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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - PROGETTO EUROPEO INCA "ACCESSOR"- S.CAMUSSO(SEGR.GEN.CGIL): "EUROPA CAMBI PASSO SU FORZATURA VINCOLI ECONOMICI E ARRETRAMENTO PROCESSI INTEGRAZIONE EUROPEA..LE SFIDE SINDACATO"

(2013-11-08)

    "Non c'? dubbio che i nostri patronati sono un'esperienza che non ha omologhi nel resto d'Europa" ad affermarlo a Londra il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, concludendo il convegno promosso dal patronato INCA del Regno Unito  sui risultati del progetto europeo Accessor, realizzato dal patronato INCA, capofila l'INCA del Regno Unito, e dai sindacati di otto Paesi europei, sul lavoro atipico tra tutela individuale e rappresentanza collettiva. Quali strategie per le organizzazioni sindacali in Europa " (vedi:http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=17119).

La numero uno della CGIL ? partita dall'esperienza dell'emigrazione storica italiana nel mondo per stigmatizzare il ruolo avuto dal patronato della CGIL, l'INCA,  ed arrivare all'attualit? dell'emigrazione italiana nel mondo con tutti gli interrogativi che essa pone alle organizzazioni sindacali circa la tutela delle giovani generazioni italiane migranti in Europa.

  "Ogni tanto mi interrogo" ha detto la sindacalista "se sia possibile continuare in quest'epoca a ragionare in una logica nazionale per i migranti che escono dall'Italia per andare in altri Paesi o siano da considerarsi persone che si muovono nel contesto Europeo?"  Considerazioni sempre pi? attuali alla luce dei "dati del nostro Paese sulla ripresa del fenomeno migratorio dall'Italia, le cui dimensioni da qualche anno sono sempre pi? cospicue...e per il fatto che non si tratta pi? solo di una migrazione intellettuale, ma sempre pi? di un fenomeno i cui segnali sono gli stessi del passato, quando in Italia si svuotarono interi paesi i cui abitanti andavano in giro per il mondo a cercare lavoro.

Eppure, ha affermato il Segretario generale della CGIL, "ci riesce difficile immaginare che i nostri ragazzi e ragazze che stanno partendo con valigie che non sono pi? quelle di cartone legate con lo spago, e non viaggiano pi? in nave ma vanno in aereo, possano essere considerati oggi come consideravamo i migranti di ieri.  Ebbene, questo credo sia il primo problema che interroga le organizzazioni sindacali e dice della necessit? che in Europa si cambi passo, e nel cambiare passo ci si domandi se questi sono stati anni di una dualit? totale, e per un verso anche di grande forzatura sui vincoli economici, fino a forme puramente antidemocratiche e di intervento autoritario nelle economie dei paesi".

"Noi continuiamo a pensare a quello che ? successo in Grecia,  ma altre forme di pressione sono state usate su di noi, sulla Spagna, su altri Paesi,  come la forzatura della logica dei parametri economici dei vari fiscal compact, cui fa riscontro contemporaneamente l'arretramento dei processi di integrazione europea." Tant'? - ha aggiunto Susanna Camusso - che  "La cittadinanza europea ? diventata sempre pi? una parola che giustifica politiche fiscali unitarie, e non politiche di integrazione sociale".

"Di certo - ha ammesso - era pi? facile farlo in un'Europa piccola, ma - ha sottolineato - l'Europa si ? ingrandita e le contraddizioni sono aumentate perch? le storie  sono molto diverse. Ma se dovessi dirla in termini un po' brutali, l'Europa ? passata dall'idea di definire un processo di accrescimento dei diritti sociali delle persone a un'idea che guarda all'individuazione di una base minima del diritto e non si preoccupa di una progressione positiva. Questo ? oggi lo statu quo dell'Europa: la crisi da un lato  e l'arretramento dell'integrazione nella stagione in cui i mercati del lavoro  -  plurimi in ogni Paese - si vanno disgregando, con la progressiva separazione tra protezione sociale, forme di cittadinanza e tutele individuali e tutele collettive".

  "In Italia, ha proseguito Susanna Camusso, direi che siamo passati da una stagione in cui si ? inventato e costruito il diritto del lavoro -  perch?  si presupponeva che la debolezza del lavoratore rispetto al datore di lavoro richiedesse un diritto apposito, e quindi  forme di tutela, anche giuridiche, ovvero  il riconoscimento di una capacit? giuridica basata su tale diritto, mentre oggi per un lavoratore fare una causa ? spesso un costo insopportabile rispetto alle proprie condizioni economiche. Oltre al fatto che tutti gli interventi hanno teso a smantellare il diritto del lavoro per ricondurlo invece ad un'idea equivalente alle altre azioni"
In buona sostanza, per la leader della CGIL,  l'Europa ? passata dall'idea che bisognava costruire un sistema integrato di diritti che fossero universali all'idea del "pi? o meno tenetevi insieme"  senza strumenti di pressione e di accelerazione positiva nei confronti di quanti hanno poi subito anche  la crisi". Quest'ultima, d'altra parte, secondo Susanna Camusso, appare pi? che altro "un alibi per scardinare le regole. I dati dell'indagine dimostrano, infatti, che non c'? correlazione tra momento della precariet? e crisi economica dei paesi.  Tant'? che "anche nei paesi che non hanno subito gli effetti della crisi economica c'?  un aumomento verticale della precariet? ."

Dunque, "se ci sono  soggetti europei che si sono coordinati pi? di quello che noi abbiamo immaginato"  c'? stata anche " una non capacit? delle organizzazioni sindacali di confrontarsi con questo tema. Abbiamo perso troppo tempo, nell'idea che ogni paese poteva proteggere da solo il proprio mercato del lavoro, mentre invece intervengono forme di scardinamento che riguardano tutti.  Se i nomi sono diversi, i filoni sono pi? o meno analoghi, al di l? delle percentuali diverse di partenza, i fenomeni sono omogenei, anche se in questi casi i numeri assoluti dicono poco se non si ragiona."

Per la leader della CGIL " I trend del lavoro atipico ci dicono due cose diverse: da un lato ci dicono che ci sono parti del lavoro che sono pi? deboli e meno tutelate;  ci sono attivit? che sono di per s? meno tutelate, ma ci dicono anche che stanno nascendo nuovi soggetti deboli, o che soggetti che pensavamo essere usciti dalla debolezza non sono effettivamente usciti da tale condizione. Penso, ad esempio, alle donne, alle previsioni del Trattato di Lisbona ed ai dati di oggi .... Ma dentro a tutto ci?  ? indubbio che il tema dei cittadini extraeuropei come cittadini europei in movimento in Europa diventano la nuova grande frontiera dell'ingiustizia nel mondo. L'Europa ? caratterizzata da questa condizione.

Il dibattito che abbiamo fatto oggi e i contributi che ci hanno dato i sindacati degli altri paesi europei, dicono che in realt? noi stiamo di nuovo discutendo sulla relazione tra ci? che ? oggetto  della contrattazione collettiva e ci? che ? oggetto della tutela individuale e del fatto che non ci pu? essere una frattura tra ci? che viene regolato dalla contrattazione collettiva e ci? che viene invece regolato dalla tutela individuale. Perch? non si possono ignorare le tutele individuali concentrandosi solo nella contrattazione collettiva, cos? si perde capacit? di rappresentanza e di tutela dei soggetti deboli, e si mette in discussione anche la tutela dei soggetti forti.

Per il sindacato italiano e per la CGIL, in particolare,  ? un dibattito che si ripropone e si riproporr? nuovamente ed anche a breve" ha detto Camusso, che ha fatto presente come " L''equilibrio precedente era fondato sul fatto che un riconoscimento universale delle tutele individuali si affiancava alla contrattazione collettiva determinando  processi di uguaglianza tra i lavoratori. Ma con l'indebolimento della contrattazione viene meno l'idea universale di tutela, e rende sbagliata l'idea che ci siano due modalit? diverse nell'affrontare il tema.  Ormai ci troviamo di fronte a soggetti che sono un po' pi? deboli, ed in pi? siamo di fronte all'idea che le tutele individuali debbano essere portabili, per potersi incontrare con altre tutele similari. Il come ricomporre,da parte del sindacato, questi due temi ? un dibattito italiano ma  anche un dibattito europeo"  perch?  non c'? una politica vera di contrasto alle forme di precariet? "se ognuno dei nostri paesi pensa di giocarsela solo in casa sua."

In Italia nel 2003 dicevamo nelle piazze che la legge italiana aveva scardinato il sistema ma per fortuna c'era l'Europa la quale era dell''idea che il lavoro a tempo indetermianto ? una forma di lavoro normale. Allora io credo che ora dobbiamo riproporre il tema dell'integrazione normativa come logica generale rispetto all'Europa. Il prevalere dei Consigli europei rispetto alla funzione del Parlamento, il prevalere dell'idea di coordinamento  dei governi invece del governo europeo sono tutti determinanti per l'arretramento non per l'avanzamento. Si fanno politiche sociali per parlare della riduzione della funzione dei governi ed una maggiore funzione della comunit? europea nella sua espressione parlamentare e politica.

Lo stesso vale per i soggetti sociali, bisogna che sulla questione della modalit? con cui si procede all'integrazione la voce del sindacato si alzi di pi?, e bisogna anche interrogarsi se non sia oggetto di mobilitazione dei sindacati la coerenza tra ci? che si fa a livello europeo e ci? che si fa nei vari paesi. ...Bisogna ricomincare a pensare che cosa deve essere il dialogo sociale in 'Europa e che questo debba essere un tema della campagna elettorale.

Per il sindacato poi tutto questo si traduce  in tre ordini di suggerimenti, e che oggi siamo intervenuti su come interrogarci su come produrre un futuro comune ed una iniziativa sulla continuazione delle attivit? dei progetti.
Il primo ? l'informazione, ? stato citato da tutti in varie modalit?, il secondo ha due aspetti, uno e' l'informazione tra sindacati, noi non abbiamo dentro il sindacato europeo un sistema di comunicazione sulla presenza dei lavoratori nei vari paesi, come si muovono, neanche quando si muovono collettivamente, ? chiaro che non ? possibile segnalare il singolo che prende la valigia e parte, ma quando le trasmigrazioni sono determinate d distacchi o da forme, forse il sindacato deve proporsi lui come tema  rispetto al quale verso quei lavoratori d? una informazione in uscita e una informazione di ingresso, all'uscita dal paese quando vanno verso quel luogo e quando arrivano, che ? fatta di quali sono i sindacati e quali sono le regole che si incontrano negli altri paesi, adesso penso anche a delle cose minimali, ma che ci abbiano tutti in mano un cartoncino con gli indirizzi dei sindacati e del patronato che trovano in quell'altro paese, pu? sembrare una idea banale, ma in fondo ? l'avere gi? detto guarda che c'? un luogo dove puoi rivolgerti.

La seconda cosa penso al nostro paese non credo sia diverso dagli altri, allora c'? un tema di informazione su che cosa trovi negli altri paesi verso i quali puoi dividerti che incrocia la fase finale dell'informazione, che incrocia l'universit? che incrocia la formazione professionale, cio? dargliela prima che i loro progetti siano in qualche modo conclusi e che le valigie siano pronte. E da questo punto di vista credo che si possa avere una rete di sindacati europei che siano disponibili poi a proseguire questo processo di informazione e credo che sia diventato assolutamente fondamentale.

Forme di coordinamento di questo tipo e forme di informazione di questo tipo portano con s? poi delle altre capacit? di coordinamento, come l'avere la capacit? di costruire una banca comune di informazioni, la possibilit? di portare con s? la totalizzazione dei sistemi previdenziali. Questa non pu? essere una questione che non si traduce in una piattaforma, in una capacit? di rivendicazione, nel chiedere che ci sia un compact della previdenza. Visto che abbiamo un compact su tutto, se ne faccia uno che abbia una relazione coni lavoratori.

La seconda sfida ? la contrattazione, noi abbiamo oggi modelli di contrattazione totalmente diversi, che si allontanano ulteriormente l'uno dall'altro. Noi italiani abbiamo un modello di contrattazione fondato su un contratto nazionale e contrattazione di secondo livello. Ci sono paesi fondati su contratti nazionali o solo su contrattazione di secondo livello. La tentazione e  la crescita di interventi legislativi su materia contrattuale ? un tema che vediamo ovunque anche nel nostro paese che questa tradizione non l'aveva. A questo fa per? riscontro il fatto che progressivamente, in Italia come negli altri paesi europei, i lavoratori che sono effettivamente rappresentati dalla contrattazione diminuiscono. Sia essa nazionale o di secondo livello. Un sindacato che non ha il potere di contrattazione -  almeno nella storia italiana -  non c'?, perch? il suo potere non si manifesta nell'informazione ma si manifesta nel fatto che sa dire ad ogni lavoratore quelle regole che determinano il suo rapporto di lavoro e sono l'oggetto della contrattazione e che possono migliorare nel tempo e possono difenderlo di fronte alle difficolt?.

Il tema di quale contrattazione si parla rimane l'oggetto della riforma attuale del sindacato europeo che deve sviluppare in varie occasioni trovando pi? soluzioni di tipo organizzativo delle strutture che non scelte sulla qualit? della contrattazione.  S tratta di un tema che bisogna proporsi anche per darsi una risposta e  noi come CGIL ne stiamo discutendo... la forza del sindacato ? l'organizzazione di tanti lavoratori senza diritti, la nostra sconfitta rischia di diventare  la difesa della parte pi? piccola del lavoro mentre cresce la parte che non rappresentiamo pi?. Ma oggi i numeri ci dicono che ? ancora  prevalente il lavoro in Europa a tempo indeterminato e se guardiamo i trend attuali  dobbiamo ragionare nella logica delle organizzazioni sindacali, ovvero per chi contrattare e con chi.  Si contratta con le associazioni dell'impresa? Si punta ad un livello legislativo? Si contrattano alcune norme universali che riguardano l'Europa e che non riguardano solo i singoli paesi ? Le sfide son queste, perch? altrimenti la secessione avviene meccanicamente, nel senso che sempre pi? lavoratori non vedranno nelle organizzazioni sindacali quelli che determinano le regole del loro rapporto di lavoro. Se non determinano le regole del rapporto di lavoro e non determinano le regole del loro sistema sociale diventiamo un ente inutile. Magari interessante ma inutile.

Queste sono le altre grandi sfide che ha davanti a s? il sindacato nei singoli paesi ed in Europa. Bisogna  ricostruire la certezza del rapporto di lavoro a tempo indeterminato ma dobbiamo diventare soggetti contrattuali anche per coloro che a tempo indeterminato non sono, sapendo per? che bisogna andare a cercarli, e non aspettare che arrivino loro. Oggi il dato forte ? che tutti i paesi misurano con il fenomeno dei lavori atipici, chiamiamoli pure in vario modo, ma il fenomeno ? cresciuto molto di pi? di quanto si immaginasse. E diventa per intere generazioni l'unico obiettivo. Lo diventa per i lavoratori nuovi migranti, lo diventa per i soggetti pi? deboli....ha concluso la Segretaria Generale della CGIL, chiudendo i lavori del progetto Accessor del Patronato INCA CGIL.(08/11/2013-ITL/iTNET)

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