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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - LEONARDO DA VINCI - A PALAZZO REALE DI MILANO TORNA IL MAESTRO

(2019-04-12)

Per celebrare i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, il Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, promuovono dal 19 aprile al 14 luglio un’esposizione multimediale affidata a Studio Azzurro che integrando linguaggi e competenze diverse – dal video all’animazione grafica ai sistemi interattivi – ha intrapreso un percorso progettuale complesso, affiancato dalla competenza scientifica dello storico dell’arte Edoardo Villata.

Il percorso è scandito da sette videoinstallazioni, di cui cinque interattive, che coinvolgono lo spettatore in un racconto di immagini e suoni che, a partire dal multiforme lascito di Leonardo, ci “parlano” tanto del suo, quanto del nostro tempo.

La Mostra, la più importante monografica mai organizzata in Italia, è promossa dal Comune di Milano e ideata e prodotta da Palazzo Reale e Skira editore, rappresenta un'occasione unica per ammirare e comprendere in una visione d’insieme la straordinaria complessità di questo genio universale.

Dodici sezioni accompagneranno i visitatori a scoprire l’attività poliedrica del Genio, attraverso i suoi codici originali, oltre cento disegni autografi (di cui circa trenta dal celeberrimo “Codice Atlantico”) e un cospicuo numero di opere d’arte: disegni, manoscritti, sculture, incunaboli e cinquecentine provenienti dai più celebri Musei e Biblioteche del Mondo.

Un Genio universale, per un’esposizione universale, a celebrazione dell’indiscusso simbolo dell’arte e della creatività italiana, figura immediatamente riconoscibile dal pubblico internazionale, e simbolo anche di Milano e della sua attività eclettica nel campo delle arti, dell’industria e della tecnologia.

Prima ancora che si sviluppasse, nel corso del Cinquecento, la disputa sul “Primato delle Arti”, nelle botteghe fiorentine del Rinascimento era riservato al disegno un ruolo centrale e fondamentale. E’ già Cennino Cennini (1370-1440) nel suo Libro dell’arte a dire che “El fondamento dell’arte e di tutti questi lavorii di mano principio è il disegno e ‘l colorire”.

Concetto ripreso da Lorenzo Ghiberti (1378-1455) nei suoi Commentari: “il disegno è il fondamento e teorica di queste due arti (pittura e scultura)”. E prima ancora che i vari modi di disegnare fossero descritti e teorizzati da Benvenuto Cellini (1500-1571) e dal Vasari (1511-1574), i pittori fiorentini avevano già saggiato le diverse potenzialità di questo medium .

Il “disegno bono”, come Leonardo lo definisce nelle sue tarde indagini anatomiche, inteso come disegno a penna e inchiostro, è lo strumento indispensabile a Leonardo nel suo progetto di descrizione e decrittazione della natura, strumento di indagine scientifica (nell’anatomia, nella tecnologia, nelle scienze naturali) oltre che di creazione artistica. Il sottotitolo di questa Mostra, “Il disegno del mondo”, allude dunque alle aspirazioni di Leonardo nel tutto rappresentare, analizzare, capire e, possibilmente, a mettere ordine nel mondo naturale e accidentale prima di tutto attraverso il mezzo del “disegno” che però, nelle sue mani, diviene anche strumento interpretativo dei processi osservati (dall’occhio) e intuiti (dalla mente).

Educato nella bottega di Andrea del Verrocchio, dal 1464 al 1472 circa, Leonardo trasforma dunque l’eredità pratica e la versatilità del suo maestro in un approccio nuovo e razionale al problema della rappresentazione artistica, cercando di fornire dei presupposti scientifici, dapprima empiricamente intuiti, al tema della visione e della creazione artistica. Successivamente, a partire dai tempi del suo soggiorno alla Corte di Ludovico il Moro, dal 1482 in poi, egli cerca di trasformare tali intuizioni in teorie artistiche e scientifiche.

Sono dunque stati individuati dieci temi, lungo tutta la carriera di Leonardo, attorno ai quali è stata continua l’attenzione di Leonardo e che, intrecciandosi gli uni con gli altri, risultano centrali nella definizione del suo “progetto”. A questi temi corrispondono le prime dieci sezioni della Mostra. Queste tematiche, testimoniate attraverso il “filtro” del disegno, ma anche della pittura, accompagneranno il visitatore in un crescendo di correlazioni e rispondenze, che spesso include anche la considerazione delle sue fonti, artistiche e scientifiche. Si viene così ad ampliare a dismisura, in processo di tempo, il quadro degli interessi di Leonardo che fornisce un’idea, seppur frammentaria, della grandezza e modernità sua rispetto ai contemporanei. La sezione XI. Fortuna dei modelli, e la sezione XII. Il Mito, illustrano infine, attraverso poche selezionate opere, il vasto seguito delle invenzioni e delle composizioni di Leonardo e la nascita del suo mito attraverso alcune delle letture e interpretazioni di quello che è forse da considerarsi il dipinto più famoso del mondo: La Gioconda.

Natura, esperienza, osservazione diretta della realtà sono i cardini su cui si basa il pensiero di Leonardo e che diventano elementi imprescindibili del suo operare artistico. Alla natura, “maestra de’ maestri”, e alla comprensione delle leggi che sovrintendono ai fenomeni naturali è costantemente rivolta la sua attenzione, così che la pittura, prima ancora di essere attività artistica, è scienza e legittima figliola della natura”. Pittura e scienza formano dunque un nesso inscindibile, a volte con una precedenza dell’osservazione scientifica che porta Leonardo a guardare con occhi nuovi i fenomeni naturali e quindi a creare formule visive del tutto inedite. Nella visione di Leonardo, infatti, la natura è energia vitale, dotata di forza dinamica in continua trasformazione, i cui meccanismi possono essere indagati e compresi solo attraverso l’esperienza. Strumento conoscitivo per eccellenza è il disegno, al quale Leonardo affida la registrazione immediata delle sue intuizioni.

Nel disegno a penna degli Uffizi – il Paesaggio del 15 agosto 1473, prima opera datata di Leonardo – sono evidenti i rapporti con la lettura fiamminga del paesaggio e con la veduta topografica “a volo d’uccello” introdotta dai fratelli Piero e Antonio del Pollaiolo, ma l’aspetto innovatore è dato dalla capacità di Leonardo di restituire la percezione visiva dell’ambiente naturale, il vibrare delle fronde degli alberi, l’attenuarsi della definizione delle forme in lontananza secondo i principi di quella che sarà definita dall’artista la “prospettiva de’ perdimenti”. Le formazioni rocciose, comuni anche nella pittura fiamminga, sono un tema frequente nelle opere degli artisti contemporanei – si vedano i dipinti di Perugino e di Filippino Lippi qui esposti – ma solo Leonardo saprà darne un’interpretazione più emozionante, unita a una più profonda comprensione degli aspetti geologici, nel San Girolamo vaticano e nella Vergine delle rocce, premesse al grandioso spettacolo naturale della Sala delle Asse al Castello Sforzesco.

Il confronto tra pittura e scultura è uno degli argomenti dibattuti da Leonardo nei suoi scritti e attraverso il Trattato della pittura sappiamo quale fosse la sua posizione. Il “Paragone” si inserisce nel più ampio contesto delle dispute tra intellettuali in cui si discuteva sulla superiorità di un’arte rispetto all’altra, della poesia o della musica sulla pittura o sulla scultura. Leonardo si esprime con forza a favore della pittura rivendicando il primato del linguaggio figurativo sulla scrittura: nell’esaltare la pittura, tuttavia, il fervore polemico lo spinge a una valutazione riduttiva delle arti plastiche. In realtà, essendosi formato nella bottega del Verrocchio, Leonardo aveva acquisito grande dimestichezza con la scultura, tanto da proporre la propria candidatura a Ludovico il Moro per la realizzazione del monumento equestre al duca Francesco Sforza.

Il dialogo tra pittura e scultura era certamente intenso nella bottega del Verrocchio, dove l’uso di modelli plastici da utilizzare in pittura e, viceversa, di esemplari pittorici da cui trarre opere tridimensionali era prassi consueta. Si veda come la testa di San Girolamo in terracotta, eseguita da un seguace del Verrocchio, si avvicina in modo impressionante al San Girolamo di Leonardo, il quale a sua volta si pone nello spazio con la stessa plasticità di una scultura, tanto da far pensare che sia costruito sulla base di un modello tridimensionale. Una visione scultorea si coglie anche nella Belle ferronnière, dove la diversa rotazione del busto rispetto alla testa crea un movimento a spirale che ne esalta la spazialità. L’eccezionale possibilità di porla a confronto con la Dama col mazzolino del Verrocchio è la prova più eloquente dell’interscambio tra le due arti.
La mostra vede il contributo di Fondazione Cariplo per Fondazione Treccani Cultura.

L’evento rientra nelle celebrazioni ufficiali – Milano Leonardo 500 – della città Meneghina per i 500 anni dalla morte del genio vinciano e si avvale del patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci.

Sponsor della mostra: Polifarma, Leonardo, F.C. Internazionale Milano.(12/04/2019-ITL/ITNET)

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