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SINDACATI ITALIANI NEL MONDO - PENSIONI - GHISELLI (CGIL): "SI FLESSIBILITA'. NO RICALCOLO CONTRIBUTIVO" BARBAGALLO (UIL):"CAPIRE ENTITA' RISORSE". SBARRA (CISL):"FLESSIBILITA' IN USCITA PRIORITA'" BITTI (UGL): “NO REVISIONE QUOTA IN CORSO D'OPERA"

(2020-02-10)

  TERZO TAVOLO DI LAVORO SULLA PREVIDENZA AL MINISTERO DEL LAVORO: I SINDACATI

CGIL: “È necessaria una vera riforma del sistema previdenziale che superi strutturalmente e definitivamente la legge Fornero, garantendo una flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni e, a prescindere dall’età, con 41 anni di versamenti, senza alcun ricalcolo contributivo. Occorre tenere conto della specifica condizione delle donne, dei lavoratori discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi o usuranti e introdurre una pensione contributiva di garanzia per i giovani”. Così il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli al termine del tavolo tecnico di questa mattina al Ministero del Lavoro sulla flessibilità in uscita.

“Il governo, che più volte ha dichiarato di condividere la finalità e l'impianto della piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil, si è preso l'impegno di stimare e valutare le nostre proposte", ha dichiarato il dirigente sindacale. "Restiamo in attesa di vedere quali misure metterà sul tavolo e quante saranno le risorse a disposizione”.

“La nostra proposta è economicamente sostenibile”, sottolinea Ghiselli, che ribadisce: “Siamo assolutamente contrari all’ipotesi di ricalcolo interamente contributivo, che, come dimostrano le nostre simulazioni, rischia di pesare eccessivamente sulle future pensioni, con un taglio fino al 30% dell’assegno lordo. Un metodo - aggiunge in conclusione - che determinerebbe addirittura un vantaggio per lo Stato perché imporrebbe al lavoratore un onere aggiuntivo maggiore del beneficio eventualmente concesso”.

UIL: «Il punto è sempre lo stesso: bisogna capire quante sono le risorse a disposizione, perché per quel che riguarda il merito, la nostra proposta la conoscono meglio di noi e ne condividono anche l’impostazione”. Il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, sintetizza così l’esito della terza riunione tecnica sul tema della previdenza, svoltasi sempre al Ministero del lavoro e riservata, questa volta, al capitolo della flessibilità per il pensionamento. “Inoltre - ha proseguito Barbagallo - ci aspettiamo anche che si insedi la Commissione per i lavori gravosi e usuranti.

Secondo quanto comunicatoci al tavolo tecnico, dovrebbe partire tra pochi giorni e prevederà la presenza di cinque componenti delle parti sociali. Anche da questo passaggio - ha precisato il leader della Uil - si potrà comprendere che piega prenderà il confronto specifico sulla flessibilità in uscita. Comunque, il fatto che non contestino la nostra piattaforma, lo reputo un fatto positivo: è una condivisione di tipo “tecnico”, però, ora - ha concluso Barbagallo - bisogna vedere se la condivisione sarà anche di tipo “economico” e “politico».

CISL: “Il tema di una nuova e più equa flessibilità in uscita è una priorità sociale ed economica”. E’ quanto ha affermato oggi il Segretario Generale Aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, presente insieme al Segretario Confederale Cisl, Ignazio Ganga, al tavolo di confronto al Ministero del Lavoro sulle nuove regole previdenziali in particolare sull'esigenza di una maggiore flessibilità in uscita.
“Meccanismi più equi, uniti a una seria politica di crescita, sono essenziali per avviare un turnover nei luoghi di lavoro, incrementare consumi e produttività di sistema del Paese, assicurare a milioni di persone un'anzianità dignitosa, attiva e generativa”, ha sottolineato il numero due della Cisl ribadendo che occorre "restituire ai lavoratori regole certe e stabili almeno per un decennio. Il sistema ha bisogno di certezze" ha sottolineato.

Non deve essere l’ennesima norma 'sperimentale' perché il sistema ha bisogno di certezze e di strutturalità . Il nuovo meccanismo deve prevedere che al crescere dell’età diminuisca il numero di contributi. Non ammettiamo scambi sul ricalcolo contributivo: si tratterebbe di un drenaggio sociale insostenibile per milioni di lavoratori e famiglie. Per il sindacato bisogna affermare il principio che 41 anni di contributi a prescindere dall’età bastino per godersi il diritto alla pensione. "

Per Bitti (UGL): Toccare Quota 100 sarebbe un grave errore, perché è con questa misura che si è ridato flessibilità al sistema pensionistico, dopo che la riforma Monti-Fornero aveva prodotto il drammatico caso degli esodati e l’aumento esponenziale della disoccupazione giovanile e del fenomeno dei neet.

Il principio del bilanciamento fra età anagrafica ed anzianità contributiva è equo, oltre ad essere sostenibile finanziariamente e non penalizzante per il lavoratore, il quale può liberamente scegliere di andare in pensione o, piuttosto, continuare a lavorare

. Sulla flessibilità post Quota 100, si può pensare ad una Quota 100 libera, vale a dire il superamento del doppio paletto vigente al momento; al pensionamento con 41 anni di contributi; alla revisione, per rendere meno stringenti i criteri selettivi, dell’Ape sociale; alla valorizzazione ai fini pensionistici della maternità e del lavoro di cura non retribuito per le pensioni delle donne; all’estensione della platea dei lavori gravosi ed usuranti; al ruolo di accompagnamento dei fondi di solidarietà. Per quanto riguarda gli adeguamenti periodici alla aspettativa di vita, essi dovranno avere una cadenza pluriennale ampia. (10/02/2020-ITL/ITNET)

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