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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ITALIA FRANCIA SPAGNA - DAL FUTURISMO ALL'ASTRATTISMO OPERE DI REGINA A BERGAMO, PARIGI E BILBAO. INTERVISTA IN ANTEPRIMA ALLE CURATRICI C.GATTI (GAMEC) E C.MACEL (C. POMPIDOU)

(2021-04-01)

  Il dovuto omaggio all'artista  Regina delle citta' di Bergamo e Parigi: intervista con Chiara Gatti, curatrice della mostra alla GAMeC e con Christine Macel, curatrice della mostra al Centre Pompidou ed al Gugghenheim di Bilbao

Un percorso artistico  iniziato sotto il segno del futurismo e  conclusosi con l'astrattismo  geometrico, con  lunghe pause dedicate al mondo della natura.
Una propensione a misurarsi con vari mezzi espressivi ed a sperimentare materiali inediti come l’alluminio, il plexiglass, la carta vetrata.
Regina aveva un carattere riservato, quasi schivo, che la teneva lontana dai riflettori e dal grande pubblico  ma non le impediva  di respirare l’air du temps e di  elaborare una sua ‘cifra stilistica’, molto autonoma,  tutta da scoprire. Stiamo parlando di Regina Cassolo Bracchi (1894-1974), in arte Regina, l’artista a cui la GAMeC di Bergamo dedica  la  prima retrospettiva allestita in un museo italiano.

“Questa e’ una classica mostra di scoperta, in cui si tende a riportare alla luce un personaggio straordinario rimasto in secondo piano” afferma in un’intervista, in anteprima ad Italian Network, Chiara Gatti, curatrice dell'evento espositivo insieme a Lorenzo Giusti.

“A dire il vero, alcune sue opere erano state  inserite nella mostra ‘L’altra meta’ dell'Avanguardia' di Lea Vergine e la stessa critica d’arte aveva a lungo lavorato su Regina. Ed aveva anche partecipato alla rassegna sulle futuriste allestita al Man di Nuoro e in quella sul Primitivismo nella scultura del Novecento, svoltasi a Lugano. Un'altra sua mostra si era  tenuta nel 2010 alla Fondazione Ambrosetti.  Quella alla GAMeC, pero’, e’ la prima grande retrospettiva allestita in un museo pubblico,”  aggiunge Chiara  Gatti, sottolineando la  partecipazione  di Regina, negli anni Trenta, a diverse Biennali, alle Quadriennali di Roma e alle mostre della Milano del Dopoguerra.

“Regina ha  partecipato in modo attivo alla vita culturale del suo tempo. Unica donna nel Mac, il  Movimento per l’Arte concreta,  . un'affermazione di emancipazione davvero importante. Come artista si e’ sempre distinta  per una ricerca sua, totalmente autonoma, e rivoluzionaria da certi punti di vista. E’ stata tra i primissimi artisti ad usare, alla fine degli anni Quaranta,  il plexiglass nelle sculture e sicuramente la prima ad utilizzare, alla fine degli anni Venti,  l’alluminio. Ha sperimentato materiali inediti che pochi in Europa stavano utilizzando. Solo grandi artisti internazionali, come Gabo o Calder,  e lei lo ha fatto  contemporaneamente. Non a seguire !  C'é arrivata con  il suo piglio intuitivo. Timida, si teneva un po’ in disparte ma  si ‘sfogava’ nelle sue ricerche plastiche  in modo indipendente. E forse la sua timidezza l’ha preservata da contaminazioni e ha lasciato emergere la sua autonomia di linguaggio,”  afferma in una ammirata riflessione Chiara Gatti.

La mostra è nata dall’acquisizione, da parte della GAMeC e del Centre Pompidou di Parigi, di un importante nucleo di opere dell’artista recentemente donate alle due  istituzioni museali  dall’Archivio Zoe e Gaetano Fermani. Grazie a questa donazione, il museo  di Bergamo ha ricevuto quaranta opere, soprattutto lavori in carta e modelli, che vanno dal periodo Futurista agli anni Settanta. Al Centre Pompidou sono andate, invece, quindici creazioni prevalentemente astratte degli anni Cinquanta, tra cui disegni e sculture. Una donazione che permettera' alle opere dell'artista di avere una collocazione permanente a livello  internazionale.

Molto ricco il percorso espositivo allestito alla GAMeC, articolato in modo cronologico, che propone duecentocinquanta lavori di Regina tra cui sculture, mobile, disegni, cartamodelli e taccuini prestati per lo piu' dalla Collezione-Archivio Zoe e Gaetano Fermani  di Milano e dal Museo a lei dedicato di Mede Lomellina, il suo paese  natale, dove e’ conservata una parte significativa della sua produzione.

“Il percorso, suddiviso in nove sezioni,  prende il via dagli anni Venti  per arrivare sino agli anni Settanta. Siamo partiti dalla sua formazione accademica, spiega Chiara Gatti, per passare al Futurismo e infine al MAC, soffermandoci su alcuni step intermedi dedicati alla natura. Regina era infatti  un’amante dei temi naturali  e nel percorso abbiamo inserito anche il suo gigantesco erbario, realizzato durante la guerra,  che comprende cinquecento disegni. Ne esponiamo una settantina: sono fiori  che ha disegnato pistillo su pistillo, petalo su petalo,  come una botanica. E da questo erbario escono i suoi motivi astratti:  le forme  di questi fiori diventano infatti forme geometriche. Tutto nasce dall' osservazione della natura" prosegue, Gatti. "Dai soffioni, per esempio, trae i primi gessi delle sue sculture e da queste passa ai mobile di plexiglass che divengono volumi puri, pura astrazione.”

Diverse le creazioni  da segnalare lungo il percorso  tra cui ‘Il paese del cieco’, un’opera di passaggio tra il futurismo e l’astrazione articolato in dodici pezzi che parte da dei disegni per arrivare a delle  sculture in alluminio.
“E’ un ciclo che comincia con delle manine  in aria disegnate sul suo taccuino. Manine  che toccano delle forme solide, ricompaiono poi su dei modelli in carta ed,  infine, scompaiono per  lasciare posto ad un luogo geometrico, totalmente astratto. E’ la percezione sensoriale che dalla mano, dal tattile, passa ad una forma di astrazione  concettuale” precisa la curatrice della GAMeC.

Altrettanto singolari i modelli di carta, esposti per la prima volta in assoluto: delle maquette, quasi dei piccoli diorami, imbastiti con degli spilli che l’artista costruiva immaginando gia’ di  proiettarli in una dimensione scultorea. Creazioni dove il piglio sartoriale incontra lo sguardo dell’architetto.
"Abbiamo una sequenza  importante di questi cartamodelli che rivelano la genesi larvale del suo lavoro. Tra questi ‘L'amante dell’aviatore'  di cui proponiamo la maquette di carta e  poi l’opera in metallo. Ed, infine, voglio  ricordare ‘Areosensibilita’, un pezzo molto grande realizzato prima in carta e poi  in alluminio  che ritrae una figura di donna attraversata dal vento e dalla velocita’,"  aggiunge la curatrice sottolineando come la mostra alla GAMeC sia gemellata con la rassegna sulle donne e l'astrazione nel Ventesimo secolo  in programma a maggio  al Centre Pompidou a Parigi, un evento espositivo che presentera’ anche i lavori di Regina recentemente donati al museo francese.

“Nel preparare questa  mostra, 'Elles font l’abstraction’, che ripercorre  la storia globale dell’astrattismo femminile dal 1860 al 1980, ho ristudiato alcune artiste italiane moderne  tra  cui  Regina,  di cui Lea Vergine parlava nel suo testo 'L'altra meta dell’avanguardia’,”  afferma in un’intervista in anteprima ad Italian Network Christine Macel, Conservatrice Cheffe du Service Création Contemporaine del Centre Pompidou e curatrice della rassegna.

"Grazie alla GAMeC di Bergamo e in particolare a Lorenzo Giusti e a Chiara Gatti, sono riuscita ad entrare in contatto  con i Fermani  che, con grande generosita’, hanno deciso di donare alcune opere di Regina al Centre Pompidou. Per la precisione cinque sculture e numerosi disegni degli anni Cinquanta, momento in cui l’artista si è avvicinata al MAC,” spiega Christine Macel.

“In questa rassegna ci saranno cosi' tutte, o quasi tutte, le opere di Regina donate al Centre Pompidou. Attraverso le sue creazioni aeree, originali, intimiste, ho inteso far emergere il suo contributo all’Astrattismo del dopo guerra. Pur avendo  a lungo conservato  nella sua ricerca riferimenti al mondo organico e meccanico, Regina aveva infatti una sensibilita’ aerofuturista,”  aggiunge Christine Macel, sottolineando la ricchezza del suo linguaggio.   

“E’ un'artista  in continua trasformazione: ne sono la prova sia la grande varieta’ dei suoi disegni  poi trasformati in sculture che il suo sperimentare materiali diversi,” conclude Christine Macel, precisando che nella mostra,  in programma il prossimo  autunno anche al Guggenheim di Bilbao,  saranno presenti altre artiste italiane, tra cui Bice Lazzari e Carla Accardi.

In occasione della retrospettiva, sarà pubblicata da GAMeC Books ed Éditions du Centre Pompidou, una monografia  con saggi di Christine Macel, Lorenzo Giusti, Chiara Gatti, Paolo Campiglio e Paolo Sacchini.

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Nata nel 1894 a Mede Lomellina (Pavia) in una modesta famiglia, Regina si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera. Già alla metà degli anni Venti produce sculture in gesso, marmo e bronzo, sebbene ancora figurative.
Negli anni Trenta, a contatto con il gruppo dei futuristi milanesi, crea sottili sculture in  latta, alluminio, stagno, celluloide e zinco.
Nel 1928 espone a Milano nella I Mostra regionale d’arte lombarda e nel 1931 tiene una personale alla Galleria Senato.
Invitata a partecipare al movimento futurista da Fillia, nel 1933  prende parte alla mostra Omaggio futurista a Umberto Boccioni alla Galleria Pesaro e nel 1934 sottoscrive il Manifesto dei futuristi venticinquenni e il Manifesto dell’aeroplastica futurista.

Nel 1934, ’36, ’38 e ’40 Regina partecipa alla Biennale di Venezia e nel 1935 e ’39 alla Quadriennale di Roma.

Nel frattempo si interessa al teatro e al cinema creando costumi per il teatro d’avanguardia Arcimboldi e bozzetti e maschere in alluminio e ferro.

Nel 1937 Regina studia e lavora a Parigi, dove conosce André Breton.  Qui incontra anche Paul Rosenberg, il grande mercante d'arte dell’avanguardia, il quale  colpito dalla sua ricerca le propone un contratto di galleria poi sfumato a causa della guerra.
Nel 1938 manifesta interessi neocostruttivisti ed è ancora con i futuristi nella rassegna sull'aeropittura alla Galleria del Milione di Milano.

Nel secondo dopoguerra, si interessa all’astrattismo e realizza la prima litografia e la prima fotografia astratta (1948). Insieme al MAC, a cui Regina si avvicina nel 1951 grazie a Bruno Munari, partecipa a varie mostre dell’astrattismo storico italiano con strutture in plexiglas bianco, trasparente e colorato e in rodoid.
Nel 1955 viene invitata alla Biennale di San Paolo del Brasile. Negli anni Sessanta, crea opere sul tema del Suono delle campane.  Regina muore nel 1974 a Milano.  (01/04/2021-Letizia Guadagno - ITL/ITNET)

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