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ECONOMIA ITALIANA - INDAGINE BANKITALIA : AUMENTATA DISUGUAGLIANZA NELLA DISTRIBUZIONE DEI REDDITI (PROSSIMA AGLI ANNI '90 ) E GLI INDIVIDUI A RISCHIO POVERTA'

(2018-03-12)

Tra il 2014 e il 2016 la ricchezza netta degli italiani è diminuita del 5%, decremento dovuto quasi interamente al calo del prezzo delle case. E' uno dei dati dell'indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie nel 2016 che evidenzia anche come aumentino le fasce più deboli della popolazione: circa un quarto è a rischio povertà e una crescita notevole del rischio povertà si è avuta anche al nord (dall'8,3% al 15%).

Aumenta il numero di individui che hanno un reddito equivalente inferiore al 60% di quello medio, che in termini reali significa avere un reddito pari a circa 830 euro mensili. Questa quota è salita al 23% dal 19,6% del 2006. Nel caso degli immigrati l'incidenza è salita dal 34% al 55%,

Nel 2016 il 5% del ricchi in Italia deteneva il 30% della ricchezza complessiva. Sempre secondo l'indagine di Bankitalia sui bilanci delle famiglie:  "la quota di ricchezza netta detenuta dal 30 per cento più povero delle famiglie, in media pari a circa 6.500 euro, è l’1 per cento; tre quarti di queste famiglie sono anche a rischio di povertà. Il 30 per cento più ricco delle famiglie, di cui solo poco più di un decimo è a rischio di povertà, detiene invece circa il 75 per cento del patrimonio netto complessivamente rilevato, con una ricchezza netta media pari a 510.000 euro. Oltre il 40 per cento di questa quota è detenuta dal 5 per cento più ricco, che ha un patrimonio netto in media pari a 1,3 milioni di euro".

Le famiglie italiane disponevano in media di una ricchezza netta, costituita dalla somma delle attività reali e di quelle finanziarie, al netto delle passività finanziarie, di circa 206.000 euro (218.000 euro nel 2014). Il valore mediano, che separa la metà più povera delle famiglie dalla metà più ricca, spiega ancora Bankitalia, era significativamente inferiore (126.000 euro, da 138.000 euro nel 2014).

“È aumentata la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi – rileva la Banca d’Italia - che, misurata dall’indice di Gini, è tornata in prossimità dei livelli prevalenti alla fine degli anni novanta del secolo scorso. È aumentata anche la quota di individui a rischio di povertà, definiti come quelli che dispongono di un reddito equivalente inferiore al 60 per cento di quello mediano. L’incidenza di questa condizione, che interessa perlopiù le famiglie giovani, del Mezzogiorno o dei nati all’estero, è salita al 23 per cento, un livello molto elevato”.

Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla 'indagine di Bankitalia per il 2016  alla quale hanno preso parte oltre 7.000 nuclei familiari intervistati.  Famiglie il cui reddito annuo familiare, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è stato in media pari a circa 30.700 euro (30.600 euro nel 2014). Al netto della variazione dei prezzi è un valore sostanzialmente analogo a quello rilevato nelle indagini sul 2012 e sul 2014 ma ancora inferiore di circa il 15 per cento a quello registrato nel 2006, prima dell’avvio della crisi finanziaria globale
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Tra il 2014 e il 2016 il reddito medio familiare è stato sospinto da quello da lavoro dipendente che ha beneficiato della crescita del numero di percettori e dell’aumento delle retribuzioni medie annue pro capite.
Per contro, sono diminuiti, ancorché in misura contenuta, i redditi da lavoro autonomo, da proprietà e da pensioni e trasferimenti; in quest’ultimo caso, il calo è derivato dalla riduzione della quota di famiglie che li percepiscono, a fronte di una crescita dei loro valori medi.
Considerando le sole famiglie in cui il capofamiglia ha meno di 65 anni, la quota di persone che vivono in famiglie senza alcun percettore di reddito da lavoro è diminuita nel 2016 all’8,7 per cento dal 10,4 nel 2012; rimane tuttavia di 1,2 punti superiore al valore nel 2006. Tra il 2006 e il 2016, la quota di persone che vivono in nuclei familiari con due o più percettori di redditi da lavoro è diminuita dal 50,7 al 45,4 per cento, anche per effetto di fattori demografici. Nel Mezzogiorno, il 13,3 per cento degli individui vive in famiglie senza alcun percettore di reddito da lavoro rispetto al 6,1 nel Nord e 6,9 nel Centro. (12/03/2018-ITL/ITNET)

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