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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ITALIAN SOUND - AL MUSEO DI CAPODIMONTE I° FESTIVAL MUSICA POPOLARE DEL SUD ITALIA - BELLENGER (DIRETT. MUSEO):"LA MUSICA POPOLARE E' MUSICA COLTA. LEGAME STORICO CON IDENTITA' POPOLARE"

(2018-06-20)

  Le tradizioni, i suoni e le danze del Mezzogiorno d'Italia saranno i protagonisti del primo Festival della Musica popolare del Sud Italia organizzato  dal 21 al 24 giugno dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, con la direzione artistica di Peppe Barra in collaborazione con Antonio Acocella e Maria Varriale del Centro di Cultura popolare del Mediterraneo, il coordinamento di Aurora Giglio, presidente dell'associazione MusiCapodimonte e il sostegno della Regione Campania nell'ambito delle iniziative Carta Bianca nel Bosco.

Una grande festa della musica, quattro giorni nel Real Bosco di Capodimonte da giovedì per ascoltare i suoni del Sud eseguiti dal vivo dalle principali compagnie di canto popolare della Campania, della Calabria e della Puglia (area concerti, ore 20.00), per imparare a ballare le danze la tarantella calabrese, la pizzica tarantata e le tammurriate
campane (Cellaio, ore 17.00), ma anche seminari e workshop per approfondire l'ampio mondo delle tradizioni popolari del Sud Italia con le voci più autorevoli del settore (Cellaio, ore 16.00 e sabato 23 e domenica 24, ore 11.00), una vera e propria indagine etnomusicologa per una piena consapevolezza dell'immenso patrimonio immateriale rappresentato dalla musica popolare nel Sud Italia.

Alla conferenza stampa di mercoledì 20 giugno hanno partecipato il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger, il direttore artistico Peppe Barra, Rosanna Romano, direttore generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania, Patrizia Boldoni alla guida del Coordinamento scientifico regionale delle Arti e della Cultura, Aurora Giglio presidente di MusiCapodimonte, Antonio Acocella e Maria Varriale del Centro di Cultura
popolare del Mediterraneo. Erano presenti alcuni degli artisti protagonisti del Festival.
Queste le dichiarazioni del direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger:
“La musica popolare é una musica colta. Era il 1980, molto tardi dunque, quando ho scoperto a Napoli la musica popolare del Sud Italia. Alcuni amici mi avevano fatto ascoltare le registrazioni di Roberto Murolo e subito dopo della Gatta Cenerentola, scritta da Roberto De Simone nel 1976 e tratta dal racconto di Basile, la quale ha conquistato il mondo prima di conquistare il cinema.

Creare un festival significa creare una tradizione, nel nostro caso, una tradizione della tradizione musicale. Questo è anche il modo più allegro e vivace di dare visibilità alla cultura popolare, una cultura che non si è interrotta davanti alla legittimità culturale e che è voluta e si trasmette soprattutto a Napoli e nell’Italia del Sud dove la vitalità della lingua napoletana ha conservato il legame storico fondamentale dell'identità culturale. Lunga vita dunque al Festival della musica popolare dell’Italia del Sud, con l'augurio che animi e incanti il Real Bosco di Capodimonte fino a confondersi con esso. Napoli ha ancora il lusso di avere una cultura popolare particolarmente viva.

È un grande onore per me, dopo la creazione con Elsa Evangelista di Musica alla Reggia e la rinascita del Luglio Musicale, aver creato a Capodimonte, grazie alla competenza di Aurora Giglio, la prima associazione di musica popolare napoletana, Musicapodimonte. Capodimonte è una Reggia e non c'è un Re se non c'è un popolo. È un grande privilegio poter beneficiare dell’indiscusso talento di Peppe Barra alla Direzione artistica del Festival. La nostra politica è sempre stata basata sull’apertura a tutte le forme artistiche, soprattutto per ricordare che il senso dell’arte è sempre stato quello dell’esigenza e della libertà”.

“Sono trascorsi più di cinquant'anni da quando ho imparato ad amare il mondo popolare; sono stati anni di studio, approfondimento, ricerche. In questo viaggio “misterico” sono stato accompagnato da personaggi come Diego Carpitella, Annabella Rossi, Roberto De Simone, Alan Lomax e altri che hanno illuminato ancora di più la strada che avevo intrapreso. Quando ho lasciato la Nuova Compagnia di Canto Popolare, e ho iniziato a percorrere una nuova strada,
quella della World Music, ho capito ancora di più l'importanza delle mie origini; tutto questo è potuto accadere poiché ho avuto la fortuna di avere come madre, compagna e maestra una persona luminosa come Concetta Barra. Oggi sono orgoglioso e onorato di dirigere artisticamente la prima edizione del Festival della Musica Popolare del Sud Italia che si terrà al Museo di Capodimonte di Napoli. Il mio pensiero è soprattutto per i giovani. Nel mio cuore c' è la certezza che possano imparare ad amare, come me, sempre di più le proprie radici, con rispetto, passione e attenzione: perché chi non sa da dove viene non saprà mai dove andare!” afferma il direttore artistico Peppe Barra.

Per il presidente della Regione Campania, On. Vincenzo De Luca: “La musica popolare è stata, per secoli, uno dei pochi mezzi a disposizione dei meno abbienti per esprimersi e comunicare. Canti e balli venivano considerati e rappresentavano i pochi momenti di divertimento e di svago di vite, che sin dalla prima infanzia, erano dedite solo al lavoro per la sopravvivenza. Ogni occasione era buona per ballare e cantare: la nascita di un figlio, un matrimonio, la vendemmia, la mietitura, la trebbiatura, le feste religiose, le ricorrenze e persino il decesso di persone care.

La tradizione popolare è rintracciabile in diverse etnie e popolazioni di tutto il mondo ma nel nostro meridione ha avuto un ruolo sicuramente più marcato e profondo. Forse per la prevalenza di zone montuose e boschive, forse per la disastrosa carenza di comunicazioni che ha tenuto gli abitanti separati per secoli dal resto del mondo, queste tradizioni si sono radicate e diffuse a livello capillare tanto da divenire un modo di essere identificativo della cultura del nostro territorio. È questa la ragione per cui abbiamo deciso di sostenere la prima edizione del Festival della Musica Popolare del Sud Italia: non bisogna disperdere quella fonte culturale che, insieme ai proverbi e all’idioma dialettale, rappresentano gli indizi essenziali, le radici della cultura del nostro popolo.

Grazie a questa iniziativa, alcune delle esperienze più interessanti della poesia e musica popolare meridionale svilupperanno degli spettacoli originali su questi temi, che saranno rappresentati negli scenari suggestivi del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Sarà uno straordinario momento di confronto e aggregazione sociale e al contempo un'occasione per fortificare il senso di appartenenza alle nostre radici”.

“L'elemento che qualifica questo Festival e lo rende unico rispetto agli altri, è il suo alto valore scientifico: non solo solo musica, ma seminari, workshop, dibattiti e incontri tra i maggiori esperti del settore per approfondire il grande patrimonio immateriale che è la musica popolare, bene prezioso da conoscere, custodire e tramandare” sostiene Aurora Giglio presidente di MusiCapodimonte

“Il Centro di Cultura Popolare nasce a Napoli alla fine degli anni ‘90 con un preciso intento: la salvaguardia, la rivalutazione e la diffusione della musica popolare del sud Italia e del Mediterraneo. In questi anni grazie alla collaborazione con musicisti e studiosi di diversi paesi, il Centro di Cultura Popolare ha creato una rete di scambi culturali attraverso l'organizzazione di festival, concerti, seminari, laboratori musicali, stage di danze popolari. Appuntamenti che ogni anno si rinnovano in Italia, Grecia, Marocco, Spagna, e che affondano le radici in antiche tradizioni. La musica popolare e’ un patrimonio di tutti i popoli che si affacciano a sud del Mar Mediterraneo.

Tammurriate pizziche e tarantelle sono da secoli la colonna sonora che sottende la quotidianita’ di uomini e donne nei momenti di lavoro nei campi, nei momenti di riposo e durante le feste religiose. E’ un patrimonio da trasmettere e condividere con le nuove generazioni prima che si estingua. affermano Antonio Acocella e Maria Varriale del Centro di Cultura popolare del Mediterraneo.(20/06/2018-ITL/ITNET)

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