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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ARCHEOLOGIA E TECNOLOGIA IN UNA GRANDE MOSTRA - OLTRE 160 REPERTI -AL MANN DI NAPOLI SUI GLADIATORI

(2021-03-31)

“Gladiatori”: sino al 6 gennaio 2022, al MANN, la grande mostra che unisce archeologia e tecnologia con 160 reperti nel Salone della Meridiana . “L’esposizione racconta non solo il mito, ma anche la dimensione umana dei Gladiatori” afferma il Direttore del Mann Giulierini.  Un grande evento della programmazione 2021 del Museo Archeologico Nazionale di Napoli; la mostra che coniuga archeologia e tecnologia per raccontare un mito di tutti i tempi; il progetto scientifico che, senza sacrificare il rigore metodologico, unisce istituzioni italiane e straniere sotto l’egida di un condiviso percorso di conoscenza.

Sono tanti i modi per definire “Gladiatori”, l’esposizione che, presentata in anteprima digitale il 31 marzo, è in programma al MANN sino al 6 gennaio 2022.  Cuore dell’allestimento sono centosessanta reperti che, nel Salone della Meridiana, risultano suggestivi tasselli di un affascinante viaggio di ricerca in sei sezioni: 1) Dal funerale degli eroi al duello per i defunti; 2) Le armi dei Gladiatori; 3) Dalla caccia mitica alle venationes; 4) Vita da Gladiatori; 5) Gli Anfiteatri della Campania; 6) I Gladiatori “da per tutto”.

Parte integrante dell’itinerario è la “settima sezione” tecnologica che, intitolata significativamente “Gladiatorimania” e concentrata nel Braccio Nuovo del Museo, costituisce un vero e proprio strumento didattico e divulgativo per rendere accessibili a tutti, adulti e ragazzi, i diversi temi della mostra.

"Idoli delle folle, bramati dalle donne e protagonisti di storiche ribellioni, i gladiatori furono baciati da una fama che già alla loro epoca varcò i confini delle arene e che nel corso dei secoli si è ulteriormente ingigantita", dice il direttore del MANN, Paolo Giulierini "Basta pensare ai tanti film che ne hanno spettacolarizzato le vicende o al ruolo che il termine stesso ha assunto nel nostro vocabolario e nella quotidianità."
Quante volte abbiano definito "gladiatori" gli idoli dello sport e del calcio in particolare? E “Gladiatori del nostro tempo”  sono certamente donne e uomini coraggiosi che si battono per  portare al successo nobili missioni, primi tra tutti  gli 
operatori sanitari  in lotta contro Covid-19.  La mostra ha l'ambizione di raccontare non solo il mito, ma anche la dimensione umana del gladiatore: non ne nasconde gli elementi più duri, ma li inserisce in una cornice più ampia, rivelando gli uomini sotto gli elmi e il contesto storico in cui vivevano. Da un certo punto di vista, è l'esposizione più sofferta e simbolica che abbiamo realizzato al MANN: come gli antichi gladiatori, oggi ci sentiamo tutti un po' feriti e sofferenti. Ma, prendendo spunto dal loro coraggio e dalla loro tenacia, siamo pronti a rialzarci".

“Gladiatori” è frutto di un’intensa rete scientifica interistituzionale: la prima tappa dell’allestimento è stata presentata all’Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig ed è nata dalla volontà di narrare la fortuna degli antichi spettacoli in tutte le aree dell’Impero Romano; oggi, l’esposizione al Museo Archeologico Nazionale di Napoli si arricchisce del focus sugli Anfiteatri Campani ed, ancora, del taglio interattivo di “Gladiatorimania”.

Tra le partnership prestigiose di “Gladiatori” non può mancare, naturalmente, il Parco Archeologico del Colosseo, che è unito al MANN da un protocollo d’intesa per valorizzare la comune programmazione culturale. “Gladiatori”, inoltre, conclude un percorso di ricerca che ha previsto la collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei per la realizzazione di itinerari espositivi sui legami tra l’antica città vesuviana e gli Egizi, i Greci, gli Etruschi e Roma: quest’ultima tappa è rappresentata da “Pompei 79 d.C. Una storia romana”, in programma al Parco Archeologico del Colosseo, cui il MANN ha prestato un consistente nucleo di importanti reperti.

Le sezioni della mostra

Dal funerale degli eroi al duello per i defunti
Un viaggio a ritroso nel tempo per intraprendere il percorso di visita: la prima sezione della mostra rintraccia, nei riti funerari e nei combattimenti in onore dei defunti, gli elementi che costituiscono gli antecedenti delle esibizioni dei Gladiatori.
Tra i nove manufatti esposti in questo segmento iniziale dell’allestimento, si parte naturalmente dal Vaso di Patroclo (340-320 a.C.), appartenente alle collezioni del MANN: il cratere fu scoperto casualmente a Canosa nel 1851, all'interno di una monumentale sepoltura sotterranea destinata ad ospitare le spoglie di un cavaliere. Il vaso, alto oltre un metro e mezzo, presenta una ricca decorazione: la scena principale si sviluppa su tre registri e si ispira all'Iliade di Omero. Il centro della raffigurazione è occupato dalla pira che, identificata dalla scritta "Patroklou taphos" (tomba di Patroclo),
era stata fatta preparare da Achille per il funerale dell'amico morto.

Al IV sec. a.C. risalgono le lastre provenienti dalla Necropoli del Gaudo di Paestum; si tratta della tomba 7, tra cui spiccano, in particolare, due raffigurazioni: la prima scena è una lotta tra guerrieri, accompagnati da una suonatrice di doppio flauto; la seconda è una caccia al cervo.
In questa sezione, si può ammirare anche il rilievo con scena di combattimento di Gladiatori (I sec. a.C.), rinvenuto a Roma sulla via Ostiense: il reperto, custodito al Museo Nazionale Romano e proveniente da un antico monumento funerario, è messo in dialogo con l’opera di Francesco Morelli, che riproduce la decorazione ormai perduta della tomba pompeiana detta di Umbricio Scauro.
L’olio su tela di Francesco Netti riflette la rilettura contemporanea del mito dei gladiatori: nel dipinto, in prestito dal Museo di Capodimonte, la raffigurazione degli eroi al triclinio dopo il combattimento all’arena.

Le armi dei Gladiatori
Non semplici strumenti per lo scontro con gli avversari, ma simbolo della provenienza etnica e delle classi dei Gladiatori: in mostra, è possibile ammirare i circa cinquanta esemplari della celebre collezione di armi, provenienti soprattutto da Pompei ed appartenenti al patrimonio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

I reperti (tra questi, elmi, scudi, schinieri, spallacci, cuspidi di lancia, pugnali, spade), soltanto sporadicamente esposti all’Archeologico nella loro completezza, entreranno a far parte del nuovo ed ampliato allestimento pompeiano del MANN: nella sua varietà e ricchezza, fu proprio questa raccolta ad essere fonte d’ispirazione per il celebre film sui Gladiatori di Ridley Scott e con Russel Crowe.

La collezione rappresenta la più celebre raccolta di armi di epoca romana giuntaci dall’antichità: nel Settecento, fu ritrovata Pompei nel Quadriportico dei Teatri, adibito a Caserma dei Gladiatori dopo il terremoto del 62 d. C.
Sottoposta, dall’epoca borbonica in poi, a successive campagne di restauro, la raccolta è stata anche ammirata in occasione di importanti esposizioni internazionali, organizzate in Europa e negli Stati Uniti: tramite i reperti, spesso riccamente decorati, è possibile cogliere le differenze tra le diverse classi dei Gladiatori.
Tra le tipologie più note, vi è il Mirmillone: indossava un elmo pesante, che copriva l’intero volto, attaccava con una lunga spada e si difendeva con un largo scutum ricurvo, mentre le gambe erano protette con un solo schiniere (ocrea), spesso adornato con motivi mitologici.

Nell’allestimento, così, si ritrovano veri e propri capolavori, che testimoniano quanto le armi dei gladiatori siano quasi creazioni artistiche, caratterizzate da un articolato sistema decorativo: a questo proposito, gli studiosi hanno osservato che la collezione pompeiana includesse esemplari da parata, non necessariamente indossati durante gli scontri.
Risaltano gli elmi, come quello con gorgoneion (sulla crista del reperto, Marte, grifi ed eroti), con Muse (sulla crista, giovane con siringa e pedum, strumenti musicali), con gladiatori tra amorini armati (sulla crista, erma di Ercole e scene di baccanali), con scene della caduta di Troia, con personificazione di Roma, barbari e prigionieri, trofei e vittorie.

Spaziando tra questi reperti, in mostra è possibile quasi cimentarsi a ricostruire l’armatura di un Mirmillone: come caso esemplificativo, assumiamo lo splendido Elmo con Muse e l’ocrea, entrambi componenti realizzati con un ricco apparato decorativo. Sulla calotta dell’elmo, vi è un altorilievo, in cui sono raffigurate, da un lato, Clio (Musa della Storia) e
Polimnia (Musa dell’Arte), mentre sono di fronte Urania (Musa dell’Astronomia) ed Euterpe (Musa della Poesia Lirica). Sull’ocrea, invece, ci sono due schiere di amorini: il primo gruppo di tre eroti trasporta un fulmine, un elmo, un’asta ed un caduceo; il secondo terzetto, invece, realizzato in bassorilievo di dimensioni più piccole, caccia un cinghiale con l’aiuto dei cani.
Avversario immancabile del Mirmillone era il Trace, il cui nome conserva ancora la connotazione etnica di una delle popolazioni nemiche di Roma: questo combattente aveva un elmo che, prescindendo dalla maggiore o minore raffinatezza di esecuzione, era caratterizzato da un cimiero con la riproduzione di grifone; nell’esemplare della collezione del MANN, spiccano anche la tesa dritta e l’apertura per gli occhi con piccole grate.
Diversa la dotazione di armi che accompagnava il Secutor: si opponeva al Retiarius, indossando elmo tondeggiante (due gli esemplari in esposizione) e scudo liscio per non consentire appigli alla rete dell’avversario. Simile a quella del Secutor è l’armatura del cosiddetto Provocator: portava un elmo liscio con paranuca posteriore, impugnava armi da
taglio e si sfidava quasi esclusivamente con la stessa categoria di combattenti; da non perdere, nell’esposizione, due elmi con aquila, busto di Ercole, maschera e con gladiatore tra elmo e spada.
Il Reziario, infine, combatteva sollevando una rete munita di pesi per avvolgere gli sfidanti: tra le armature specifiche di questa tipologia di gladiatore, figura il galerus (placca protettiva su spalla sinistra, estesa a proteggere la gola), che in mostra ritroviamo con interessanti esemplari (galerus con busto di Eracle ed amorini e con delfino, tridente, ancora, timone e granchio).

Nella sezione, vi sono anche diversi reperti legati ai momenti musicali che accompagnavano le gare dei Gladiatori: tra questi, sempre da Pompei, alcuni cornua del I sec. d.C. ed una copia moderna di una doppia tibia da un originale del I sec. d.C. (il prestito è dal Museo della Civiltà Romana).
In dialogo con la splendida collezione di armi da Pompei, vi sono alcuni rilievi:risale alla fine del I sec. a.C. la scena di combattimento fra Gladiatori, in prestito dal Parco Archeologico del Colosseo; dai Musei Capitolini proviene la raffigurazione dello scontro tra Retiarius e Secutor.
Dislocato in Atrio, per accogliere i visitatori, il grande rilievo (età neroniana-flavia) con scene di spettacoli gladiatori: il reperto (dalla necropoli marittima di Pompei) fa parte delle collezioni del MANN. Qui la rappresentazione segue le tre fasi dei giochi: nel registro superiore, vi è la parata, durante la quale sfilavano i partecipanti alla giornata di giochi; nel registro centrale, che ha dimensioni maggiori, si svolge il combattimento tra i Gladiatori; nella parte inferiore, la caccia di animali feroci.

Caratterizza la sezione, infine, un’imperdibile incursione nell’arte contemporanea: al genio di Giorgio De Chirico è affidata la suggestiva rappresentazione pittorica “Gladiatori e arbitro III” (1931, Udine, Casa Cavazzini).

Dalla caccia mitica alle venationes

Le venationes rappresentavano il momento di apertura degli spettacoli gladiatori: istituite nel 186 a.C. da Marco Fulvio Nobiliore e restate in voga sino al tramonto dell’Impero (l’ultimo spettacolo di questo genere fu organizzato sotto Teodorico nel 523 d.C.), le cacce nelle arene rivestivano un profondo valore politico, culturale e simbolico.
I venatores, infatti, incarnavano le virtù di tenacia e coraggio e si cimentavano negli scontri con gli animali dopo un duro allenamento: si calcola che circa due milioni e mezzo di fiere, che provenivano da diverse regioni dell’Impero (Africa Settentrionale, Asia Minore, Germania), furono ammazzate in oltre cinque secoli di lotte. Peculiare la scenografia in cui
si svolgevano le venationes: nelle arene erano allestiti veri e propri spettacoli, con fondali ed ambientazioni di matrice storica e mitologica; gli animali feroci, con cui solitamente si cimentavano gli i cacciatori, erano bufali, orsi, leoni ed elefanti.

Tra le sette opere esposte in questa sezione della mostra, spicca la lastra Campana con scena di venatio nel circo (Museo Nazionale Romano): l’opera, che fa parte di un fregio realizzato tra 40 e 60 d.C., raffigura una caccia nel Circo Massimo, riconoscibile dalla colonna sormontata da una statua e da altri elementi architettonici.
Nell’allestimento, è possibile ammirare anche il pluteo con caccia di Meleagro ed Atalanta (II sec. d.C, Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere), che rievoca il sostrato mitologico degli spettacoli, così come il graffito con animali, proveniente dagli scavi romani di Aventicum e conservato nel Musée Romain di Avenches.

Dal sito archeologico di Augusta Raurica e dal patrimonio del relativo Antiquarium è stato dato in prestito l’interessante reperto di un cranio di orso (II sec. d.C.), mentre più tardi sono la coppa con scena di damnatio ad bestias (seconda metà IV- V sec. d.C., dal Museo della Cripta del Museo Nazionale Romano) ed il dittico di Flavio Areobindo, il cui termine post quem è il 506 d.C. (l’opera è conservata presso Zurich Schweizerisches Landesmuseum).
Articolata la decorazione del dittico: nella parte superiore, è visibile il console che dà inizio agli spettacoli; nella sezione inferiore, vi sono spettatori intorno all’arena, mentre assistono ad una caccia di leoni e ad una sfida di alcuni atleti contro gli orsi.

Vita da Gladiatori

Il mito dei Gladiatori ha avuto una fortuna perenne, dall’antichità sino ai giorni nostri: accanto alle figure degli eroi, la mostra del MANN si propone di raccontare la dimensione più “umana” dei protagonisti dei celebri scontri nelle arene imperiali.
In questa sezione, i reperti permettono di ricostruire le caratteristiche della “persona sotto l’elmo”, partendo da alcuni e specifici aspetti della dimensione più “lontana dall’arena”: l’alimentazione; la medicina e la chirurgia; l’individuo e la morte.
Nell’allestimento, dunque, sono presenti alcuni reperti di archeobotanica del MANN: si tratta di panico, orzo, favino, lenticchie, farro, di provenienza vesuviana e databili al I sec. d.C.
I Gladiatori avevano una dieta molto povera di proteine animali e basata, piuttosto, su cereali e legumi: non a caso, i combattenti furono definiti hordearii, mangiatori di orzo.  Questa tipologia di alimentazione sembrava favorire la formazione di grasso corporeo, che potesse proteggere meglio dai violenti attacchi dei nemici; accanto ai cibi, secondo Galeno (medico in una palestra di Gladiatori), si aggiungeva una mistura tonica di cenere ed ossa, per fornire una buona capacità di resistenza nei duelli.

La cura della persona passava, naturalmente, anche attraverso i rimedi per lenire le ferite inflitte durante i combattimenti e le venationes. In mostra, vi sono alcuni suggestivi reperti, che testimoniano le pratiche mediche e chirurgiche più seguite: tra gli esemplari esposti, necessario menzionare il coperchio decorato della cassetta medicale
(Ercolano, I sec. d.C.), la cassetta medicale in bronzo, l’astuccio con strumenti, la pinza da dentista, la pinza e la ventosa chirurgica, il flebotomo e tre strigli decorati con gladiatori (tutti questi ultimi esemplari provengono da Pompei e sono databili al I sec. d.C.).

Nella sezione, uno spazio di approfondimento è dedicato al Gladiatore narrato attraverso le iscrizioni ed i rilievi funerari: dall’Antikenmuseum di Basilea proviene la stele di Peneleos (III sec. d.C.), mentre dai Musei Capitolini giunge in prestito la stele di Aniceto (II d.C.); infine, è stata rinvenuta a Pozzuoli, ma appartiene alle collezioni del MANN, l’iscrizione funeraria del Mirmillone Paeraegrinus (201-300 d.C.).

Due le curiosità di questo segmento dell’allestimento: Gladiatori ospita, infatti, tre degli scheletri ritrovati in una vasta necropoli di gladiatori portata alla luce a York; i resti, che appartengono ad uomini di differenti età (20/20 anni, 18/25 anni e 36/45 anni), restituiscono anche una serie di elementi utili alla ricostruzione dell’area di provenienza e del regime alimentare dei lottatori.
Completano la sezione anche alcuni splendidi gioielli d’oro rinvenuti nella Caserma dei Gladiatori a Pompei: tra i monili, spiccano due anelli d’oro, così come i braccialetti di lamina ripiegata: secondo gli studiosi, gli ornamenti appartenevano ad uno dei tanti fuggiaschi che si rifugiò nel Quadriportico dei Teatri per scongiurare la morte. Superata, ormai, la visione “romanzata” , seppur suggestiva, che ne attribuiva la proprietaria ad una donna, ritenuta amante di un Gladiatore.

Gli Anfiteatri della Campania
Tra nuove tecnologie ed archeologia: questa sezione della mostra, attraverso modelli, apparati grafici e supporti digitali, rappresenta un interessante focus sugli antichi anfiteatri.  
Risale alla fine del II sec. a. C. la realizzazione degli edifici destinati ad accogliere gli spettacoli gladiatori: proprio in Campania, furono innalzate le prime costruzioni stabili per i munera sino a quel momento svolti nel Foro.

Diverse le peculiarità di questo segmento allestitivo: per la prima volta, grazie ad un progetto realizzato da Altair 4 Multimedia, sono state ricostruite virtualmente le sequenze di affreschi che adornavano l'Anfiteatro di Pompei.  Le pitture, scoperte tra  il 1813 ed il 1815, abbellivano il muro di separazione tra l'arena e le gradinate dell'edificio: le opere non ebbero lunga vita a seguito del loro ritrovamento, perché, dopo un primo danneggiamento da parte di ignoti, crollarono definitivamente nel 1816. Si deve a Francesco Morelli, che ne riprodusse i dettagli con le proprie tempere esposte in mostra, la successione fedele dei sei pannelli figurati: tra le singole rappresentazioni, vi erano otto sezioni dipinte a squame ed a finto marmo, separate da erme, Vittorie su globo e candelabri metallici su fondo rosso.

Suggestiva l'iconografia riproposta nell'antico Anfiteatro: negli affreschi, vi erano la scena di apertura di un munus, le quattro cacce tra animali ed i due gladiatori collocati ai lati dell'ingresso. L'innovativa ricostruzione di Altair 4 Multimedia, basandosi sulle opere di Morelli, parte dal confronto virtuale tra l'Anfiteatro come è oggi e l'edificio del passato: è un volo di uccello che accompagna la progressiva ricomposizione digitale dell'edificio, "svelato" anche nel proprio legame con il contesto urbano adiacente.

Ancora dedicato a Pompei, è il modello in sughero dell'Anfiteatro, realizzato da Domenico Padiglione ad inizio del XIX secolo e restaurato proprio in occasione dell'exhibit sui Gladiatori: il prototipo è posto in dialogo con il celebre affresco della rissa tra Pompeiani e Nocerini, opera appartenente alle collezioni del MANN. 

Dall'antica città vesuviana agli altri centri della Campania: nell'allestimento, non mancano approfondimenti dedicati all'Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, presentato grazie ad un plastico ricostruttivo; in mostra, anche due reperti, l'Afrodite vincitrice ed il busto di Psiche, testimonianza della splendida decorazione scultorea dell'edificio.  Ancora, uno spazio ad hoc è riservato al prototipo di "ascensori" che si trovavano nell'Anfiteatro di Pozzuoli e fungevano da montacarichi per trasportare le fiere dai sotterranei all'arena. In video, un viaggio alla scoperta degli anfiteatri che costellavano anche le aree interne della Regione.
In sezione, presente un "omaggio" scientifico ed archeologico all'Anfiteatro Flavio romano: è possibile ammirare, infatti, alcuni frammenti della decorazione marmorea del Colosseo, tra cui spiccano i resti di una balaustra con testa di coccodrillo, il locum con iscrizione "Sereni" e la transenna con cornucopia (tutti questi reperti  sono databili tra il III ed il IV sec. d.C.)

I Gladiatori “da per tutto”

Il mito dei Gladiatori non è stato mai confinato al solo ambito delle arene: già nell'antichità, la fortuna di questi combattenti è stata "tradotta" nell'apparato decorativo (musivo e parietale) e nelle suppellettili presenti nelle case dei romani.
Questa sezione della mostra segue, così, la fortuna dei Gladiatori tra dimensione domestica ed arte: da non perdere, tra gli oggetti della vita quotidiana, alcuni reperti delle collezioni del MANN come le tre lucerne pompeiane con  rappresentazioni di gladiatori (da Pompei, I sec. d. C.) ed il bronzetto di gladiatore che combatte contro il proprio fallo
trasformato in pantera (da Ercolano, I sec. d.C.); suggestive anche le tre coppe pompeiane con venationes e duelli tra gladiatori (I sec. d.C.).

 Dal sito archeologico di Aventicum (Musée Romain, Avenches) provengono la statuetta di Secutor (II sec. d.C.), due frammenti di vetro decorati (II sec. d.C.) e la copia moderna di un manico (III sec. d.C.) con Secutor e Retiarius; sono in prestito dall'Antiquarium di Augusta Raurica, tra gli altri reperti, una lucerna a forma di elmo (II sec. d.C.) ed un
intonaco con gladiatore graffito (II-III sec.d.C:), mentre dall'Antikenmuseum und Sammlung Ludwing di Basiliea giungono in mostra due lucerne (fine II- inizi III sec. d.C.) ed una coppa con combattimenti tra Gladiatori (II sec. d.C.). 

Straordinario culmine della mostra è il Mosaico pavimentale di Augusta Raurica (fine secondo sec. d.C.): l'opera fu rinvenuta nel 1961, duranti gli scavi nell'Insula 30 del sito archeologico di Augusta Raurica  sorprese gli scopritori per l'estensione della superficie (6,55 X 9,8 metri). 
La scena musiva si divide in tre registri: un segmento centrale con figure policrome, una cornice ornamentale anch'essa policroma (sei riquadri rivolti verso l'esterno con raffigurazioni di gladiatori) ed un motivo a lastroni. Ci sono giunti cinque dei sei riquadri con combattimenti ed in queste rappresentazioni i duelli si svolgono sempre fra classi diverse di gladiatori: nella realizzazione del manufatto, spicca non soltanto la resa attenta delle armi e del vestiario, ma anche la scelta artistica di raccontare il momento fatale della lotta, quando si decide chi è il vincitore e chi è lo sconfitto. Appare
escluso il legame tra la committenza dell'opera ed il mondo della gladiatura: piuttosto, anche in questo caso, il motivo iconografico riflette la fortuna degli spettacoli in tutto il mondo romano. 
Il Mosaico di Augusta Raurica è esposto al MANN, così come nella prima tappa della mostra all'Antikenmuseum und Sammlung Ludwing di Basiliea, dopo la campagna di restauro sul reperto.
Il capolavoro non è stato mai presentato in alcun allestimento in Italia.

La mostra “Gladiatori” è stata promossa con il sostegno della Regione Campania e avrà approfondimenti ad hoc nell’Ecosistema Digitale per la Cultura della Regione Campania  (https://cultura.regione.campania.it ); partner dell’esposizione è Intesa Sanpaolo. Il progetto scientifico dell’allestimento è a cura di Valeria Sampaolo (già
Conservatore presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli), mentre il coordinamento è di Laura Forte (Responsabile Ufficio Mostre al MANN ed Archivio Fotografico del MANN).
L’allestimento è accompagnato da un catalogo edito da Electa. (31/03/2021-ITL/ITNET)

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