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SICUREZZA SOCIALE - POVERTA' - IL PUNTO DELLA CARITAS SUL REI (REDDITO DI INCLUSIONE) : LO HA RICEVUTO IN 6 MESI 60% MA A SUD 50-54% AVENTI DIRITTO. UN PATRIMONIO DI ESPERIENZA DA NON DISPERDERE

(2018-10-19)

Il percorso di attuazione del Reddito d’Inclusione (REI) ha avuto inizio il 1 dicembre 2017. Fino al giugno 2018 lo ha ricevuto il 60% degli aventi diritto (poco più di 1 milione su 1,7 milioni totali).  A stigmatizzare la questione è Caritas Italiana che ne sottolinea l'efficacia.

É una percentuale significativa per una misura relativamente “giovane” e un risultato che segnala un buon attecchimento iniziale del REI nei territori. Dal 1 giugno 2018 sono venuti meno i criteri familiari e la grave povertà costituisce l’unico requisito d’accesso. Questo significa che la platea degli aventi diritto si è allargata fino a raggiungere la quota di circa 2,5 milioni d’individui, cioè la metà di quei 5 milioni in povertà assoluta oggi presenti in Italia. Il dato indica la strada ancora da percorrere per approdare alla misura universalistica, estendendo il diritto all’altra metà di poveri oggi ancora scoperta.

Le analisi sulla situazione dopo il 1 giugno mostrano anche che il diritto al REI non viene assicurato in tutte le aree geografiche del Paese in maniera corrispondente alla presenza della povertà assoluta (in Italia il 44% delle famiglie in povertà assoluta ha diritto al REI; nel Sud e nel Centro la percentuale si colloca tra il 50 ed il 54% dei nuclei indigenti lì presenti, mentre nel Nord è tra il 31% ed il 33%). L’importo medio del REI risulta oggi pari a 206 euro mensili, una somma ancora lontana dal permettere di uscire dalla povertà assoluta, coprendo la distanza tra il reddito disponibile delle famiglie e la soglia di povertà assoluta. Tradotto in cifre, si tratta di salire in media dagli attuali 206 euro mensili a 396; ciò significa, ad esempio, per una famiglia di una persona passare da 150 a 316 euro e per un nucleo di quattro da 263 a 454.

Per quanto riguarda l’infrastruttura dei servizi per l’introduzione di una misura nazionale per il welfare locale, sinora mancata, alcuni segnali positivi già si sono  palesati, ma va comunque detto che l’effettiva realizzazione dell’azione di infrastrutturazione ha mostrato sinora alcune criticità evidenti. Primo, è partita in ritardo.
Secondo, non è ancora chiaro quale sarà l’impegno del Governo nella cruciale materia del monitoraggio.

Terzo, mentre si è verificato un investimento rilevante per l’infrastrutturazione dei servizi sociali dei Comuni, lo stesso non si può dire per i Centri per l’impiego. Per quanto riguarda il welfare locale, è ancora troppo presto per trarre qualunque conclusione in merito all’impatto dei percorsi d’inclusione sociale e lavorativa sulle condizioni degli utenti.

  Le evidenze raccolte nei territori, tuttavia, trasmettono alcuni messaggi sulle direzioni che tali processi stanno seguendo. Primo, la “normalità” delle difficoltà attuative. Secondo, la necessità di continuità nelle politiche nazionali, e il mantenimento dell’impianto strutturale e delle linee di sviluppo già insite nel REI, da ampliare e migliorare in tanti aspetti, ma non smontare allo scopo di dar vita ad una nuova misura con un profilo radicalmente differente. Una scelta simile assesterebbe infatti un colpo fatale alla possibilità di dar vita ad incisive politiche contro la povertà nel nostro Paese. Terzo, la necessità di discontinuità positiva nei territori, ovvero di introdurre riorientamenti nelle prassi operative dei soggetti che contribuiscono a livello locale a realizzare la misura, a seconda delle situazioni iniziali dei diversi contesti. Quarto, il rischio di aspettative eccessive. La sfida, infatti, è quella di riuscire a far convivere le aspettative (realistiche e non miracolistiche) e l’entusiasmo
con le difficoltà attuative e la necessità dei tempi lunghi.

L’annunciata introduzione del Reddito di Cittadinanza è destinata a portare con sé novità di rilievo che ci si augura tengano conto dell’esperienza maturata nell’attuazione del REI di cui si parla nel rapporto. Questa esperienza sia nei suoi punti di forza così come nelle sue criticità rappresenta un prezioso patrimonio di sapere concreto, che merita di essere valorizzato. Un patrimonio, si spera, dal quale il legislatore non vorrà prescindere al momento di disegnare le prossime tappe della lotta alla povertà nel nostro Paese. (19/10/2018-ITL/ITNET)

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