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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ARGENTINA - ARRIVANO A BUENOS AIRES "I DIARI DELL'ANIMA" DI MARIA LAI. LA PRIMA VOLTA IN SUD AMERICA
(2020-03-02)
E’ il momento di Maria Lai. Dopo la mostra al MAXXI di Roma lo scorso anno, le opere dell’artista sarda (1919 – 2013) arrivano per la prima volta in Sud America e per la precisione a Buenos Aires per una grande retrospettiva dal titolo ‘Maria Lai. I diari dell’anima’. Un giusto riconoscimento per un'artista che in vita e’ passata quasi inosservata, lontana dai riflettori e dal 'sistema dell'arte', come raccontano ad Italiannetwork, in un'intervista congiunta, i due curatori del progetto espositivo, Bartolomeo Pietromarchi, Direttore del MAXXI Arte, e Luigia Lonardelli, curatrice del MAXXI.
"Un po’ per scelta, un po’ per contesto, Maria Lai e’ sempre stata un'artista con una posizione autonoma rispetto agli artisti del suo tempo. Un personaggio con un'identità molto forte costruita fuori del sistema dell'arte. Non aveva in effetti molti rapporti con musei o gallerie,” afferma Pietromarchi sottolineando l’influenza che ebbero i suoi natali in alcune sue scelte artistiche e di vita. "La relazione con la Sardegna e’ sempre stata dichiarata, anzi ostentata. Non tanto come voluto localismo o come espressione di una dimensione folcloristica, piuttosto come concetto dell’insularita', a rendersi autonomi e a costruirsi un’identità che attraversa tempi e culture diverse. E’ un atteggiamento che, negli anni Ottanta e poi soprattutto negli anni Novanta, diventa di grandissima attualita’: stiamo parlando del ‘glocal’ ovvero della volonta’ di ribadire le proprie radici di origine con una dimensione che guarda al mondo. Maria Lai rappresenta precisamente questa dimensione di riterritorializzazione e deterritorializzazione allo stesso tempo,” osserva Pietromarchi precisando come la particolarita’ di questa artista diversa, solitaria, sia la sua capacita’ di creare opere che comunque sanno parlare a tutti.
“Oltre ad essere un’artista, Maria Lai insegnava. C'é, dunque, un aspetto pedagogico nella sua arte molto accentuato e questa dimensione le interessa piu’ dell’esposizione dell’opera. Quest’ultima diventa, piuttosto, un dispositivo relazionale per mettersi in rapporto con gli altri,” continua Pietromarchi.
E per comunicare con gli altri Maria Lai usa per lo piu' il filo e sceglie di ricamare, recuperando cosi' un gesto antico che si pone in antitesi con alcuni mezzi espressivi attuali.
“Questa scelta vuole essere una presa di distanza rispetto alla meccanizzazione della societa’. E pur non essendo presente come materiale reale nei suoi primi lavori, il filo e’ comunque presente come metafora di un sentire l’arte come ricucitura di un mondo che sta morendo. Lei e’ passata attraverso molte fasi storiche, ha potuto vedere il disfacimento di vari mondi, di varie identità ed il filo diventa una maniera di resistere a questi passaggi e di proporre relazioni nuove. Il filo e’ quel materiale debole, non chiuso, non finito, e quel suo essere fragile, debole diviene comunque una possibilita’ di esistenza dentro il mondo dell’arte,” spiega Luigia Lonardelli.
Nella mostra in Sud America saranno esposte un centinaio di opere, di varie dimensioni, tutte provenienti da diverse collezioni private e precedentemente esposte solo nella rassegna romana. Da segnalare la presenza di un collezionismo privato importante su Maria Lai dovuto anche al fatto che l'artista amava molto donare i suoi lavori.
“ A Buenos Aires saranno presentati per lo piu’ i suoi 'libri cuciti’, lavori titolati con frasi poetiche, citazioni, dedicati a persone vicino all'artista, anche solo in senso ideale. Sono libri di tessuto, identificati come diari, con finte scritture, non leggibili. Una sorta di gioco da pregrafismo infantile. Ma ci saranno anche 'libri scultura', una variante dei 'libri cuciti', che simulano l’oggetto libro ma non si aprono e non possono essere sfogliati. Non mancano i telai degli anni Sessanta e tappeti molto rari. In mostra anche il 'Lenzuolo cucito’: una grande tela realizzata con pagine di un libro cucite dal filo nero. Sono pagine impossibili da leggere, di cui si e’ persa la sequenza, ma che richiamano la possibilita’ di una narrazione,” precisa la curatrice sottolineando che il 'Lenzuolo cucito' e’ stato acquisito nelle collezioni del MAXXI attraverso il Bando dell’Italian Council, il programma MiBACT nato per promuovere la produzione artistica italiana contemporanea in Italia e all’estero.
Da segnalare che la rassegna dedicata a Maria Lai sara’ allestita presso l’Hotel de los Inmigrantes, un edificio simbolico per la citta’ di Buenos Aires che sino alla meta’ del Novecento ha accolto gli immigrati europei, tra cui i tanti italiani che giungevano in Argentina. L'edificio, in disuso per diversi anni, e’ stato dichiarato Monumento Storico Nazionale nel 1995 ed attualmente ospita mostre temporanee ed, al piano terra, il Museo dell’Emigrazione, che conserva innumerevoli cimeli del mondo degli emigranti ed un prezioso archivio degli arrivi in Argentina dalla meta’ dell'Ottocento sino agli Anni Sessanta del Novecento.
La mostra su Maria Lai, in programma dal 15 marzo al 24 luglio, e’ frutto di un lavoro congiunto con il Muntref, il Museo de la Universidad Nacional de Tres de Febrero, con il quale il MAXXI collabora da alcuni anni, in particolare per la BienalSur, la Bienal Internacional de Arte Contemporáneo de América del Sur, un importante appuntamento realizzato dal Muntref in Sud America e in altri Paesi nel mondo. Ed il MAXXI - nell'ambito di questa collaborazione - ha gia’ esposto presso la propria sede le opere dell'artista argentino Eduardo Stupía.
Contestualmente alla mostra di Maria Lai, il MAXXI presenta a Buenos Aires, sempre in collaborazione con il Muntref, anche la personale dedicata all’artista Bruna Esposito che per la prima volta espone in Argentina.
-------------------------------------------------------- Biografia Maria Lai, nata nel 1919 a Ulassai, si trasferisce a Cagliari dove studia all’Istituto Magistrale. Nel 1939 decide di frequentare a Roma il Liceo Artistico dove segue le lezioni di Marino Mazzacurati. Nel 1943, a causa della guerra, si sposta a Venezia dove frequenta l’Accademia di Belle Arti con Arturo Martini. Nel 1945 fugge da Venezia, torna in Sardegna e si stabilisce a Cagliari dove inizia ad insegnare all’Istituto Tecnico femminile. Nel 1947 conosce Giuseppe Dessì e comincia ad esporre le sue opere, prima a Cagliari, e poi, nel 1957, alla Galleria L’Obelisco di Roma, in un mostra a cura di Marcello Venturoli. Fino al 1961 riceve notevoli apprezzamenti poi, per i successivi dieci anni, segue una fase di silenzio. Si trasferisce, quindi, a Roma ma si rifiuta di esporre. L’attivita' espositiva riprende solo nel 1971 con una mostra alla Galleria Schneider dove presenta diversi telai. Segue una fase molto prolifica contrassegnata da diverse mostre e anche, nel 1977, dalla partecipazione alla Biennale di Venezia in una collettiva curata da Mirella Bentivoglio. E' nel 1981 che torna in Sardegna, a Ulassai, dove da vita a “Legarsi alla montagna”, una performance collettiva per la quale è oggi più nota, teso a ricucire con metri e metri di nastro azzurro il rapporto degli abitanti del luogo con la montagna. Nel 1982 esegue la Via Crucis per la chiesa di Ulassai e con Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi realizza il “Lavatoio di Ulassai”, completato nel 1989. Nel 1983 continua con gli interventi sul territorio a Orotelli con “L’alveare del poeta” , opera dedicata a Salvatore Cambosu, e “La disfatta dei varani” a Camerino. Fra il 1992 e il 1993 realizza sempre a Ulassai “ La strada del rito”, “Le capre cucite” e “La scarpata”. Nel 1993 lascia definitivamente Roma, si stabilisce a Cardedu e nel 1995 inizia la sua collaborazione con la compagnia teatrale “Fueddu e Gestu” con la rappresentazione “Maria Pietra”. Dal 1999 al 2001 si dedica al progetto per il Museo dell’Olio della Sabina a Castel Nuovo di Farfa. Dal 2002 realizza diversi interventi sul territorio di Ulassai tra cui “I pensieri sull’arte”, “Il muro del groviglio” e “La casa delle inquietudini”. Nel 2004 le viene conferita la laurea honoris causa in Lettere all’Università degli Studi di Cagliari per il tratto fortemente narrativo e concettuale della sua opera, che si realizza con tecniche tradizionali, arcaiche. L’8 luglio 2006 viene inaugurato nei vecchi caseggiati dell’ex stazione di Ulassai il Museo di Arte Contemporanea, la Stazione dell’arte, con la donazione di circa 140 opere da parte dell’artista, fra le più significative del suo percorso. Nel 2011 vince il prestigioso “Premio Camera dei Deputati per il 150° dell’Unità d’Italia” con l’opera “Orme di leggi”, mentre nel 2012 partecipa con uno spazio tutto suo a Pulse, la “Fiera Internazionale d’arte Contemporanea” a Miami. Muore a Cardedu il 16 aprile del 2013.( 02/03/2020-Letizia Guadagno-ITL/ITNET)
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