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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - STATI UNITI - DUE ARTISTI ITALIANI A NEW YORK: EZIO GRIBAUDO E LUCIO FONTANA ALL'ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA

(2013-06-05)

  Si apre oggi all'Istituto Italiano di cultura la mostra di Ezio Gribaudo e  Lucio Fontana (fino al 5 luglio) all'Istituto Italiano di Cultura di New York

L'iniziativa presenta le "Cronache di un viaggio americano".  Due documenti sorprendenti che ripercorrono il sodalizio artistico e professionale tra Ezio Gribaudo e Lucio Fontana. Sullo sfondo, la citt? di New York ? l'ispirazione per nuovi concetti di spazio ...

Nel 1961 Lucio Fontana era affascinato dall'atmosfera di New York. Ricorda "Ero l? per una mostra che ha contribuito a rendermi famoso in tutto il mondo. New York era una sorta di citt? irreale, un luogo tremendo e misterioso, dove un artista pu? evolversi proiettando la sua fantasia e il suo stile.

Ezio Gribaudo in questa mostra, invece, presenta la sua serie "Diario di New York", insieme a un gruppo di pastelli, ognuno dei quali datato al 1961. A confronto uno dei dipinti di Lucio Fontana, Concetto spaziale, New York, 1961. Infine viene proiettato il film Viaggio a New York, un commento artistico di un loro viaggio americano.

Pi? che una preziosa testimonianza dell'esperienza artistica di Lucio Fontana, questo film rivendica il tentativo di trasporre alcuni dei temi pi? importanti delle avanguardie. Simile a molti degli esperimenti cinematografici che sono stati realizzati nel corso di tale periodo, rappresentano un flusso di coscienza figurativa.

Opere di Lucio Fontana sono presenti in tutto il mondo. L'artista ? nato in Argentina  Rosario di Santa F?, il 19 febbraio 1899 da padre italiano, scultore arrivato in Argentina da dieci anni e da Lucia Bottino, di origine italiana, attrice di teatro.  A sei anni, con il padre, va a  Milano per frequentare le scuole. Gi? nel 1910 inizia il suo apprendistato artistico nella bottega paterna. Si iscrive poi a una scuola per Maestri Edili che lascia per arruolarsi come volontario nella prima guerra mondiale.
Nel 1921 torna in Argentina, a Rosario di Santa F? e inizia la sua attivit? di scultore nella bottega di scultura del padre. Apre poi un proprio studio a Rosario. Tra il 1925 e il 1927 vince alcuni concorsi e realizza, tra gli altri, il monumento a Juana Blanco. Torna a Milano nel 1928 per iscriversi, come allievo di Adolfo Wildt, al 1? corso dell'Accademia di Brera: a fine anno ? promosso al 4? corso. Partecipa intanto a esposizioni e concorsi in Italia, in Spagna e in Argentina. Nel 1930 conosce Teresita Rasini che diventer? sua moglie. Spaziando tra figurativo e astratto, la sua scultura, sia in terracotta sia in gesso, con o senza colore, diventa pi? libera e personale. In quegli anni, importantissimi per la sua ricerca artistica, sempre pi? riconosciuta dai maggiori critici, da Argan a Belli, Persico, Morosini, partecipa alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma...
La sua vita artistica prosegue in un percorso sempre a cavallo fra Argentina ed Italia. E cos? dopo aver fondato 'Accademia di Altamira che diventa un importante centro di promozione culturale, dove in contatto con giovani artisti e intellettuali, elabora le teorie di ricerca artistica che portano alla pubblicazione del Manifiesto Blanco. Rientrato a Milano nell'aprile del 1947, Fontana fonda il "Movimento spaziale" e, con altri artisti e intellettuali,e pubblica il Primo Manifesto dello Spazialismo. Riprende l'attivit? di ceramista ad Albisola e la collaborazione con gli architetti. L'anno seguente vede l'uscita del Secondo Manifesto dello Spazialismo. Nel 1949 espone alla Galleria del Naviglio l'Ambiente spaziale a luce nera suscitando al tempo stesso grande entusiasmo e scalpore. Nello stesso anno nasce la sua invenzione pi? originale quando, forse spinto dalla sua origine di scultore, alla ricerca di una terza dimensione realizza i primi quadri forando le tele.
Nel 1957, in una serie di opere in carta telata, oltre ai buchi e ai graffiti appaiono, appena accennati, i tagli ai quali arriver? compiutamente l'anno successivo: dalle tele a pi? tagli colorate a velature a quelle monocrome intitolate Concetto spaziale, Attesa.
Mostre e partecipazioni a manifestazioni internazionali si susseguono a ritmo sempre pi? intenso: i musei, le gallerie e i collezionisti pi? sensibili acquistano le sue opere.

Negli anni '60, di ritorno da New York, Fontana, ispirato dalle luci della citt?, realizza una serie di opere su lastre di metallo. Si dedica poi a una serie di dipinti ovali, a olio, tutti dello stesso formato, monocromi e costellati di buchi, di squarci, a volte cosparsi di lustrini, che chiama Fine di Dio. Lo stesso tema si ritrova, nel 1967, in una serie di ellissi in legno laccato a colori squillanti, pezzi unici realizzati su suo disegno. Tra il 1964 e il 1966 inventa i Teatrini: cornici in legno sagomato e laccato che racchiudono tele monocrome forate. Non abbandona per? i "tagli", cui rimane fedele sino all'ultimo, e nel 1966, per la sua sala bianca, con tele bianche segnate da un solo taglio verticale
Lasciata Milano e trasferitosi a Comabbio, paese d'origine della sua famiglia di cui aveva restaurato la vecchia casa colonica, muore il 7 settembre 1968.
La presenza di opere di Fontana nelle collezioni permanenti di pi? di cento musei di tutto il mondo sono un'ulteriore conferma dell'importanza della sua arte.

Ezio Gribaudo, pittore e scultore ma anche  grafico, ? stato vicino alle esperienze di  Burri e Fontana, esaltando l'importanza della materia; per le sue tavole (rilievi, rilievi e serigrafie, bassorilievi) e per le sue sculture, realizzate in polistirolo (Logogrifi), ha usato prevalentemente il bianco su bianco.
Numerosi i prem? (Quadriennale di Roma, 1965; Biennale di Venezia, 1966; Biennale di San Paolo del Brasile, 1967). Nel corso degli anni Novanta ha partecipato a diverse esposizioni collettive e a importanti personali, tra le quali si segnalano quelle di Parigi (in cui ha esposto la serie degli Alberi, 1993), New York (1995), Buenos Aires (1998), Torino (Galleria 44, 2006), New York (Briggs Robinson Gallery, 2006).

Al contempo, l'Istituto offre una selezione di fotografie della collezione di Stefano e Silvia Lucchini

"New York - afferma Stefano Lucchini - ? una citt? si deve vedere non solo con gli occhi, ma anche con il cuore [...] E lo vediamo in movimento incessante, dinamica nella sua identit? eterna come una grande metropoli, perfetta nei suoi edifici, rivelando la sua luminosit? in bianco e nero, la pi? emozionante, punto di incontro di persone diverse, realt? e sentimenti.

E New York resta la citt? che  ha impressionato il cuore di tutti. Evanescente e intrigante, le braccia aperte ai pensieri di speranza, la destinazione finale di milioni di fuggitivi. Essa e solo essa ? la nuova Babylon scintillante ed effervescente.
Nella speranza di un futuro migliore ".(05/06/2013-ITL/ITNET)

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