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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - CAPOLAVORI DEL DUECENTO - NUOVA ATTRIBUZIONE A FILIPPO RISUTI LA "MADONNA CON IL BAMBINO" SITUATA NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO A ROMA

(2018-10-18)

  Il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, ha presentato oggi  il restauro e la nuova attribuzione a Filippo Rusuti  della notissima icona Madonna con il Bambino conservata nella Chiesa di Santa Maria del Popolo.
Allo svelamento dell'autore si è arrivati dopo un accurato restauro che ha reso possibile identificare la firma di Filippo Rusuti, artefice anche del registro superiore della decorazione musiva dell'antica facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore. Per un mese l'icona sarà visitabile presso il Museo di Castel Sant'Angelo, per poi tornare nella chiesa di piazza del Popolo

Filippo Rusuti, insieme a Pietro Cavallini e Jacopo Torriti, fu uno dei protagonisti della pittura a Roma negli ultimi decenni del Duecento.
Verosimilmente entro il 1297 lascia la propria firma nella fascia superiore del monumentale mosaico sulla facciata della basilica di Santa Maria Maggiore, raffigurante Cristo in trono tra angeli e santi e i simboli degli Evangelisti. Opera che fu parzialmente occultata dall’addossamento nel XVIII secolo di un portico progettato dall’architetto Ferdinando Fuga.

Tra il 1304 e il 1309 alcuni documenti attestano la presenza di Rusuti in Francia, insieme al figlio Giovanni e a un altro artista, al servizio del re Filippo IV il Bello (1285-1314), con la qualifica di pictores regis. Altri documenti successivi citano gli stessi maestri fino agli anni venti del Trecento. Queste erano le uniche testimonianze note riguardanti Filippo Rusuti, ma il restauro dell’icona raffigurante la Madonna con il Bambino di Santa Maria del Popolo, ha rivelato una finora sconosciuta firma del pittore, che costituisce una preziosissima acquisizione grazie alla quale sarà possibile delineare in termini nuovi il suo percorso figurativo.
L’icona è stata in passato attribuita a un ignoto pittore definito convenzionalmente dalla critica Maestro di San Saba, perché ritenuto autore di alcuni affreschi nella cosiddetta quarta navata della chiesa di San Saba sul Piccolo Aventino.
La somiglianza tra le due opere è tale che ora anche questi affreschi possono essere ragionevolmente attribuiti a Filippo Rusuti, ampliando così il corpus delle sue opere e aprendo la strada a nuove linee di ricerca.

L’icona, una delle più antiche, preziose e venerate oggi esistenti, rimarrà visibile nella Sala della Biblioteca fino al 18 novembre in una mostra curata da Simonetta Antellini, già funzionario Soprintendenza Speciale di Roma e direttrice del restauro, e da Alessandro Tomei, ordinario di storia dell’arte medievale presso l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti e uno dei maggiori esperti in materia.

“Ad oggi, oltre 700.000 persone hanno potuto i visitare i musei e i luoghi d’arte del Polo Museale del Lazio attraverso il progetto ArtCity Estate 2018. Un risultato rimarchevole, che conferma la qualità della proposta culturale del Polo, avviata nel 2015” dichiara Edith Gabrielli, che prosegue: “Ora, questa nuova e importante mostra: essa è l’attestazione della capacità del Polo di tenere uniti, senza strabismi, il piano della tutela – ovvero della ricerca e della conservazione – con il piano della valorizzazione”

L’opera, tradizionalmente attribuita all’evangelista Luca e per questo nota come Madonna di San Luca, è una delle immagini più venerate della storia della città di Roma, come attestano vuoi la fama di “immagine miracolosa” vuoi gli atti ufficiali della storia della Chiesa.

La tavola (nello specifico una tela impannata su tre assi in legno di noce) mostra un’immagine di derivazione bizantina – la Vergine è ritratta di fronte, tiene in braccio il Bambino rigidamente eretto, completamente vestito e benedicente – e propone i tratti dell’iconografia tradizionale dell’Odigitria (“colei che mostra la via”, cioè Cristo), arricchita però di un diverso pathos, quello dell’affettuosità familiare: la Madre volge il capo verso il figlio, indirizzandogli uno sguardo pieno di tenerezza. Il Figlio poggia la mano sinistra su quella della Madre, confermando il suo attaccamento.

L’opera, pertanto, si discosta dall'inanimata astrazione delle figure, tipica dell'iconografia dell'epoca, e mostra nella gestualità e nella vivacità cromatica quel carattere d'intimità che sollecita l'empatia del fruitore.

Dopo l’ultimo e accurato restauro, che ha portato alla luce parti di firma che si è potuta riconoscere come quella di Filippo Rusuti, che firmò, verosimilmente entro il 1297, il monumentale mosaico che ancora orna, in parte nascosto dal loggiato settecentesco, la fascia superiore della facciata della basilica di Santa Maria Maggiore.

Questa attribuzione consentirà agli studiosi di riscrivere con nuove precisazioni il percorso artistico di uno dei maggiori esponenti della pittura romana della fine del Duecento, il quale, secondo quanto attestato da documenti dei primi decenni del Trecento, proseguì la sua carriera insieme al figlio Giovanni e a un altro pittore romano, in Francia al servizio del re Filippo il Bello.
L’intervento di restauro è stato condotto dalle restauratrici Fiammetta Jahier e Cristina Caldi del Consorzio Aureo; le indagini scientifiche sono state condotte e coordinate da Claudio Falcucci di M.I.D.A. – metodologia indagini diagnostiche opere d’arte, che ha ottenuto anche la collaborazione del Laboratorio di Fisica dell’Università di Salerno; l’Ufficio di Direzione Lavori della Soprintendenza Speciale di Roma è composto dal Direttore dei Lavori Simona Antellini, dal restauratore Carlo Festa, e dall’assistente tecnico Laura Petriglia.
Il catalogo della mostra, a cura di Simonetta Antellini e Alessandro Tomei, è edito da Silvana editoriale.(18/10/2018-ITL/ITNET)

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