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ITALIANI ALL'ESTERO - CASO ETERNET - IN SVIZZERA VENA(PD): "COME A CASAL MONFERRATO A PAYERNE(VAUD) E NIEREURNEN (GLARONA) ITALIANI COLPITI DA AMIANTO OGGI SENZA COPERTURA ASSICURATIVA E SANITARIA"

(2014-11-24)

"Gli interessi dei padroni vengono prima della giustizia": lo afferma dalla Svizzera Santo Vena, segretario del Circolo del Partito democratico di Winterthur commentando la sentenza della Corte di Cassazione in Italia sul processo all’Eternit che manda assolto lo svizzero Stephan Schmidheiny, il quale non andrà in carcere, come aveva deciso la Corte d’appello di Torino, per “intervenuta prescrizione” nel caso di disastro ambientale, al quale sono da addebitare oltre 3000 morti fra la  popolazione di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli.

"Rabbia, ripudio e dolore - sottolinea  Santo Vena - hanno provocato la sentenza del 18.11.2014 pronunciata dalla corte di cassazione del Tribunale di Torino nella causa che vedeva alla sbarra la multinazionale del magnate dell’ Eternit, Stephan Schmidheiny. .La sentenza della corte di cassazione ha annullato la condanna a 18 anni del maggiore azionista
dell’Eternit emessa non solo sul disastro ambientale: questa volta i magistrati hanno proceduto per omicidio volontario di tremila morti di amianto causati dalla fabbrica di Eternit di Casale Monferrato. Gli effetti di tale sentenza hanno subito fatto il giro del mondo.

I familiari dei morti e gli ammalati si sono espressi in coro unanime: “bisogna rivedere tutta la normativa sulla prescrizione, perché si sono lesi i diritti più elementari della giustizia”. E' infatti per le norme sulla prescrizione dei reati in vigore in Italia, che le vittime sono state uccise due volte: la prima dall'amianto killer, la seconda dalla lentezza della giustizia.

Nel nostro Paese- dice Santo Vena-  vige la giustizia lumaca, che è all’origine della legge sulla prescrizione, regolata dalla cosiddetta norma Cirielli, altrimenti conosciuta come "legge salva Previti". E’ questa una delle tante, troppe leggi ad personam prodotte dai governi Berlusconi. Quella in questione è del 2005 e doveva servire per proteggere l'ex ministro della giustizia, il guardasigilli CesarePreviti. Venne poi modificata e parzialmente cambiata, ma i suoi effetti si sono fatti sentire con la sentenza emessa in questi giorni dalla cassazione nel processo all'Eternit.

  Il presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, ha celermente espresso il suo disappunto dichiarando che per gli effetti nefasti e l’ingiustizia, che questa legge determina, essa deve essere cambiata profondamente assieme all’ordinamento. Lo hanno detto anche i magistrati e tutte le forze politiche, che si distanziano dalla "ex Cirielli". Tuttavia, è verosimile immaginare che bisognerà aspettare la riforma della giustizia per vedere cambiati i termini della prescrizione. Nessuno sembra essere colpevole, quindi non ci sono le condizioni per procedere contro i colpevoli di tante vittime del lavoro.

La sentenza del processo Eternit nega la giustizia per la strage di vite umane, che continua ancora a produrre l’amianto a distanza di anni dalla chiusura della fabbrica.

La motivazione usata dalla corte di cassazione, in merito alla sentenza, riferisce che: "l’oggetto del giudizio era esclusivamente di stabilire l'esistenza o meno del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermativa”. La stessa corte ha dovuto, però, prendere atto dell'avvenuta prescrizione del reato. Per fortuna la prescrizione etica non è legge di stato e per questo, ora più che mai, spetterà a ciascuno di noi dare voce ai singoli, che chiedono giustizia per coloro che sono stati o saranno uccisi dall’amianto.

L’amministrazione di Casale Monferrato ha proclamato il lutto cittadino per richiamare il pericolo a cui sono sottoposti ogni giorno i suoi cittadini. In questa difficile battaglia per la salvaguardia e la tutela dei diritti sul lavoro e della salute non dobbiamo lasciare solo chi viene derubato della dignità e del civismo."

E Vena aggiunge " Ricordiamo che quanto è successo a Casal Monferrato è stato vissuto anche da molti lavoratori italiani in Svizzera, tra l’altro a Payerne e a Niederurnen nei cantoni di Vaud e di Glarus, sede principale della multinazionale di Stephan Schmidheiny, che con i suoi compari se la stanno ridendo per aver evitato sia il carcere, sia il pagamento di 90 milioni destinati ad un fondo di solidarietà per le famiglia delle vittime dell’amianto.

Nell’immaginario collettivo era passato il messaggio che, al crepuscolo dell’era industriale e dei grandi capitani di ventura, con l’avvento della globalizzazione si sarebbe affermata l’estensione dei diritti. Invece ci rendiamo conto che assieme a Casal Monferrato, Payerne e Niereurnen, oltre al triangolo della terra dei fuochi, c’è anche quello dei veleni e della morte provocati da sversamenti illeciti di rifiuti urbani, fanghi industriali, metalli pesanti e residui di fumi petrolchimici come a Taranto.

Perciò è apprezzabile l’intervento del consigliere federale Alain Berset, interessato ad offrire prestazioni a vittime e ai parenti di vittime dell’amianto, alla costituzione di un fondo sulla questione dell’amianto, che in passato hanno lavorato in uno degli stabilimenti Eternit di Niederurnen (Glarona) e di Payerne (Vaud) e che vengono a trovarsi in una situazione di particolare indigenza. Quanti italiani della prima generazione sono rientrati al paese d’origine ammalati di amianto e senza coperture assicurative e sanitarie?

Questo è anche uno dei tanti motivi che mi portano ad impegnarmi nel futuro Comites di Zurigo, la cui circoscrizione si estende anche nel cantone di Glarona, perché in quelle fabbriche c’erano tante famiglie italiane che sono state colpite dagli effetti dell’amianto e che oggi non riescono a ricevere riconoscimenti sanitari e giuridici né dall’Italia né dalla Svizzera." conclude Santo Vena, segretario del Circolo del Partito democratico di Winterthur.(24/11/2014-ITL/ITNET)

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