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ITALIANI ALL'ESTERO - VOTO ALL'ESTERO - SEN. DI BIAGIO (AP/CE) INCHIESTA IENE:" QUANDO LA DIFFAMAZIONE DIVENTA STRUMENTO ELETTORALE...E RISCHIA DI DISTRUGGERE QUELLO CHE TUTTI INSIEME ABBIAMO COSTRUITO"

(2017-12-06)

"Il fenomeno "Iene", con il suo carosello di diffamazioni, dichiarazioni "incappucciate" e informazioni farsesche sul versante del voto nella circoscrizione estero non ha avuto l'effetto sperato da suoi "mentori", poiché non vi è stata una vera e propria detonazione mediatica restando nei fatti un pettegolezzo di nicchia, al di là dell'arroganza mista a stupidità dimostrata da qualcuno. Di contro però è stato lo spunto per fare una sana riflessione sullo stato di salute della nostra rappresentanza, e sulla grettezza delle argomentazioni e sul livello che  - ahimè - è stato obbiettivamente raggiunto all'estero". Così il senatore Aldo Di Biagio, parlamentare AP/CE sull'inchiesta del programma "Le Iene" che lo ha visto al centro della "attenzione" del programma televisivo.

"Volendoci soffermare sull'oggetto della questione - ha proseguito il senatore - per onore di cronaca, non si può ignorare che comunque la legge Tremaglia, nella sua componente logistico-organizzativa merita un rinnovamento poiché nei fatti si potrebbe prestare ad azioni al limite o potenzialmente declinabili in illecito, soprattutto in realtà come il Sud America, dove il sistema di controllo del territorio ha i suoi limiti,  e su questo punto mi sembra che conveniamo un po' tutti e non sono mai mancate da parte mia in questa direzione, proposte di legge, emendamenti e atti parlamentari orientati in una novella legislativa. Ma, come si sa, queste cose non interessano perché lontane dai crismi del sensazionalismo, che tutti sembrano prediligere senza degnarsi di approfondire, analizzare e porsi qualche domanda".

"A seguito dell'emergere del suddetto "fenomeno" hanno fatto capolino gli sciacalli del comparto che, essendo fisiologicamente carenti di argomenti e di qualità politico-argomentativa, si sono fiondati sull'unica notizia su cui avevano la capacità di proferir parola".

"Ed ecco sbeffeggiamenti, doppi sensi, accostamenti a figuri con cui nulla si ha da condividere.
A questi si sono aggiunti gli "insultatori di professione", che a prescindere da contenuti e spiegazioni, prediligono la strada della ingiuria e della violenza verbale come unico strumento di rivalsa e di attenzione mediatica. Profili di cui avere gran pena, ma che nell'economia del ragionamento bisogna pur tenerne conto.
Non sono poi mancati i finti indifferenti, quelli che si voltano dall'altro lato, che fanno finta di disinteressarsi, salvo poi sfregarsi le mani dinanzi al capro espiatorio catalizzatore di attenzione: le stesse attenzioni che sperano che non vengano mai concentrate sulla loro persona".

"Tra questi coloro che non prendono posizione, che stanno nascosti in un angolo in attesa degli eventi e che sfruttano il momento per proprio tornaconto politico.
E' indubbio che il fenomeno del momento con la sua sceneggiata di "plichi, pizzerie e cantanti neomelodici" in terra straniera, rappresenta un'occasione irripetibile per dimostrare la pochezza di certa gente ma anche - purtroppo - per offrire uno spettacolo drammatico del mondo dell'emigrazione".

"Ed è questo il punto più delicato dell'intera vicenda e di cui purtroppo nessuno sembra rendersene conto.
L'immagine che trapela all'esterno del mondo dell'emigrazione, dei profili che caratterizzano il versante politico della circoscrizione estero e delle nostre rappresentanze è stata fortemente danneggiata, compromessa da un'ombra - artatamente costruita - di illecito, di superficialità, di becero arrivismo e bassezza culturale e sociale.
E' forse questo ciò che meritiamo?"

"Era questo il nostro obiettivo nel 2001 quando è stata approvata una legge, conquista di civiltà e di democrazia?
Ma nei fatti bisogna ammettere che per un mero calcolo, mirante a screditare un competitor elettorale sul cui potenziale vuoto si è buttato l'occhio, si è preferito screditare, quasi sacrificandolo, un intero mondo quello dell'emigrazione, gettando fango sull'intera legge, sul suo sistema e su tutto quello che ne consegue".

"Ritenendo forse questa la strada più facile, meno insidiosa e più "redditizia" in un certo senso.
Trasformare la diffamazione in strumento di propaganda elettorale, con la consapevolezza che questa manovra avrà un riverbero senza precedenti sulla credibilità e percezione del mondo dell'emigrazione, rappresenta un atto pericoloso e deplorevole, che sottolinea l'assoluta mancanza di affezione a quel mondo da parte di chi ambisce a ricoprire un incarico, tanto ambito, in Parlamento".

"E la consapevolezza di questo- ha concluso Di Biagio-  e del fatto che si è disposti a tutto pur di esserci, sa di parricidio e lascia basiti, lasciando prefigurare cosa ci aspetta all'orizzonte comprendendo, in questa prospettiva, anche le richieste che molti italiani in Patria hanno lanciato, fuori e dentro i social, a corredo dei servizi delle iene, tra queste "Abolite la legge Tremaglia!".

"Più che strumentalizzare una diffamazione, invito a riflettere sulle conseguenze di quella diffamazione, che non si limitano al perimetro del soggetto destinatario di cotanto fango, ma distruggono ciò che tutti insieme abbiamo costruito, mettendo dei limiti al futuro e compromettendo una credibilità strutturata gradualmente, con impegno e passione.
Sono certo che i "mentori" di questo metodo oltre confine non si siano nemmeno resi conto di tutto questo, e la consapevolezza amplifica l'amarezza verso ciò che si sta distruggendo". (06/12/2017-ITL/ITNET)

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