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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - QUOTA 100 E PENSIONE DI CITTADINANZA - COLOMBINI (RESP.PREVIDENZA INCA CGIL): "UN INTRECCIO DI MISURE STRUTTURALI E TEMPORALI CHE NON RENDE FACILE LA SCELTA"

(2019-02-15)

  Oltre 40.000 domande in pochi giorni per anticipare l'accesso alla pensione, tramite "quota 100" nonostante qualche sacrificio finanziario sia richiesto per usufruire di un'opportunità che - ricordiamo - verrà meno con il 2021.
In prima fila gli uomini, ovviamente considerati i requisiti richiesti. Poco piu' di un terzo le donne alla data de 13 febbraio.

Ne abbiamo parlato con la responsabile della Previdenza del Patronato INCA CGIL Fulvia Colombini, esponente del Collegio di Presidenza del Patronato INCA CGIL, che ha fornito un ampio quadro - non solo  "quota 100" - che permetta di accedere alla pensione anticipatamente. Nel frattempo,  in questi giorni, alla luce dell'interesse della popolazione sull'opportunità "quota 100" è stata avanzata dal Vice Presidente del Consiglio l' ipotesi dell'estensione di  Quota 41 (oggi riservata ad alcune categorie svantaggiate di precoci) per tutti i lavoratori.
Una misura che  consentirebbe l’accesso alla pensione, indipendentemente dall’età anagrafica, una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione. Dell'ipotesi se ne comincerà a parlare, tuttavia, solo dopo l'approvazione del  cosiddetto "decretone"  - quota 100 + reddito di cittadinanza + operazione Banca Carige - il cui iter di conversione in legge è ancora fermo all'attenzione del Parlamento. 

L'esponente del Patronato INCA CGIL, alla luce dei non pochi dubbi ancora esistenti da parte degli italiani - ricordiamo che le due misure contenute nel decretone non risultano accessibili  agli italiani all'estero. Tanto è vero che sono state presentate numerose interrogazioni da parte dei parlamentari eletti dalla Circoscrizione estero  -  presenta un quadro esaustivo delle misure che anticipano la condizione di quiescenza .

"Partiamo dalla misura che è quella che ormai è più conosciuta, "quota 100",  il cui decreto è stato approvato il 29 gennaio, per cui l'INPS  ha aperto le procedure di invio delle domande.

Le persone che stanno inviando adesso la domanda - direttamente on line o tramite i Patronati - avranno decorrenza della quota 100  a partire dal I aprile per i dipendenti privati, mentre  per i dipendenti pubblici dal primo di Agosto.
Si tratta, in realtà di  un gran numero di persone che  hanno  maturato i 38 anni di contributi e l'età anagrafica dei 62 anni al 31 dicembre 2018. Dunque avevano già  raggiunti i  requisiti richiesti.
Smaltita questa prima ondata,  arriveranno quelli che matureranno i requisiti nel corso del 2019 e quindi le domande dovrebbero  diventare più scaglionate.

In realtà il termine "Quota" 100 è improprio, perché nel nostro sistema previdenziale andare in pensione con la "quota" significa avere un requisito flessibile, cioè un requisito di età, un requisito contributivo  che entro un certo range si può muovere, cioè se alzo l'età si abbassa il numero dei contributi che mi servono e viceversa.
  La quota 100, invece, in realtà è una pensione anticipata con  requisito della contribuzione  immodificabili:  38 anni di contributi e 62 anni di età. Se ho 63/64/65 anni compiuti, ci vogliono sempre 38 anni di contributi.

Ciò significa che il governo ha introdotto un'altra pensione anticipata diversa da quella ordinaria, che -  ricordo - si raggiunge con il requisito contributivo di 41 anni e 10 mesi per le donne, di 42 anni e 10 mesi  per gli uomini.
Questa è un'altra pensione anticipata che si raggiunge con un misto tra contributi ed età."

La cosiddetta quota 100: perché sembra essere  così gradita ?

"Perché rispetto alla pensione anticipata ordinaria di cui ho parlato prima consente di avere anche più di 4 anni di anticipo, quasi 5 anni di anticipo.
Quindi, se una persona è disoccupata e pensa di non trovare più lavoro, se una persona non sta molto bene ed ha difficoltà nel lavorare;  se una persona ha impegni familiari di altro tipo e non ha trovato altre possibilità, poter andare in pensione anni prima  trova una certa rispondenza."

Tuttavia, precisa Colombini,  "anche chi ci va in pensione con quota 100 è bene che faccia le sue valutazioni, perché smettendo di pagare tre, quattro o cinque anni prima del previsto  i contributi, otterrà una pensione calcolata al momento in cui smette di pagare i contributi. Quindi la  pensione sarà più bassa rispetto a quella che avrebbe percepito se avesse completato tutto il ciclo.
Quindi è bene fare anche un po' di calcoli previsionali perché  la condizione di disagio economico potrebbe colpire la fascia d'età più anziana in  futuro ed avendo fatto la scelta di rinunciare anticipatamente ad alcuni anni di contribuzione non potrà essere messo in atto nessun altro comportamento per aumentare il proprio reddito".

  Come  fare per presentare la domanda ? 

"Noi consigliamo di recarsi al patronato, il Patronato Inca è presente su tutto il territorio nazionale, oltre che all'estero, e farsi fare un estratto contributivo per controllare che ci siano i 38 anni di contributi.
Se ci sono i requisiti previsti: il patronato invia per via telematica all'Inps la domanda di pensione.
La prima decorrenza utile, ovvero il primo assegno,  per coloro che hanno già maturato i requisiti al 31 dicembre del 2018 verrà pagato dal primo di aprile 2019.
Chi li maturerà nel corso del 2019 dovrà attendere tre mesi dalla maturazione del proprio requisito.
Ad esempio, ho i 38 anni di contributi, compio i 62 anni di età il 31 marzo del 2019, la mia prima decorrenza utile sarà tre mesi dopo, quindi dal primo di luglio potrò ottenere la pensione quota 100.

Naturalmente se non si lavora il problema non c'è, se invece si lavora, nel frattempo occorrerà  dare le dimissioni perché l'Inps paga la prestazione pensionistica solo se vede che il lavoro è cessato.

A questo proposito, l'esperta del Patronato INCA CGIL, ricorda:
- la pensione ottenuta con "quota 100" è incumulabile con qualsiasi reddito da lavoro dipendente.
  E'  compatibile esclusivamente con reddito da lavoro autonomo 'occasionale'. Quindi non posso avere un contratto,  nell'ambito dei 5000 euro l'anno.
  È  questa un'avvertenza molto importante perché, ad esempio, se la persona che va in "quota 100" decidesse di fare una prestazione, quelle che oggi sono previste per i voucher, attenzione perché l'Inps sospende la pensione per l'intero anno in cui si è prodotto il reddito.
  Non c'è, invece, il divieto di cumulo di reddito da lavoro con chi va in pensione con requisiti ordinari. Quindi chi va in quota 100 è perché ha deciso  che non vuole lavorare più e conclude la sua attività lavorativa."

  E' possibile  riscattare gli anni di laurea  per  coprire annualità  dei 38 anni di contribuzione richiesti da "quota 100" ?

  Precisa l'esponente del Patronato INCA "Lo strumento del riscatto di annualità non coperta da una contribuzione discontinua - prevista nella legge di bilancio -  in realtà non è connessa con "quota 100", perché la quota 100 ha validità per tre anni, fino al 2021, poi non ci sarà più.

Dovendo avere 38 anni di contributi tutte queste persone hanno contributi versati prima del primo gennaio '96, quindi non hanno la facoltà di riscattare. Devono avere i contributi versati.

La facoltà del riscatto è stata prevista per i quarantenni, quarantacinquenni di oggi, quelli che hanno sostanzialmente lavorato durante la crisi economica, quelli che hanno lavorato con contratti precari e discontinui, che non sono stati coperti dagli ammortizzatori sociali.
Mi spiego: Il governo ha ritenuto di inserire due misure nella legge di bilancio, per il recupero contributivo, due misure che sono:  il riscatto di laurea; ovvero  la possibilità di riscattare fino a 5 anni di laurea per le persone che hanno al massimo  45 anni con un riscatto di tipo agevolato, con uno sconto sui contributi che avrebbero dovuto essere versati.

Tuttavia, si tratta di  somme abbastanza importanti, 25, 30.000 euro. Quindi non è un riscatto alla portata di chi ancora oggi fa un lavoro precario e/o poco pagato, perché è vero che c'è una deducibilità di queste somme, però le somme, pur con lo sconto, sono somme importanti.
La riscattabilità arriva fino a 5 anni,  a seconda del corso di laurea triennale o magistrale e variabile secondo il corso di laurea .

L'altra misura relativa al riscatto è per coloro che hanno cominciato  a versare il primo contributo da I°  gennaio 1996, l'anno in cui è entrato in vigore il sistema contributivo. Queste persone possono riscattare fino a 5 anni di buchi contributivi per effetto delle  carriere discontinue, precarie, eccetera. 
  A riscattarli può essere anche il datore di lavoro portandoli poi in deducibilità. Se a carico delle persone, queste devono investire delle risorse. 

In tutto ciò, però, non c'è un elemento solidaristico, è tutto a carico della persona stessa che deve investire dei soldi, mentre la proposta di CGIL, Cisl, Uil  puntava alla pensione di garanzia per i giovani che ha in se' un forte elemento solidaristico, ed entro determinati range prevede un contributo a carico dello stato per coprire i buchi esistenti, non è tutto a carico della persona. Questo ci sembra il limite più grosso di questa proposta."

Qual' è la  ratio di "quota 100"  per un periodo di soli 3 anni ?

  "La misura è sperimentale. Il governo non se la sentiva di inserire una misura per un solo anno. Ma il problema è che questa misura viene fatta in deficit di bilancio, quindi non c'è un appostamento che derivi dalle entrate.  Per quest'anno sono previsti 7 miliardi e mezzo, poi è prevista anche per il 2020 e 2021 sempre in deficit, ma sono state inserite delle clausole di garanzia, ma prevedendo un PIL  in aumento . Ora il deficit  è certo, il PIL  in aumento no. Anzi,  si dice che tecnicamente siamo già in recessione,  Per cui se  non ci sarà quell'un per cento di aumento del PIL il governo ha stimato che  dovrà onorare clausole di salvaguardia che ammontano nei prossimi due anni a circa 50 miliardi.
Per cui si parla di una sperimentazione triennale - ovvero entro 2021, però non siamo certi che possa essere mantenuta nei termini attuali. Altrimenti, se entriamo in recessione o il governo aumenta le tasse per tutti o fa una patrimoniale o trova altre modalità per fare entrare dei soldi o aumenta l'IVA, deprimendo ancora di più i consumi, oppure sarà molto difficile riuscire a mantenere dal punto di vista economico finanziario questa misura.
  Io mi do anche questa spiegazione circa il gran numero di lavoratori che - nell'incertezza della situazione economica e politica - avendo maturato i requisiti, si sia  precipitato  a chiedere la misura "Quota Cento" nella paura che magari tra pochi mesi potrebbe non esserci più."

E indubbio che c'è un grande afflusso di persone, nonostante gli interrogativi sulla situazione economica del Paese...

" E' successo anche  quando è stata introdotta l'Ape sociale, che pur a condizioni diverse dava la possibilità." ricorda Colombini "Tuttavia, prevedendo una serie di paletti,  alla fine c'e' stato un boom di domande che sono state, pero', respinte al 70%, mi auguro che non sia così per la quota 100.  Altro fattore  è legato al fatto che le  regole previdenziali cambiano in continuazione e non sempre in modo più favorevole.  Quindi, temendo la precarietà dei diritti, magari valutando poco anche il futuro. Certo, quello che noi sindacati chiediamo sono, invece, delle riforme strutturali che diano ragionevole certezza.
Attualmente, abbiamo una  legge previdenziale che si sta complicando sempre di più, per cui non è facile orientarsi:

Prevede la possibilità di andare in pensione di vecchiaia a 67 anni;  in pensione anticipata a 41 anni e 10 mesi se donna o 42 e 10 mesi se uomo, più 13 mesi di finestra;  "quota 100" con  38 anni di contributi e 62 anni di età, ma valida solo fino al 2021;  l'Ape volontaria che è stata rinnovata per un altro anno e che è valida fino al 31 gennaio 2019, nel 2020 non ci sarà più, a meno che non venga rinnovata di un altro anno; l'Ape sociale valida fino al 31 dicembre 2019 e poi non ci sarà più.

Poi abbiamo l'"opzione donna" che è stata reintrodotta, ma è stata reintrodotta come una tantum, perché potranno chiederla solo quelle donne  che hanno già maturato 35 anni di contributi, 58 anni di età se dipendenti private o 59 se lavoratrici autonome, però devono aver maturato i contributi al 31 dicembre 2018. Quindi la platea è stabilita per queste non per altre.

Poi c'è chi è destinatario del solo sistema contributivoe  che può andare in pensione anticipata anche a 63 anni e 7 mesi che diventeranno 64 tra poco, se però avrà un requisito di minimo di pensione di 2,8 mila euro l'assegno sociale, deve quindi raggiungere circa 1500 euro,  altrimenti non può andare,

Ancora,  c'è la pensione di vecchiaia di ultima istanza di chi ha solo 5 anni di contributi che potrà ottenerla con il sistema contributivo a 71 anni.

Come dire, c'è un intreccio tra misure strutturali, misure temporali, alcune finiscono, altre vanno avanti, veramente c'è bisogno di un consulente per ogni persona che deve fare la propria scelta e talvolta, nonostante tutto,  si fa la scelta sbagliata" conclude l'esponente del Patronato della CGIL.

Quanto alla pensione di cittadinanza  ?

  La pensione di cittadinanza è una misura che si lega al reddito di cittadinanza. In realtà, non la definirei una misura previdenziale, ma una misura assistenziale perché non è legata a nessun criterio previdenziale.

Una misura di contrasto alla povertà, fissata in 780 euro mensili. Limite stabilito dall'Istat, che definisce sotto questa soglia il livello di povertà, mentre con questo importo ritiiene si possa sostenere la propria economia familiare.
Coloro che rientrano in determinati parametri ISEE;  che prevedono anche altri indicatori e se hanno un assegno sociale e quindi una misura che non ha carattere previdenziale ma un carattere assistenziale, potranno avere l'aumento da 504 euro al mese fino a 780 euro.
La potrà avere anche chi avrà una pensione di tipo contributivo inferiore ai 780 euro, sottoponendosi ad una serie di verifiche ISEE potrebbe riuscire ad avere questo contributo.
Non è ancora possibile però inviare queste domande, bisogna attendere il mese di marzo, quello che noi sappiamo è che ai CAF, anche ai CAF Cgil,  si sta vedendo un incrementp  di persone che chiedono l'ISEE, perché l' ISEE vale un anno, quindi c'è già chi si sta preparando, così quando scatterà l'ora X della domanda ci saranno  valanghe di domande.

In questo caso, però, sarà più difficile dare alla persona la certezza se avrà o meno accesso a questo diritto, a differenza di "Quota 100" ,  perché ci sono i criteri dell'ISEE  entro i quali devono rientrare, come il reddito individuale e familiare, a secondo del nucleo; una serie di autodichiarazioni circa le condizioni che devono avere. Ad esempio  nessuno  in famiglia deve essersi licenziato volontariamente nell'anno precedente e così via. L'effetto valanga potrebbe essere quindi  superiore al numero di persone che potranno ottenere la pensione di cittadinanza.
Anche se- fa presente Colombini -  si confonde un po' le cose fra reddito e pensione di cittadinanza, laddove  non dovrebbero mai essere confusi  interventi contributivi e previdenziali con gli interventi assistenziali, anche per dividere la spesa.  L''Europa, ad esempio, ci rimprovera che la spesa previdenziale del nostro paese è più alta rispetto alla media europea. Mentre all'interno della spesa previdenziale sono confusi anche interventi di tipo assistenziale, che non vengono così nettamente separati.
Per il reddito di cittadinanza, comunque, ne parleremo più approfonditamente nel momento in cui si potrà inviare la domanda.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che si siano confusi i due piani: l'intervento sulla povertà, ma la la povertà ha tante cause (condizioni familiari, condizioni soggettive, condizioni individuali)  e l'intervento di politiche attive rivolto a chi non ha il lavoro e deve essere rioccupato. Ne hanno fatto, invece, un'unica misura, che rischia di non essere efficace né in un caso né nell'altro, perché dovrebbero essere due misure che vengono tenute distinte per una platea di  persone che ha esigenze diverse e deve essere assistita o accompagnata diversamente, cioè  nella ricerca di un lavoro o  nel recupero di condizioni sociali che magari stanno alla base della povertà di  quella famiglia o del  singolo individuo".

Chi definira' con certezza  l'erogazione della pensione di cittadinanza  ?

Chiarisce l'esponente del Patronato INCA CGIL: "L'erogatore sarà sempre l'Inps, perché è l'Inps che a fronte di tutte queste misure erogherà sia le diverse misure delle pensioni che la pensione di cittadinanza, che il reddito di cittadinanza.

Ad operare in ultima istanza saranno i CAF  per emettere l'ISEE della persona, della famiglia, sulla base di quanto viene dichiarato, dalla documentazioni, non puoi possedere immobili, non devi esserti licenziato, non devi possedere natanti o auto di grossa cilindrata, tutta una serie di cose che dovranno essere verificate, ma non dai CAF che non fanno alcuna verifica, saranno  altri a doverlo far. Penso che l'Inps dovrà necessariamente procedere, se vorrà esercitare dei controlli, non so se a tappeto  o a campione, tramite  un pool di istituzioni pubbliche, dall'ispettorato del lavoro, la guardia di finanza,  perché siano gli effettivi beneficiari i destinatari di questa misura." conclude l'esponente del Patronato INCA CGIL. (15/02/2019-ITL/ITNET)

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