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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEKEEND ITALIA - A NAPOLI "SOTTO IL CIELO" DALLA TEORIA DELLA COMPLESSITA' I CODICI VISIVI DI CLAUDIA CHIRIANNI E FLAVIO ESPOSITO

(2018-05-11)

  A Napoli  alla Galleria E23 apre il 18 maggio  Sotto il cielo, una doppia personale di Claudia Chirianni e Flaviano Esposito, a cura di Mario Francesco Simeone.
Le opere in esposizione sono state realizzate attraverso tecniche di elaborazione grafica procedurale e di composizione rule based, ibridando lo sviluppo delle forme organiche e i linguaggi della programmazione informatica.

Da millenni guardiamo le stelle e, dalla loro disposizione, vi ricaviamo un messaggio da formulare e tramandare. Con un atteggiamento simile o, almeno, con lo stesso incerto sentimento tra fiducia e timore, ci rivolgiamo allo schermo dei nostri dispositivi e, impostando la direzione dello sguardo e delle mani attraverso l’interfaccia della macchina, costruiamo il linguaggio per raccontarci.

"Sul mondo è ormai scesa la notte e il Signor Grunt, placidamente disteso su una coltre d’erba morbida e umida, lascia scivolare la stanchezza della dura giornata di lavoro dal corpo e dalla mente. Tendendo la  schiena, allarga lo spazio tra le vertebre e vi trova un immediato giovamento, un sollievo stuzzicante che gli fa ostentare un sorriso, ancora terribilmente impacciato su quei tratti somatici poco avvezzi alle complesse sfumature espressive che sarebbero emerse sul viso dell’homo sapiens, alcuni millenni dopo." A spiegare la genesi della concezione visiva della mostra è il critico Mario Francesco Simeone

Dice Simeone  "Pervaso da un senso di benessere, ascolta le migliaia di sottili variazioni sonore che lo circondano, informandolo sulle ronzanti traiettorie di volo, precise e organizzate, delle libellule, e sulla crepitante eternità modulare delle foglie di felci ed equiseti. Confortato dall’umidità della solida terra, osserva la vicina curvatura del cielo stellato, le cui densissime luci distingue con sicurezza e familiarità.

Tuttavia, ha un affare in sospeso, con quelle luci. I suoi amici vi leggono le notizie sulle condizioni del meteo e sul traffico dei caribù, trovandovi tutto ciò di cui hanno bisogno per regolare il ritmo della propria esistenza e la direzione delle prossime migrazioni. Ogni gradazione, ogni pulsazione, sono tutte esattamente dove dovrebbero essere, come una sintassi perfettamente strutturata e dal movimento armonico, un preciso codice di significato la cui essenza, però, avverte di non afferrare e non per la difficile reperibilità di testi di astronomia Cro-Magnon. Per il Signor Grunt c’è anche altro e la sua speranza è poterlo comprendere. Lui non saprebbe  spiegare da cosa è scaturita questa che più che essere un’idea è una sensazione, noi potremmo azzardare l’ipotesi che si sia trattato di una particolare predisposizione all’enigmistica.

Perché già da molte notti, il Signor Grunt ha notato con stupore che, tracciando una linea continua e immaginaria tra quei punti luminosi, è possibile disegnare un serpente e poi, allungando quella stessa linea, un albero e, infine, chiudendola a zig zag, un fuoco. Adesso vuole continuare la sua opera e – che emozione!

– aprendo quella stessa linea del fuoco è riuscito a ricalcare esattamente la sua mano sinistra. Cosa può significare tutto questo? Il Signor Grunt intuisce che c’è qualcosa che ancora gli sfugge ma non gli importa molto, anzi, si sente fiducioso, in fondo è solo questione di tempo.
Così, qualche tempo dopo, un ipotetico visitatore che, tra il 18 maggio e il 30 giugno del 2018, avesse la ventura di attraversare gli ampi spazi postindustriali della Galleria E23, potrebbe vedere le opere di Claudia Chirianni e Flaviano Esposito. Il racconto dei processi, delle azioni e delle casualità che li hanno portati in questo luogo, in questo momento, andrebbe a comporre una storia a parte.

Del visitatore non sappiamo dire nulla, potrebbe anche essere la voce narrante o un osservatore onnisciente.

È cambiato qualcosa dall’epoca del Signor Grunt? Praticamente nulla è rimasto uguale, a parte quell’attitudine che ci predispone all’interpretazione dei fenomeni attraverso la continua rimodulazione di un linguaggio. Possiamo divertirci a immaginare un esemplare di Cro-Magnon che, osservando l’orientamento del cielo, interpretando la disposizione degli elementi luminosi su una superficie apparentemente piatta, arriva a trarre le sue conclusioni sul senso della vita, del tempo e della società.

Nel codice visivo di Claudia Chirianni il cielo si trasforma in una superficie iperestesa, nella quale due gruppi di agenti si muovono secondo regole predefinite e, interagendo, producono fenomeni globali sempre più complessi, geometrie che sfuggono alle direttive iniziali e lasciano emergere la precisa programmazione del caso, come forme solidificate e in infinita evaporazione. Una poetica che ha un preciso background: Claudia Chirianni ha conseguito la laurea in architettura, ha collaborato con studi a Barcellona e Londra e, attualmente, è impegnata in una ricerca di dottorato all’Università Federico II di Napoli, incentrata sulla Teoria della Complessità, seguendo l’intuizione delle possibilità, tanto funzionali quanto poetiche, scaturite dall’interazione tra uomo e macchina.

Diversa è la formazione di Flaviano Esposito, laureato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è stato Cultore della Materia per la cattedra di New Media Art, ha lavorato in diversi collettivi artistici e ha esplorato le varie declinazioni – dai sistemi minimi alle grandi catene di distribuzione – dell’arte relazionale applicata alle nuove tecnologie. Le opere in esposizione sono state realizzate attraverso tecniche di elaborazione grafica procedurale e di composizione rule based, ibridando lo sviluppo delle forme organiche e i linguaggi della programmazione informatica.

Per Esposito il cielo è la porzione di un paesaggio immateriale, generato da sequenze di dati e flussi di informazioni che determinano la disposizione degli elementi lungo l’asse prospettico di una struttura modulare o di una geografia parametrica.
Il Signor Grunt guardava le stelle e, dalla loro disposizione, vi ricavava un messaggio da elaborare e tramandare. Con un atteggiamento simile o, almeno, con lo stesso incerto sentimento tra fiducia e timore, ci rivolgiamo allo schermo dei nostri dispositivi e, impostando la direzione dello sguardo e delle mani attraverso il codice macchina, elaboriamo il linguaggio per raccontarci.

Nel codice visivo di Claudia Chirianni il cielo si trasforma in una superficie iperestesa, nella quale due gruppi di agenti si muovono secondo regole predefinite per produrre fenomeni globali sempre più complessi, geometrie che sfuggono alle direttive iniziali e lasciano emergere la precisa programmazione del caso, come forme solidificate e in infinita evaporazione. Una metodologia che ha un preciso background: Claudia Chirianni ha conseguito la laurea in Architettura, ha collaborato con studi a Barcellona e Londra e, attualmente, è impegnata in una ricerca di dottorato all’Università Federico II di Napoli, incentrata sulla Teoria della Complessità, seguendo l’intuizione delle possibilità, tanto funzionali quanto poetiche, scaturite dall’interazione tra uomo e macchina.

Diversa è la formazione di Flaviano Esposito che, laureato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove è stato Cultore della Materia per la cattedra di New Media Art, ha lavorato in diversi collettivi artistici, esplorando le varie declinazioni – dai sistemi minimi alle grandi catene di distribuzione – dell’arte relazionale applicata alle nuove tecnologie. Per Esposito, il cielo è la porzione di un paesaggio immateriale, generato da sequenze di dati e flussi di informazioni che determinano la disposizione degli elementi lungo l’asse prospettico di una struttura modulare o di una geografia parametrica.

La mostra sarà visitabile fino al 30 giugno 2018, Galleria E23, via G.T. Blanch 23, Napoli. (11/08/2018-ITL/ITNET)

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