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ITALIANI ALL'ESTERO - SPAGNA - PECULIARITA' DI UNA COMUNITA' ITALIANA RADDOPPIATA IN 10 ANNI: NE PARLA PRES. COMITES MADRID MARIANI CHE SOTTOLINEA EFFICACE COLLABORAZIONE CON AMBASCIATA E CONSOLATI

(2017-03-18)

  Presidente del Comites di Madrid, del quale Pietro Mariani è stato Consigliere per 10 anni ed un impegno a sostegno degli italiani nella circoscrizione consolare da quasi 13 anni. Il che lo rende pienamente partecipe delle problematiche di una comunità che negli ultimi 10 anni è cambiata moltissimo. Basti pensare che il primo Comites eletto contava su una base elettorale di circa 30.000 persone, mentre oggi sono oltre 75.000, ovvero piu' che duplicati.  Come duplicato rispetto ad altri Comitati è l'impegno richiesto perchè, in buona sintesi, Madrid è al centro della Spagna,  dove si trova  l'Ambasciata d'Italia e questo rende  la sede del Comites ancor più centrale nella geografia delle presenze organizzate italiane in Spagna. “Ho cercato di decentralizzare questa gestione  - afferma Mariani a Italiannetwork/Italialavorotv- e conciliare il tempo personale, siamo tutti volontari come si sa” e “dobbiamo lavorare per guadagnare la pagnotta. Ma  il nostro tempo libero lo dedichiamo ai connazionali”.

Una comunità ormai considerevole, quella in Spagna, che è possibile sostenere, spiega Mariani, “grazie alle nuove tecnologie” con le quali “si riescono a captare le esigenze delle varie fasce di connazionali che molteplici, come lo sono le ragioni per cui arrivano, e non solo dall'Italia ma, anche, da paesi del Centro e Sud America. Paesi  di lingua spagnola.  Nel caso del Venezuela, ad esempio,  vengono qui soprattutto alla ricerca della tranquillità che non riescono a trovare nel loro paese”.

Quanto alla comunità italiana, Mariani ne approfondisce il quadro: “coesistono due tipi di presenze Quella degli anni  2006 - 2007, all'inizio della crisi spagnola, quando l'arrivo di giovani neolaureati fu massiccio ed in parte legato al clima politico di allora. In Italia Zapatero era diventato molto famoso con le sue aperture e quindi la Spagna era diventato un paese che dava una speranza di futuro ai giovani. Poi, purtroppo, è arrivata la crisi ed è cambiato il vento, per cui molti di quei giovani che vennero allora non trovarono lavoro e non rimasero. La disoccupazione in Spagna era arrivata in quel periodo al 55% nella fascia fino a 29 anni, per cui se era difficile trovare lavoro per uno spagnolo, figuriamoci per uno straniero.

Tra il  2000 ed il 2011 la Spagna ha, però,  cominciato ad uscire dalla crisi e un'altra ondata è arrivata , ma diversa rispetto alla precedente: quella delle famiglie ed è proseguita negli ultimi 5 anni. Dunque,  non solamente studenti Erasmus o persone che per scelta - come ho fatto io molti anni fa -  hannp cominciato ad arrivare. Persone con  alte qualifiche spesso accompagnate dalle famiglie al completo e negli italiani questa tendenza è aumentata.  Da quando sono diventato presidente del Comites la maggior parte delle mail che ricevo, settimanalmente, sono di madri di famiglia che mi scrivono preoccupate perché sono in procinto di  trasferirsi in Spagna con il marito e con i figli e si preoccupano per la scolarizzazione dei loro  bambini, figli in genere piccoli di 6 - 7 anni. Sono coppie giovani. 
Spesso si tratta di piccoli imprenditori sui 35 /40 anni che in Italia avevano una piccola attività artigiana e che per diverse ragioni hanno dovuto chiudere. Per cui  vengono in Spagna per ricominciare: perché c'è il  miglior clima,  le tasse sono inferiori per le attività imprenditoriali. La Spagna – spiega Mariani - è in questo momento il paese che ha la tassazione più bassa  rispetto alla media dell'Unione Europea”.
“C'è poi un altro tipo di migrazione, che sta aumentando in questi ultimi anni, e che è quella dei pensionati italiani, che hanno dai 58 ai  60 anni in su, e  cercano un clima migliore. In genere si spostano dalle Canarie al Portogallo, poi passano n Spagna. Sempre in zone favorevoli dal punto di vista climatico e dove i prezzi sono più bassi e godono del lordo della pensione. Ma in Spagna – sottolinea  il Presidente del Comites di Madrid -  devono sempre pagare le tasse per avere i servizi”.


Oltre al clima, le tradizioni , la lingua:, in particolare,  molto vicine all'italiano…

“Sicuramente la facilità dell'apprendimento dello spagnolo conta, almeno rispetto al tedesco o all'inglese” stigmatizza Mariani, pur sottolineando “anche se poi pensiamo sia più facile di quello che è”.  Ed aggiunge “E' indubbio che gli spagnoli sono molto gentili verso gli italiani. Ci trattano bene, ci aiutano ! 
E' un popolo molto accogliente, in tutta la Spagna, da Bilbao a Tenerife. Hanno un carattere molto aperto  e noi italiani, tra gli europei, siamo molto ben considerati e amati “.


E, dunque, c'è  facilità di  inserimento occupazionale....

“Le  famiglie che arrivano portano gli ultimi risparmi che cercano di reinvestire qui. Non arrivano alla ventura:. Studiano prima la piazza, ovvero il settore, che li interessa. Quindi cercano di rifarsi una vita. Arrivano con fondi, l'esperienza di piccoli imprenditori. Chi invece viene da solo, uomini o donne, donne in particolare senza una famiglia a carico, cercano un impiego e, soprattutto all'inizio, accettano lavori con un basso stipendio, per ambientarsi. Arrivano con pochi mesi di autonomia, quindi immediatamente si mettono alla ricerca di un lavoro. Spesso sono giovani sotto i 35 anni, hanno una cultura media, magari non si sono laureati in Italia e si accontentano anche di posti di lavoro  non di alto livello”. Ma la Spagna mette i paletti, per cui non è facile inserirsi nel mondo lavorativo, perché la burocrazia sulla residenza, i documenti eccetera, li obbliga a diversi mesi di attesa. Quindi o hai i fondi sufficienti per sostenerti o hai problemi ! “
Domanda. I pensionati emigrati, di cui accennava prima, sono preoccupati delle proposte avanzate dal Presidente dell'INPS Boeri che vorrebbe cercare di contenere questo fenomeno per evitare  le pensioni vengano spese all'estero, piuttosto che in Italia?

Per Mariani “Un diritto acquisito credo sia difficile da modificare: dal mio punto di vista. Se una persona ha pagato i contributi per 40 anni  e ha diritto ad una pensione, ha anche il diritto di spenderla dove vuole, è chiaro che il problema non è del pensionato, è dello Stato che non fa nulla per trattenere il pensionato offrendogli delle agevolazioni perchè  non vada via. In altre parole:  se un pensionato viene in Spagna. Stiamo parlando di un pensionato medio, non un pensionato ricco, con una pensione sui 1500 euro, a cui le tasse portano via il 35-40% a seconda dei redditi, se vanno all'estero, prendono il lordo, pagano le tasse locali e lo spendono.
Ma io ho detto a molti pensionati con cui ho parlato, che i costi della vita in Spagna  sono uguali a molte parti del sud Italia. Non trovo differenze di costi ad esempio tra Nuoro che conosco e Tenerife. Naturalmene,  parliamo del costo della vita normale. E chiaro che per uno che si trasferisce da Bergamo e viene alle Canarie, ha costi di riscaldamento nulli.
Quello che è importante – afferma Mariani - è che lo Stato dovrebbe proteggere queste categorie con delle agevolazioni per evitare che emigrino.
Se la pensione viene spesa in Italia, poi produce reddito e produce lavoro. Il pensionato all'estero, quando intervengono i problemi dell'età avanzata, vive male la lontananza dai familiari e dal proprio ambiente originario. Secondo me, aggiunge il Presidente del Comites di Madrid,  ci dovrebbe essere non solo un piano di rientro per i cervelli, ma anche un piano per far tornare i pensionati che dopo alcuni anni di vita felice all'estero vogliono rientrare grazie a delle agevolazioni.”


Presidente, come fa ad andare avanti con il suo Comites, mentre tutti lamentano enormi difficoltà ?.

“Come ho detto, non sono un presidente di Comites di prima leva”, ricorda Mariani.
“Nei primi dieci anni sono stato consigliere esecutivo ed ho visto le difficoltà per gestire quei pochi fondi che lo Stato ci dava. Ora, a Madrid,  prendiamo un terzo circa di quello che prendevamo negli anni 2005 -2006. Eppure abbiamo le stesse spese e per coprirle dobbiamo inventarci attività che ci permettano di pagare quei costi che il ministero non ammette come rimborsabili.
Per poter chiudere una convenzione con un'azienda, esemplifica Mariani, c'è tanto lavoro, ci sono trattative, riunioni, questioni legali, mille rivoli, che vengono pagati dal lavoro dei consiglieri. Non c'è, infatti, alcun tipo di rimborso.
I Comites che si lamentano hanno il concetto che debba essere lo Stato a pagare tutte le attività. Ma, per il presidente del Comites di Madrid,  è un concetto di 20 anni fa.
Noi oggi abbiamo cercato di aprire una strada per dare servizi senza utilizzare i soldi pubblici, utilizzando le attività che esistono sul territorio delle aziende locali.
In Spagna siamo 200.000, più o meno, italiani, poi ci sono altri 30.000 che vanno e vengono, 200.000 italiani forse in Italia sarebbero la quarta o la quinta città. Un'azienda che accede  a un mercato potenziale come il nostro ha interesse ad avere contatti con questi potenziali clienti.
E' stata questa l'intuizione, la nostra forza qual' essa' e': siamo un gruppo, abbiamo un'identità, siamo consumatori, andiamo dalle aziende che possono offrire servizi a valore aggiunto al miglior prezzo, e noi Comites ci offriamo come intermediari per mettere in contatto la comunità con i prestatori di servizi. Chiaramente, non di tutti i servizi si tratta. Non facciamo accordi con pizzerie o con ristoranti spagnoli, ma facciamo accordi con aziende o con professionisti la cui prestazione, il servizio, sia ad alto valore aggiunto per la nostra comunità.

Abbiamo firmato un accordo con i commercialisti, per esempio. Chi arriva in un paese e non conosce le leggi, se vuole metter su un'impresa ha bisogno di un commercialista di fiducia, chiaro che se il Comites dice, vai da quel signore lì che abbiamo verificato, e che ti fa lo sconto se fai vedere che sei italiano, il cliente va più tranquillo, è chiaro poi che se la persona che va lì non è trattata come voluto, interveniamo e risolviamo il problema.

Abbiamo fatto, poi, un accordo con una clinica di Madrid per gli inTerventi alla vista,  la clinica ha un interprete;  un altro accordo con uno specialista italiano, primario in un ospedale spagnolo, conosciuto in tutto il mondo  per la sua specialità, che ha messo a disposizione la sua esperienza per i connazionali. Ed ancora, abbiamo 300 ottici spagnoli che hanno sulla loro vetrina un adesivo che dice qui ci sono sconti speciali per gli italiani. Servizi che stiamo dando senza guadagnare nulla, ma non vogliamo soldi, vogliamo che tutto quello che si può fare venga dato ai nostri connazionali. In Spagna non è difficile, molti ci chiedono di fare convenzioni con noi, ma noi vagliamo le necessità, monitorando le richieste dei nostri iscritti e poi cerchiamo chi le può coprire alle migliori condizioni.”


Sostanzialmente,  il suo è un invito ad altri Comites ad alzare il livello dell'offerta di servizi ?

“Vede, il nostro Comites ha ereditato una bellissima sede presso il Consolato di Madrid. Fu aperta 20 anni fa. Ha una bella sala riunioni, una sala per convegni. E paghiamo l'affitto al demanio statale, non l'abbiamo gratis” sottolinea Mariani.  Ma tenga conto anche che la circoscrizione consolare di Madrid va da Bilbao a nord, in Galizia, fino alle Canarie. Gli  italiani che rappresentiamo sono distribuiti in 2.500 km. E' come se noi fossimo a Roma e avessimo  i nostri elettori da Trento fino a Lampedusa, tanto per comprendere quale sia la difficoltà nel capire le necessità dei nostri connazionali. Ebbene, in tale situazione, che senso ha spendere il 30, 40, 50% del bilancio che ci danno in un anno per pagare una sede con tutti gli annessi e connessi se dei 100.000 italiani della nostra circoscrizione solamente 15.000 vivono a 15km di distanza da questa sede ?.
La nostra politica, quindi,  è spendere i nostri pochi soldi per andare noi a trovare gli italiani e non che gli italiani debbano venire a Madrid. Già sono costretti a venirci per  i documenti che non possono fare a livello locale. Quindi preferisco investire i pochi soldi che abbiamo in altri sistemi di informazione per raggiungere il massimo numero possibile di connazionali. Oltretutto, la sede la usiamo poco anche noi, perchè abbiamo tutti un lavoro, per cui non è che stiamo lì tutto il giorno a ricevere persone.
Purtroppo, però,  il discorso è questo: avere una sede impone costi fissi. Se la utilizzi al 5% delle sue possibilità spendi male i soldi che lo Stato ti da, ma se spendi quei soldi per fare altre attività lo Stato non me le ammette come rimborso. Non me le ammette all'interno del famoso articolo 03 del MAECI.  Quindi, devo affrontare quelle spese con proventi locali, è un controsenso.”


Presidente, accennava prima alla presenza delle donne emigrate in Spagna da sole....

“La Spagna fino agli anni 2010 era meta di uomini italiani, le studentesse o le altre che arrivavano da sole erano pochissime. Per lo più  venivano al seguito di uno spagnolo magari conosciuto in Inghilterra, in Germania, spesso in Svizzera, dove erano emigrate piccolissime o erano nate in Svizzera da genitori italiani e si erano sposate lì. Poi al rientro del marito in Spagna lo seguivavano. Oppure erano donne venute dal centro e sud america con i loro mariti a seguito delle crisi locali.  Erano donne che ormai avevano 40/50 anni e non venivano in Spagna per loro scelta.
Invece, dal 2010 in poi la tendenza è cambiata.  E se la proporzione prima era, fin dagli anni 60 e 70,  di circa 60% uomini e 40%, dal 2010 cambia tutto, cominciano ad arrivare dall'Italia donne laureate, sole, che hanno fatto una scelta, non avendo trovato in Italia delle valide opportunità. Tutte donne che hanno trovato il loro ruolo. E' stata  pura emancipazione.”. 


Ma la Spagna è anche una delle mete favorite dagli studenti Erasmus.. Avete il polso della situazione riguardo a coloro che hanno deciso di fermarsi ?

“Purtroppo – afferma il Presidente del Comites Mariani - non abbiamo dati statistici, perché l'Istituuto di  statistica spagnolo ha i dati solo su chi prende la residenza in qualche Comune e di solito gli studenti erasmus non prendono la residenza, quindi non sono censiti dagli istituti.  Posso però affermare,  solo sulla base delle mie sensazioni perché mi muovo spesso nel mondo dei giovani per capire le loro necessità, che la Spagna è uno dei paesi che riceve più studenti italiani Erasmus. Sino al 2010 molti di costoro rimanevano qui in Spagna, dove si respirava un vento di crescita, non c'era crisi, quando, però  è scoppiata la crisi, non essendoci più possibilità di trovare lavoro, gli studenti italiani finiti i soldi tornavano a casa o si sono trasferiti in altri pesi europei, soprattutto in Germania ed Inghilterra per cercare lavoro.
In questo momento, comunque,  gli studenti Erasmus sono in calo. Il contributo dato dalle università non copre tutti i costi, i costi stessi sono lievitati - una stanza in un appartamento condiviso con altri studenti a Madrid costa dai 350 ai 400 euro al mese, poi ci sono le spese per il vitto, per gli spostamenti, per i libri – e devi avere una famiglia che ti sostiene, ma  in Italia le famiglie hanno difficoltà a mantenere un figlio che studia all'estero.”.


Oggi il Comites di Madrid è l'unico Comites attivo in questo momento...

“Tornando alla mia precedente esperienza di consigliere Comites, vorrei far presente un comites si basa sulla capacità del Presidente di crearsi una maggioranza che lo sostenga durante il suo mandato. Se un comites, come purtroppo è successo a Barcellona,  ha due liste che si presentano alle elezioni, pareggiano e non trovano un accordo per eleggere il presidente, il Comites  non partirà mai” Poi, Mariani aggiunge “Anche se si fossero messi d'accordo nell'eleggere uno dei due capilista, non sarebbe andato avanti perché l'esperienza mi dice che se il presidente non ha una forte maggioranza nel Consiglio, il Comites diventa ingovernabile. Quando ci fu il risultato del pareggio, io pronosticai lo stallo di Barcellona, anche se  speravo sinceramente di no, per loro, perché sarebbe andato a discapito di tutti gli italiani che vivevano nel distretto di Barcellona. Un comites anche se fa poco, sempre qualcosa fa, ed è un punto di riferimento per coloro i quali hanno la necessità di un aiuto.  È chiaro che questa situazione di stallo ha impedito a quella comunità di avere un punto di riferimento e molti di loro che non trovavano risposta si sono rivolti a noi. Noi, d'altra parte, con le nostre limitazioni, non potendo uscire dalla nostra circoscrizione, lo abbiamo fatto lo stesso.  Siamo intervenuti attraverso gli organi consolari di Madrid segnalando le questioni. Siamo stati, cioè, molto attenti a non uscire dalla nostra area,  però è chiaro che se un italiano ha necessità non mi posso voltare dall'altra parte, devo trovare il sistema. E grazie alla collaborazione efficientissima della Cancelleria consolare di Madrid, i casi che ci sono arrivati li abbiamo veicolati a loro per trovare una soluzione..."


C'è una grande collaborazione con l'Ambasciata ed il  Consolato...

“A Madrid – sottolinea il Presidente del Comites - l'esperienza è molto positiva, i funzionari e l'attuale ambasciatore sono persone molto vicine alla comunità, in tempo reale, a qualsiasi sollecitazione che arriva dal Comites, su problemi reali che segnaliamo.
Mariani non nasconde  che ci possano essere inefficienze, ma, precisa: “ non legate alle persone quanto ai mezzi disponibili, che sono sempre sottodimensionati rispetto alle esigenze”. Ed aggiunge “posso dire che Madrid ha quadruplicato la popolazione italiana ma il personale del Consolato e dell'Ambasciata è stato dimezzato negli ultimi anni con la spending review. Quindi, pur ammettendo che ci sono le tecnologie, che si sta cercando di fare il meglio con meno, però il problema c'è.
Ed il Presidente esemplifica “se voglio rinnovare il passaporto e vivo in un'area dove il Console onorario non è dotato di mezzi tecnologici per raccogliere le mie impronte digitali, devo venire a Madrid, con l'effetto di costi e tempi di lavoro persi. È chiaro che se scrivo al Consolato o alla Cancelleria chiedendo informazioni sui tempi di rilascio di un documento e nessuno mi risponde perché non hanno notizie e non ci sono persone capaci di rispondere a centinaia di mail  di persone che chiedono informazioni, essendo ormai abituati con le nuove tecnologie, che se si chiedono informazioni ad una azienda, ti rispondono in tempo reale... Poi vengono al Comites e noi, quando vediamo che i tempi di risposta sono superiori al normale, interveniamo e diamo informazioni in quanto  le risposte a noi  arrivano. Poi ci sono anche casi di inefficienze o perdita di documentazione e cerchiamo di risolverli in poco tempo chiamando in causa il Consolato di turno”
“Altra cosa importante nella collaborazione  - tiene a sottolineare il Presidente del Comites Mariani - è il mutuo rispetto. Ognuno rispetta il lavoro dell'altro e rispetta anche i problemi dell'altro. Quindi nella collaborazione e nel mutuo rispetto si ottengono moltissime cose.”
D'altra parte, aggiunge, “tutte le persone dei Consolati e delle Cancellerie sono persone che lavorano e cercano di dare il meglio, ma hanno mezzi limitati - come li ha il Comites, anche se  noi -  Comites - lo facciamo gratis e  loro sono pagati,  hanno uno stipendio,  quindi devono dare un servizio. Però devo dire che la collaborazione è massima, l'attenzione è massima, la risposta è immediata sui problemi reali e sulle inefficienze che purtroppo a noi vengono segnalate e che portiamo immediatamente alla loro attenzione.”. Un dato che incide non poco sullo stato d'animo della comunità.(20/03/2017-MF.-18/03/2017-ITL/ITNET)

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