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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - 700 DANTE - ANCHE "L'ALBERO DELLA VITA" DI PACINO DI BUONAGUIDA MINIATURISTA DELLA DIVINA COMMEDIA AL MUSEO DEL BARGELLO

(2021-02-19)

La Galleria dell’Accademia di Firenze presterà ai Musei del Bargello L’Albero della Vita, opera di Pacino di Buonaguida, coevo di Dante Alighieri, per la mostra Onorevole e Antico Cittadino Di Firenze, (vedi: http://italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=64873 )  nel segno di una collaborazione che vedrà le due istituzioni fiorentine lavorare assieme ad altri eventi futuri.

. L’impegno di Pacino fu massimo, in particolare, nella produzione di codici miniati della Divina Commedia di Dante, al punto da riuscire ad allestire con l’aiuto della bottega ben venticinque copie del poema, di livello discreto e significative per la fortuna del testo. Nell’Albero della Vita e nei suoi numerosi episodi narrativi si riscontra questa sua vena  iniaturistica. La tavola testimonia inoltre l’attenzione dell’artista verso Giotto ma anche verso le tendenze paragiottesche  della pittura fiorentina dei primi anni del Trecento. Il Crocifisso, con la sua superficie così delicatamente modulata e ricca di passaggi cromatici, sembra ispirarsi al Crocifisso nella Chiesa di San Felice in Piazza a Firenze, realizzato da Giotto appena dopo il ritorno da Padova.

“L’Albero della Vita è un dipinto che, a causa della complessità strutturale della tavola e per salvaguardare l’integrità della sua conservazione, è di difficile movimentazione.” Dichiara Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze. “I lavori che stanno impegnando da mesi il museo hanno fatto sì che l’opera dovesse essere necessariamente spostata. Questo ha permesso di programmare i lavori in modo da tale da concederne il prestito ai Musei del Bargello. Un segnale concreto di una cooperazione proficua con il direttore D’Agostino con la quale stiamo mettendo in cantiere altri progetti che vedranno presto la luce.”

“I curatori della mostra ed io siamo molto grati al Direttore Hollberg perché il Lignum vitae rappresenta un’aggiunta di grande portata alla mostra Onorevole e antico cittadino di Firenze. Il Bargello per Dante.”  Spiega Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello. “L’esposizione della tavola consentirà di  cogliere il dialogo tra la pittura su fondo oro e la miniatura oltre a svelare il senso delle soluzioni compositive che Pacino adottò in seguito su scala monumentale, diventando uno dei primissimi illustratori a Firenze della Commedia. Siamo felici inoltre di aver instaurato un rapporto di sinergia con Cecilie Hollberg, che ci consente di esporre al Museo del Bargello quest’opera sottraendola al periodo che sarebbe inevitabilmente stato in deposito, visti i lavori improcrastinabili alla Galleria dell’Accademia”.

L’Albero della Vita è una tavola (tempera e oro) attribuita a Pacino di Buonaguida, datata intorno al 1310- 1315. Traduce per immagini, in modo insolitamente dettagliato, i temi del testo letterario Lignum vitae, trattato scritto da san Bonaventura da Bagnoreggio, nel 1274. Al centro si trova la figura di Cristo, crocifissa a un albero con dodici rami, ad ognuno sono appesi quattro medaglioni con episodi della vita di Gesù; l’ultimo, in alto a destra, ne ha solo tre perché la scena finale è rappresentata nella sommità cuspidata del dipinto, dove il Redentore e La Vergine in trono sovrastano la schiera di santi, angeli e beati. In basso troviamo le storie della Genesi, mentre, sul registro appena superiore, a sinistra, le storie di Mosè e San Francesco, e, a destra, quelle della Santa Chiara e San Giovanni Evangelista. L’albero si erge sopra una roccia, al cui interno c’è una caverna nella quale scorgiamo un francescano con un libro aperto in mano, si tratta con buona probabilità dell’autore del testo, san Bonaventura.
Come ha sottolineato, a suo tempo, la studiosa Maria Ciardi Duprè Dal Poggetto, sarebbe una delle raffigurazioni più antiche dei temi teologici- filosofici della corrente spirituale dell’ordine.

L’opera originariamente era nel Monastero delle Clarisse di Monticelli, da qui passò nella comunità di via dei Malcontenti a Firenze, dove le suore francescane si traferirono nel 1531 dalla sede fuori Porta Romana. E qui rimase fino alle soppressioni napoleoniche del 1808. Successivamente fu portata a Montedomini, dove fu trovata nell’ottobre del 1849. Nel 1850 risulta già presente nel Salone delle Esposizione della Galleria dell’Accademia.

L’attribuzione a Pacino si deve allo storico dell’arte tedesco Henry Thode, nel 1885. Pacino è un pittore e miniaturista che sappiamo attivo a Firenze nella prima metà del Trecento anche se le notizie su di lui sono molto scarse.

L’Albero della Vita sarà anche oggetto di un video della serie #Scoprilagalleria, dove sarà proprio Paola D’Agostino a raccontarne la storia e le peculiarità, e sarà visibile sia sul canale YouTube che sulla pagina FB della Galleria dell’Accademia e dei Musei del Bargello.

Pacino di Buonaguida o Bonaguida (Firenze, 1280 circa – 1339 ) è stato un pittore e miniatore italiano, di scuola giottesca.
Il primo documento che parla di Pacino risale al 1303, anno in cui il giovane artista, definito come artifex publicus in arte pictorum, interrompe la sua collaborazione con il pittore Tambo di Serraglio, presso il quale forse aveva condotto il suo apprendistato: questo colloca con buona approssimazione la sua presunta data di nascita a circa un ventennio prima.
L'unica opera firmata da Pacino è un polittico raffigurante la Crocifissione con i santi Nicola, Bartolomeo, Florenzio e Luca (oggi conservato alla Galleria dell'Accademia di Firenze), che porta l'iscrizione SIMON PRESPITERO S. FLORENTII PINGI FECIT HOC OPUS A PACINO BONAGUIDE ANNO DOMINI MCCCX...[1], e che in origine si trovava sull'altare principale della chiesa di San Firenze.

La sua pittura è caratterizzata da uno stile arcaico fortemente legato ai canoni della fine del XIII secolo e influenzato dalle prime opere di Giotto.
Il catalogo delle sue opere è costituito da un'ampia serie di miniature; in particolare si segnalano le iniziali istoriate di alcuni codici: l'Antifonario 3 dell'Archivio capitolare di Prato; il Manoscritto n. 1466 della Biblioteca Riccardiana di Firenze
il Manoscritto Plut. 3939 della Biblioteca Laurenziana di Firenze il Messale di Orsanmichele.

Altre sue miniature sono a Cambridge (Fitzwilliams Museum), a Venezia (Fondazione Cini) e New York (Pierpont Morgan Library).
Pacino è documentato per l'ultima volta nel 1330, quando si iscrive alla Arte dei Medici e Speziali di Firenze. (19/02/2021-ITL/ITNET)

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