti alla stessa proprietà.Un importante esponente di questa famiglia fu Claudius Claudianus, illustre personaggio di origine africana che rivestì numerose cariche politiche durante il regno degli imperatori Settimio Severo e Caracalla, tra la fine del II e i primissimi anni del III secolo d.C.; il suo nome appare sulla conduttura dell’acqua in piombo scoperta nello scavo del ninfeo ed esposta in mostra.
E’ probabile che il tema del grandioso mosaico parietale con nave e faro sia strettamente connesso con l’attività di Claudianus, nato in Africa e impegnato nei commerci transmarini tra l’Italia e l’Egitto. La ricchezza della casa era ostentata con preziose sculture e sontuosi oggetti di arredo, come quelli rivenuti sotto palazzo Rospigliosi. Le sculture, in particolare le statue, riproducono i modelli greci, nobilia opera sempre presenti nei programmi decorativi delle dimore aristocratiche urbane ed extraurbane, domus e ville. Il gusto dei committenti, sempre più rivolto alla cultura figurativa greca, prediligeva i capolavori classici, che divenuti soggetti di genere, si inserivano bene nell’arredo di ninfei e giardini. Alla fine del III secolo d.C. la domus di Claudianus fu ricoperta dalla costruzione delle Terme di Costantino, nelle quali furono riutilizzate le strutture più antiche come zona di servizio dell’edificio termale
3. Gli spazi del sacro: la basilica Hilariana
La Basilica Hilariana, sede del collegio dei sacerdoti addetti al culto di Cibele e Attis, è l’esempio emblematico di un apparato decorativo in cui tutti gli elementi dell’arredo concorrono alla narrazione del contesto e della sua funzione. I primi resti archeologici della Basilica Hilariana vennero alla luce tra il 1889 e 1890 durante gli scavi per la costruzione dell’ospedale militare del Celio. L’edificio aveva incredibilmente preservato in situ un insieme di reperti significativi per l’identificazione stessa del monumento, tra i quali due mosaici straordinariamente conservati, esposti nella sezione.
Manius Poblicius Hilarus era il ricco mercante di perle che sostenne gli oneri finanziari per la costruzione della basilica che da lui prese il nome; sulla soglia dell’edificio l’iscrizione a mosaico recitava: “A chi entra qui, e alla Basilica Hilariana, siano gli dèi propizi”. Conosciamo anche il volto del generoso benefattore: si conservano, infatti, il suo ritratto e la base della sua statua, posta all’ingresso dell’edificio, che al momento della straordinaria scoperta fu accuratamente documentato con tavole acquarellate, anch’esse esposte in mostra con tutti gli elementi dell’apparato decorativo scultoreo e musivo.
4. I mosaici degli edifici funerari nelle necropoli del suburbio di Roma
Nel repertorio sepolcrale la decorazione – che si tratti di temi figurati, di motivi ornamentali o di soggetti mitologici – è volta sempre a esaltare le qualità del defunto e a rievocare i valori collettivi fondamentali della società romana.
I mosaici presentati in questa sezione sono tutti cronologicamente inquadrabili nel II e III secolo d.C. e provengono da contesti funerari situati nelle aree suburbane della città.
Con i suoi colori vivaci, il mosaico ottagonale con pavoni è un esempio emblematico di un motivo decorativo carico di significati escatologici e salvifici: il pavone, uccello sacro a Dioniso, perdendo ogni anno la coda e rimettendola in primavera con lo sbocciare dei fiori, allude alla rigenerazione oltre la morte. I documenti di archivio messi a corredo dell’esposizione mostrano il contesto di rinvenimento: il mosaico costituiva la parte centrale del pavimento di una ricca tomba di famiglia situata lungo la via Appia.
La nascita dei pavimenti a mosaico“I pavimenti ebbero origine in Grecia e furono abbelliti con arte analoga alla pittura”: con queste parole Plinio il Vecchio, la più importante fonte letteraria sull’argomento, attribuisce ai Greci l’origine del pavimento decorato, per poi continuare illustrandone le modalità tecniche di esecuzione.
Per quanto riguarda invece il termine “mosaico”, la sua origine resta incerta: l’uso della parola in epoca classica è sconosciuto, compare nella letteratura latina solo in epoca tarda. Una delle ipotesi è che il termine derivi dall’aggettivo musivum, “opera degna delle muse”, con riferimento alle decorazioni applicate nelle grotte dedicate alle muse e alle ninfe, dalle quali avrebbe avuto origine la tecnica del mosaico.
La selezione delle opere in mostra costituisce una preziosa sintesi del grande patrimonio decorativo dell’arte romana, che dal più semplice decoro alla più complessa narrazione trova nei mosaici di Roma l’espressione più alta e raffinata di capacità tecnica e ispirazione artistica.
Colori dei Romani. I mosaici dalle Collezioni Capitoline ai Musei Capitolini, Centrale Montemartini, via Ostiense 106, Roma dal 27 aprile al 15 settembre 2021. Orari Da martedì a domenica ore 9.00 – 19.00; Chiuso il 1° maggio
L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura. Biglietteria È consigliato l’acquisto online dei biglietti o tramite call center 060608. Per i cittadini non residenti nel territorio di Roma Capitale: intero € 10,00; ridotto € 9,00.
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): intero € 9,00; ridotto € 8,00. Ingresso gratuito e ridotto per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Per i possessori della MIC Card l’ingresso è gratuito. I possessori MIC card e gli aventi diritto alla gratuità possono prenotare tramite 060608. Prevendita consigliata e turni di ingresso contingentati salvo differenti disposizioni dell’Amministrazione di Roma Capitale.
Per entrare al museo Attesa del proprio turno a distanza di sicurezza (almeno 1 mt). Misurazione temperatura con termoscanner (non è possibile accedere con temperatura uguale o superiore a 37.5). Esibire il biglietto digitale o la stampa cartacea del print@Home senza passare dalla biglietteria.
Nel museo È obbligatorio l’uso della mascherina. Vietati gli assembramenti. Distanza di sicurezza (almeno 1 mt), a eccezione delle famiglie. È disponibile il gel per mani/guanti. Ingresso ai wc contingentato. Si prega di seguire la segnaletica.
Promotori Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali Mostra a cura di Claudio Parisi Presicce, Nadia Agnoli, Serena Guglielmi . Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Realizzazione Guida Breve Campisano Editore Info mostra Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00). (27/04/2021-ITL/ITNET)
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