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ITALIANI ALL'ESTERO - I RISULTATI DELLA RICERCA DELL'INAS CISL SULLA STORIA E LA REALTA' DELL'EMIGRAZIONE ITALIANA IN GERMANIA

(2007-12-19)


  In occasione dei 27 anni di presenza Inas a Wolfsburg (Germania), ? stata presentata nella cittadina tedesca meta nel dopoguerra di molti emigranti italiani (oggi sono circa 6500 i nostri connazionali residenti, e nella sola fabbrica della Volkswagen ne lavorano pi? di 1700) i risultati di una ricerca condotta dalla Fondazione Cesar-Unipolis, curata da Antonio Lombardo e promossa dall?Inas Cisl, dedicata appunto alla storia e alla realt? attuale dell?emigrazione italiana in terra tedesca. I risultati sono stati illustrati dal responsabile del Coordinamento sedi estere dell?Inas Gianluca Lodetti.

  "Le forze sindacali hanno sempre risposto alle nuove esigenze e ai bisogni espressi dai lavoratori migranti, e l?esperienza dell?Inas in Germania ? emblematica. Gli accordi stipulati a suo tempo tra la Cisl e la centrale sindacale tedesca DGB permisero di costituire l?Inas Cisl DGB, con lo scopo di informare, assistere e tutelare i pensionati e i lavoratori italiani residenti in Germania sui temi previdenziali, assistenziali e sanitari. Sono tanti i lavoratori che in questi anni hanno potuto usufruire gratuitamente dei servizi dell?Inas, che si ? guadagnato cos? l?apprezzamento della comunit?. In questo modo si ? instaurato anche uno scambio proficuo tra due sindacati nazionali che ha reso entrambi pi? ricchi e pi? ?europei?: gli stimoli che ne sono nati in tema di tutela della persona migrante, sono parte integrante anche dell?azione del sindacato tedesco. " ha affermato Lodetti.

"Il contesto attuale non ? pi? quello da cui si ? generata l?emigrazione storica, ma quello dell?Europa unita e dell?economia globalizzata, e la ricerca commissionata dal patronato della Cisl alla Fondazione Cesar risponde alla necessit? di indagare i cambiamenti che hanno caratterizzato la nostra emigrazione in questo Paese, per adeguare sempre pi? i suoi servizi ai bisogni dell?oggi."

  All?incontro hanno preso parte in rappresentanza della DGB il presidente regionale Achim Barchmann, il segretario provinciale della IG Metall (il sindacato dei lavoratori metalmeccanici) Frank Patta e Giovanni Pollice, direttore del dipartimento politiche migratorie dell?IGBCE (il sindacato del settore chimico); per l?Inas Cisl sono intervenuti il Vice presidente Sante Marzotto, il Responsabile del Coordinamento sedi estere Gianluca Lodetti e il Coordinatore per la Germania Natale Perugini. ? stata l?occasione per salutare il responsabile dell?Inas di Wolfsburg Angelo De Mitri, prossimo al pensionamento, ed esprimergli riconoscenza per l?attivit? che ha svolto nell?ambito dell?Inas e della IG-Metall, cui ha aderito sin da quando emigr? in Germania; nonch? per presentare la nuova responsabile, Ines Cinefra.

  Ed ecco alcuni dati raccolti nella ricerca, che sono stati illustrati da  Gianluca Lodetti.
"Oltre alla zona di Wolfsburg, forti aree di insediamento degli italiani sono Monaco (sede della Mercedes), Stoccarda (per gli stabilimenti BMW), Francoforte e Colonia. Se un tempo vi era una certa sicurezza nell?avventura migratoria perch? si andava verso un lavoro sicuro, bench? spesso in condizioni molto dure, oggi per chi parte dall?Italia in cerca di sbocchi occupazionali non vi ? alcuna certezza: tanto che, del 28% di immigrati italiani che lasciano la Germania secondo la pi? recente statistica federale, solo una parte hanno raggiunto l?et? della pensione, mentre altri se ne vanno ancora giovani perch? non sono riusciti a trovare lavoro.

  La mobilit? avviene oggi anche con modalit? stagionali, o all?interno delle reti esistenti. Comunque, la Germania continua ad essere ?seconda patria? della pi? nutrita comunit? italiana all?estero, venuta in prevalenza dalle regioni del Mezzogiorno e, in ben il 70% dei casi, qui residente da oltre 10 anni. Il 30%, invece, ? nato in territorio federale.
Nonostante ci?, e nonostante l?evoluzione normativa sia in Germania che a livello UE, i parametri dell?inserimento degli italiani nella societ? tedesca ? dal successo scolastico dei giovani, al tasso di occupazione, alla partecipazione politica - non sono dei migliori: in Baviera, ad esempio, l?8% dei figli di italiani frequenta le scuole differenziali contro il 3,2% dei tedeschi, solo il 4,7% arriva al ginnasio contro il 18,5% dei coetanei autoctoni, appena l?1,7% si laurea.

  Sul mercato del lavoro, poi, meno della met? (47%) arriva con un titolo di formazione professionale (come il 64% dei tedeschi); e con la recente riforma dei sussidi di disoccupazione, le loro prospettive si fanno ancora pi? incerte. A partire dagli anni 70, dopo una prima ondata migratoria approdata soprattutto nell?industria, il lavoro italiano in Germania si ? ?terziarizzato?, con una presenza sempre pi? importante nei servizi e nella piccola impresa (ristorazione e commercio al dettaglio), cui si ? andata aggiungendo dal decennio successivo quella di studenti e ricercatori. Oggi la collettivit? italiana in Germania ? nel mondo quella con la pi? alta percentuale di lavoratori dipendenti (oltre il 75%) e paga il prezzo pi? alto, insieme a quella turca, della recessione economica, con un tasso di disoccupazione del 22%, il doppio rispetto alla media federale; in pi?, nel campione considerato nella ricerca, quasi il 72% ha un lavoro a tempo determinato.
Malgrado ci?, il grado di soddisfazione per il lavoro che si svolge ? buono per un quarto degli intervistati e sufficiente per la met?, anche se quasi altrettanti non fanno ci? che avrebbero desiderato. 

Tra coloro che la Fondazione Cesar ha intervistato, la met? definisce mediocre o insoddisfacente la propria situazione socio-economica, anche se pi? del 70% ritiene che nel tempo la situazione degli emigrati sia migliorata. Il rischio disoccupazione e le difficolt? linguistiche (solo il 15% si sente padrone della lingua tedesca parlata, oltre il 40% dichiara di non conoscerla bene) sono al primo posto tra i fattori negativi, assai pi? delle differenze culturali, del senso della perdita di identit? o della malinconia del distacco dalla madrepatria.

L?associazionismo di emigrazione non appare particolarmente florido, la percentuale di coloro che dichiarano di parteciparvi attivamente resta al di sotto del 32%.

  Il dato relativo a coloro che si sono rivolti ai servizi sociali ? piuttosto significativo (17,85%), sintomo di un disagio relativamente diffuso; tuttavia, le politiche sociali della Germania non trovano un giudizio positivo tra gli italiani, quasi il 55% dei quali le definisce mediocri o deludenti; parallelamente, quasi il 46% auspica pi? interesse e sostegno da parte delle istituzioni italiane, anche in forma di orientamento sui passi e le procedure connessi all?inserimento sociale e lavorativo. Un atteggiamento, peraltro, che rappresenta una sfida in positivo per soggetti gi? presenti e attivi in loco, come il patronato. 

  Problemi aperti quindi, ma anche potenzialit? da incentivare, sia in campo formativo e occupazionale, che riguardo all?offerta culturale, al sostegno alle reti associative, a un monitoraggio pi? continuo della comunit? e delle sue dinamiche. Un quadro che deve sollecitare a maggiori investimenti, conclude la ricerca, non solo in termini quantitativi, ma anche e soprattutto qualitativi.  Un investimento che l?Inas, da parte sua, ha fatto fin da quando ? arrivato in Germania, perch? come ha ricordato in conclusione Sante Marzotto, la sua vicenda qui ha rispecchiato fin dall?inizio quella della comunit?. Non a caso, i suoi responsabili locali sono persone che a loro volta hanno vissuto sulla propria pelle l?esperienza dell?emigrato, ne conoscono la realt? ?dall?interno? e traggono da questo la motivazione ad avvicinarsi nel modo giusto ai problemi dei connazionali."(19/12/2007-ITL/ITNET)


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